Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

venerdì 8 gennaio 1993

L'Italia e l'Europa delle autonomie a Prato


 

Prato, Casa del popolo di Ciano, forum civico dell' 8 gennaio 1993 sull' Europa delle Regioni, organizzato insieme al Movimento per la Democrazia “La Rete”

Appunti preparatori di Mauro Vaiani

Perché, in questi giorni di crollo del nostro regime, una serata come questa? E' forse un lusso ascoltare queste testimonianze personali, scegliere uno sfondo culturale, dare spazio a voci che non hanno - almeno non tutte - a che fare direttamente con la politica, con la lotta alla mafia, con la crisi economica, con la battaglia per lo scioglimento del consiglio comunale di Prato, così come per l' elezione di una assemblea costituente...? No. Non è un lusso.

Nonostante gli attacchi che subiamo, nonostante questi ultimi colpi del regime dei partiti che crolla, nonostante le difficoltà materiali, le povertà, i disagi spirituali, la Rete deve approfondire la scelta della sua ultima assemblea nazionale di Perugia: capire e sapere di più, per trasformare la nostra Repubblica in una federazione di comunità locali e regionali responsabili e aprirsi alla nascita di un' Europa delle Regioni.

La Rete non è solo uno strumento temporaneo per partecipare alle elezioni; ma è anche un luogo di sintesi politica; ed è, ancora di più, uno strumento di lievito culturale. Che in parole più semplici significa: ascoltare di più, più voci, sapere le cose meno superficialmente, o per dirla alla pratese, avere un briciolo di sostanza... E non girare a vuoto.

I mille anni di storia del nostro distretto pratese non ci sarebbero stati, senza l' Europa. E non solo per la nostra fondazione longobarda, o perché Federico I nel 1164 parla per la prima volta di affidare il DISTRICTU pratese ai conti Alberti. Ma soprattutto perché il Bisenzio era solo un confine tra terre pistoiesi e fiorentine, e il nostro bacino umano, culturale ed economico si forma , faticosamente, negli anni, grazie ad una storia di arrivi e di partenze da tutta l' Europa e verso tutta l' Europa. Le nostre specifiche tradizioni sono: l' apertura e l' avventura. Il nostro retaggio come popolo è l' essere tutti più o meno dei migranti, o almeno dei viaggiatori.

Dal nostro punto di osservazione, un po' provinciale e un po' ristretto, se volete, abbiamo visto tutti i politici di Yalta, i burocrati della CEE e gran parte degli intellettuali cortigiani strapparsi le vesti perché operazioni come il trattato di Maastricht o il sistema monetario europeo sono andate in crisi sotto i colpi della sfiducia popolare. Quasi che il crollo del muro di Berlino non ci fosse stato e che l' Europa, il Mediterraneo, tutto il mondo non fossero così profondamente cambiati... Quasi che operazioni fondate solo sul mantenimento dell' esistente e soprattutto portate avanti da governi vecchi e ormai delegittimati, potessero metterci al riparo dalla bufera. Da questa salutare bufera.

Perché, per l' amor di Dio, guardiamoci dagli orfani di Yalta, del Socialismo Reale, della buona vecchia CEE di Andreotti che diceva che l' unificazione tedesca non è all' ordine del giorno, da tutti i profeti lacrimosi di sventure che ci stanno dicendo che si stava meglio quando si stava peggio, quando metà dell' Europa era sotto il tallone di regimi totalitari e l' altra mezza era sotto il tallone di stati a democrazia, a legalità e a moralità limitata.

Guardiamo in faccia questa salutare bufera. Non sarà facile attraversarla. E' piena di rischi. Non tutti i nostalgici del passato sono semplicemente lì a lamentarsi. Molti hanno imbracciato il fucile e stanno difendendo sanguinariamente e subdolamente il passato. E migliaia di persone stanno morendo perché i morti viventi stanno inscenando delle immense tragedie, pur di non accettare il diritto e la giustizia. Siamo qui, umilmente insieme, come dovremo fare tante altre volte, per cercare di capire.

Ma - e chiedo scusa a chi soffre mentre lo dico - meglio questa bufera, che quel deserto della guerra fredda che qualcuno chiamava PACE. E scusatemi questa parafrasi di Tacito. Tacito non basta. Facciamo una parafrasi anche di Sant' Agostino.

Perché le genti d' Europa non si fidano, hanno paura, votano contro i loro governi, vogliono staccarsi dagli attuali stati? Perché anche la donna e l' uomo più semplici, anche gli ultimi delle nostre società hanno capito che, senza giustizia, gli stati altro non sono che grandi organizzazioni criminali. Grandi latrocinii, li chiamava Sant' Agostino.

Perché le persone dovrebbero fidarsi di quest' Europa degli stati o di un nuovo superstato europeo, quando gli stati attuali, con i loro partiti autoritari, con le loro burocrazie asfissianti, con le loro leggi incomprensibili, con i loro servizi segreti deviati, con i loro mercanti di morte, con le loro connivenze con la mafia e la massoneria, con le loro industrie inquinanti e produttrici di beni che ci fanno male, sono privi di giustizia?

L' intreccio tra politica, affari, mafia, massoneria, amministrazioni corrotte ed oppressive, non è solo una fissazione di alcuni siciliani che hanno fondato la Rete, è un problema europeo e mondiale. E chi vi parla, come ogni altro pratese che c'è stato, vi può dire che tale intreccio è un problema a Londra e a San Pietroburgo, a Milano e a Tallin, a Madrid e a Budapest, a Kiev e a Casablanca...

Solo più responsabilità, più controllo sul nostro futuro, sul nostro lavoro, sul nostro consumo, ci mettono sulla via per curare alcune delle ferite dell' Europa. Per questo c' è del buono nella scelta di restituire ad ogni comunità, anche alla più piccola, autonomia fiscale, sovranità statutaria, autogestione del proprio territorio, identità e cultura. Per questo c' è qualcosa di interessante e di saggio, a lungo termine, nell' attribuire alle regioni e alle piccole patrie d' Italia e d' Europa la responsabilità di essere i mattoni dell' Europa completamente nuova che deve sostituirsi, al più presto possibile, all' Europa degli stati e delle burocrazie.

Dire ogni comunità ed ogni piccola patria significa riconoscere il diritto e la democrazia al più basso livello possibile. Perché anche un bambino può capire che si può giudicare meglio - guardandolo negli occhi - un sindaco di Prato o un presidente della Toscana, che un commissario della CEE . E in ciò che capiscono anche i bambini, come ci insegnano il Vangelo e tante altre fonti di saggezza, c' è il miele della verità o almeno un può di buon senso.

Tolgo il disturbo con tre piccoli esempi concreti di questa ricerca - non facile ma affascinante - sulla rinascita di comunità, regioni e patrie responsabili e democratiche...

Primo. Abbiamo l' occasione di dire due cose sul Tirolo, qui insieme, in un clima sereno, perchè anche là sta per crollare il paternalismo della SVP come partito unico dei tedeschi e sono già stati scoperti gli inquinamenti e le strategie della tensione che furono alimentate dai servizi segreti italiani per avvelenare l' opinione pubblica italiana contro i tedeschi. Possiamo ricordare che i Socialisti italiani, dopo la I guerra mondiale, votarono contro l' annessione del Tirolo meridionale, perché era una follia spezzare uno dei paesi più antichi d' Europa e annettere al Regno d' Italia un quarto di milione di tirolesi? Che fine ha fatto il Partito Socialista dal 1919 ad oggi lo sappiamo... Ma il Tirolo, il Tirolo di oggi, a sua volta ricco di differenze e comunità, con la sua Bolzano molto italianizzata, con le sue valli ladine, nell' Europa, potrà e dovrà avere la sua autodeterminazione.

Secondo. Abbiamo guardato tutti con simpatia il processo di indipendenza della Slovenia, della Croazia e di tante altre repubbliche prima legate sotto delle dittature... Solo che una regione come l' Istria, con il suo patrimonio culturale così ricco, così molteplice, prima era divisa in due stati - Italia e Jugoslavia. Oggi è divisa in tre - Italia, Slovenia, Croazia. E i due nuovi stati stanno esercitando la loro sovranità ed il loro centralismo allo stesso modo - anzi per certi aspetti peggio - della vecchia Jugoslavia. Le condizioni di vita degli abitanti dell' Istria di oggi, in sostanza, se non si trova il modo di dare uno statuto speciale all' Istria e di abbattere i confini che la dividono, potrebbero peggiorare.

La cosiddetta SOVRANITA' degli stati è un diritto, ma è stato anche un mito orrendo per il quale e in nome del quale si sono alimentati gli odii e scatenate le guerre. Le nuove autonomie europee non hanno bisogno di sovranità, quanto di cedere sovranità alle regioni e alle comunità locali e a nuove istituzioni democratiche che uniscano gli europei sotto un giusto vincolo comune di pace e di solidarietà.

Terzo. L' Italia. In questa sala è in distribuzione un volantino in cui si cerca di dare un' idea di quante piccole e grandi comunità formano l' Italia, di come i nostri vicini sono così intimamente legati a noi, di quanta ricchezza culturale e spirituale possiamo trovare dentro le regioni italiane, tanto che la penisola stessa sembra un piccolo concentrato di Europa. Con quanti mattoni l' Italia deve contribuire alla costruzione della casa comune degli europei? Penso con le sue regioni, di cui ventidue esistono già ed altre potrebbero esserne fondate.

Qualcun altro, invece, dice che l' Italia deve partecipare come un solo mattone. Per essere più forte. Si dice. Senza pensare che l' Italia senza le sue regioni non esiste. Senza pensare che se l' Europa sarà solo l' Europa degli attuali vecchi stati e delle loro arroganti burocrazie, l' Europa sarà solo la fortezza dei cinque o sei stati più ricchi, e all' Italia non la faranno nemmeno entrare.

Qualcun altro ancora dice che l' Italia deve entrare in Europa divisa in repubblica del Nord, del Centro, del Sud.

Se non vado errato, i primi a parlare di repubblica del Nord, del Sud e delle isole, furono quelli del Partito Comunista Italiano nel loro congresso del 1933, che proponevano il federalismo nella sua versione stalinista. Andiamo bene. Con tutto il rispetto che abbiamo per la lunga storia del Partito Comunista Italiano, mi pare che questa storia sia finita.

Sentir parlare ancora oggi, da altri movimenti politici, di repubblica del Nord, mi sembra di sentir dei morti che camminano, mentre abbiamo la possibilità - finalmente - di partecipare ad un discorso fra comunità vive, ciascuna autonomamente organizzata con libertà e con solidarietà.

* * *

Per ascoltare le cose che furono veramente dette quel giorno, si può ascoltare la registrazione disponibile nel prezioso archivio di Radio Radicale:

https://www.radioradicale.it/scheda/62631/leuropa-delle-regioni-un-futuro-attraverso-la-solidarieta-la-comprensione-lapertura-ai

L’immagine a corredo del post fu elaborata e diffusa come simbolo del forum sull’Italia e l’Europa delle autonomie (Ndr, archiviato il 4 luglio 2023)




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