Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

venerdì 13 ottobre 2017

No Bolkenstein ma come?

Siamo andati a frugare negli archivi per recuperare alcune considerazioni del 2017, crediamo di qualche valore, che gli autonomisti toscani di allora avevano maturato nel confronto con Emiliano Favilla (nella foto), uno dei leader toscani del Comitato No Bolkestein (il CLT non si era ancora autodistrutto e non era ancora nata la nostra promettente rete OraToscana). Sette anni dopo il malgoverno centralista ha pressoché impedito avanzamenti concreti, con la sola eccezione di qualche amministrazione comunale che ha, a proprio rischio e pericolo, autorizzato delle proroghe oppure cominciato a indire gare "a misura di piccola impresa", per esempio San Vincenzo in Toscana. Di certo, ancora una volta, aspettarsi che il governo centrale possa avere una soluzione unica per tanti territori e situazioni diverse, è assolutamente fallace (Ndr, 8 maggio 2024).


 

Rimini, venerdì 13 ottobre 2017

Siamo toscani, in Toscana, in cui concessioni e stabilimenti balneari più antichi furono concesse con la promessa “ci potete stare indefinitamente se rispettate le regole”, promessa che consentiva anche di fare investimenti a lungo termine. Questo accadde in Versilia e in altri punti della costa nord della Toscana, mentre sappiamo che in altre località la situazione è diversa.

Non si possono regolare con lo stesso tipo di concessioni casi molto differenti tra di loro, come uno stabilimento in cui nei decenni sono state investite somme notevoli, o il piccolo chiosco posto a presidio di una spiaggia non attrezzata.

Occorre tener conto delle costruzioni su terreno demaniale, che sono proprietà privata a tutti gli effetti, dotate di regolare licenza edilizia e regolarmente tassate. Stessa cosa vale per molte altre cose costruite nel tempo dai gestori in alcune zone, come piscine e altre comodità.

Per contro, va ricordato anche che per molti anni i titolari di queste concessioni sono stati inamovibili se non per rinuncia spontanea, anche se non rispettavano le regole.

Non si possono neanche considerare allo stesso modo imprese che danno rendite molto diverse nel raggio di pochi chilometri, come accade per esempio in Versilia fra Forte dei Marmi e Lido di Camaiore.

Tutti questi aspetti non sono presi in considerazione.

La trattativa dovrebbe valutare la situazione attuale in tutti gli aspetti, con le differenze elencate, l’analisi delle situazioni di eccesso di privilegio, il rispetto di tutte le regole.

Lo stato italiano si sta rimangiando (con una cattiva attuazione di una direttiva europea, la famigerata Bolkestein) una promessa di gestione a tempo indeterminato, senza una gradualità temporale, senza assicurare di riconoscere gli investimenti in essere.

Molte famiglie, basandosi su queste promesse, hanno compiuto nel tempo delle scelte di vita, si sono legate alla loro attività nel bene e nel male. Meritano maggior attenzione.

D’altro canto, i balneari, pur con le loro differenti situazioni, per dimostrarsi pronti al dialogo, devono a loro volta garantire innanzi tutto il ripristino del rispetto delle leggi. Cosa attualmente non sempre scontata, considerato che ci sono discussioni sulla congruità dei canoni, sulla loro regolarità fiscale, sulle garanzie di sicurezza per i bagnanti, sugli accessi al mare e su altri aspetti.

Come autonomisti prendiamo atto delle richieste dei balneari e dichiariamo che:

– molte delle richieste dei balneari ci paiono serie, motivate e chi le porta avanti con disponibilità al dialogo è in armonia con la nostra mentalità, che valuta ogni problema innanzitutto con approccio pratico e reale volontà di soluzione;

– i privilegi non ci piacciono, ma occorre una maggiore gradualità nello smantellarli;

– se si va incontro agli attuali gestori di attività, questi devono a loro volta concedere qualcosa, in termini di vantaggi per il territorio, per i loro lavoratori, per i cittadini, per i turisti;

– in alcune zone della Toscana la conduzione familiare ed il rapporto degli abitanti con gli stabilimenti balneari è diretto e dura da oltre un secolo; fa parte quindi di un tessuto sociale e tradizionale che consideriamo tipico toscano, a cui vogliamo dare ascolto e rispetto; non vogliamo che le conduzioni familiari siano soppiantate da grandi appalti aziendali;

– nel rinnovo delle concessioni, è necessario distinguere tra imprese virtuose e non.

In particolare, restano principi generali inderogabili:
- la tutela del territorio e dell’ambiente
- la salute e il benessere delle persone, specie anziani, disabili, minori
- l’equo trattamento contrattuale ed economico dei lavoratori locali stagionali

Non possiamo non rilevare, per quanto riguarda questo ultimo aspetto, un sensibile peggioramento – maturato negli ultimi anni – delle condizioni di lavoro e delle loro retribuzioni, che non appare collegato con l’andamento dei ricavi dei gestori.

Su queste basi e con i nostri principi, ci sentiamo di appoggiare le rivendicazioni del Comitato No Bolkestein, nel settore dei balneari, ma anche a tutela dei piccoli ambulanti e di altre realtà di imprenditoria personale e familiare.

Vogliamo che ci siano  senso pratico nell’approccio ai problemi, buonsenso nel dialogare, compromessi ragionevoli per tutti e nell’interesse della Toscana, del suo ambiente, delle sue tradizioni, di tutti i suoi abitanti e visitatori.

* * * 


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