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giovedì 22 maggio 2014

Euro e riforme


E' tempo di schierarsi sull'euro.
In queste elezioni europee - e nei referendum e nelle elezioni che verranno dopo di queste - voterò in favore del mantenimento di questa valuta internazionale forte.
Mi permetto di credere - e del resto mi sono arrivate conferme inaspettate - che questa sia l'opinione della maggioranza della popolazione della nostra impoverita, disperata Repubblica.
Una valuta forte, con un valore internazionalmente riconosciuto, è un indubbio vantaggio per tutti, ma in particolare per coloro che guadagnano poco o hanno pensioni modeste.
Non ripeterò qui le considerazioni di buon senso che si possono leggere in rete, sull'opportunità di continuare a usare l'euro. Né quelle, altrettanto importanti, che spiegano quanto sia difficile e costoso decidere di non usarlo più.
Questo non significa che ci si debba rassegnare a lasciar andare le cose come vanno.
Cambiare è necessario.
Sto maturando la convinzione sempre più netta che occorrano altri strumenti monetari e finanziari, oltre all'euro, per rafforzare le nostre comunità, le nostre economie, le nostre democrazie locali.
Anche in questo non mi sento solo.
Ci sono leader locali - famosi come Michele Emiliano, ma anche tanti altri, magari molto giovani e molto sognatori - che stanno maturando la stessa convinzione: un territorio può e forse deve usare una valuta internazionale forte, ma può e forse deve anche usare delle unità di scambio locali, per rafforzare la propria coesione e per creare maggiori opportunità per tutti, in un quadro di maggiore equità.
In una società più libera e più giusta, accanto all'euro, possono e forse dovrebbero circolare valute e crediti locali.
Per affrontare questo profondo cambiamento, ovviamente, occorre una nuova generazione di leader locali e nazionali, che vincano le elezioni e possano governare, senza pregiudizi, senza paura di osare cambiamenti profondi, per un tempo misurato in anni, non in mesi.
Non era, del resto - sia detto con affetto, senza polemica - esattamente quello che ci aspettavamo da Matteo Renzi?

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