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mercoledì 13 giugno 2012

Doppio turno e doppia promessa

Il Tirreno oggi ospita gentilmente un mio intervento, che ho inviato da Dublino, con il quale continuo a sostenere la necessità della riforma elettorale toscana. C'è un richiamo in prima e poi a pagina 17 il pezzo. Forse a Roma c'è una convergenza sul doppio turno, ma intanto in Toscana il governatore Rossi e i leader del Consiglio regionale toscano devono mantenere la doppia promessa.






* Il testo integrale del mio intervento (archiviato qui il 30/6/2012, nda). *


Doppio turno e doppia promessa

di Mauro Vaiani

C'è una doppia promessa toscana, da mantenere. Il governatore Rossi, con il conforto bipartisan dei maggiori leader del parlamento toscano, si è impegnato a fare la riforma elettorale in Toscana e a farla persino prima di quella nazionale.
Non dovrebbe essere difficile eliminare le odiate liste bloccate attualmente in vigore per l'elezione del nostro consiglio regionale, prima che Roma riesca a eliminare il Porcellum. La politica nazionale è, anche da questo punto di vista, molto più arretrata della politica toscana, anche se si è accesa, recentemente, una speranza di convergenza attorno al semi-presidenzialismo e al doppio turno alla francese. Una buona idea, quella rilanciata dal PDL, sulla quale potrebbero convergere PD e buona parte della sinistra, la parte finiana del Terzo Polo, le nuove reti di cittadinanza attiva che si stanno raccogliendo attorno a Italia Futura.
Nel frattempo il sistema politico toscano, che semi-presidenzialista già lo è, deve fare fino in fondo la sua parte. Una eventuale intesa su un doppio turno toscano sarebbe, ancora di più, un segnale importante per Roma. E per le altre regioni, che, non dimentichiamolo, sono ancora più indietro di noi, perché, a differenza della Toscana, non sono riuscite a liberarsi del discutibile sistema clientelare delle vecchie preferenze all'italiana.
Tutte le opzioni sono sul tavolo: collegi uninominali con primarie; con o senza ballottaggi; piccoli collegi con voto obbligatorio alle persone. L'essenziale è che ad eleggere i rappresentanti dei territori siano delle maggioranze, non delle minoranze di cittadini. Questo è, da più di vent'anni, ciò che il popolo sovrano vuole e contro cui una parte di ceto politico di lungo corso continua a resistere.
La scelta dei nostri rappresentanti è talmente importante, che vale la pena di andare a votare non una, ma anche due o persino tre volte: le primarie per la scelta delle persone, il voto fra i diversi partiti, l'eventuale ballottaggio. Sarebbero tempo e soldi ben spesi, perché un sistema elettorale più libero e più competitivo, produrrebbe una nuova generazione di leader.
Proprio ciò di cui abbiamo bisogno, in un tempo in cui si devono fare tagli formidabili alla spesa pubblica e liberare le energie intellettuali e imprenditoriali che possono rilanciare la produzione e l'occupazione.
Ci occupiamo di sistemi elettorali, perché vogliamo leader più autorevoli. Ci servono, non dimentichiamolo mai, per avere una politica migliore, capace di assicurare cultura, salvaguardia della bellezza della nostra terra, sicurezza e lavoro.

Mauro Vaiani

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