Elbareport.it ha pubblicato il mio contributo su un possibile rinascimento elbano: rinascita di tutti i borghi, all'interno di un comune unitario più forte. Ne sono molto onorato. Quello dell'unificazione dei piccoli comuni, nella salvaguardia dell'identità, della bellezza, dell'abitabilità di ciascun borgo, è un tema che mi sta a cuore, in questo momento del mio impegno culturale e civile per la Toscana. Ho sviluppato la mia riflessione anche grazie al bel confronto avuto con tutti i partecipanti all'incontro di studio promosso all'Elba da Italia Futura. Visitate http://www.elbareport.it e leggete la mia riflessione.
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A distanza di tre anni, pubblichiamo qui il testo pubblicato da Elbareport (NdA, 2 ottobre 2015)
Borghi autonomi per una comunità più forte
Una riflessione sull'isola d'Elba
in vista dello storico referendum del 2013
di Mauro Vaiani *
Il referendum
sull'unificazione degli otto comuni dell'isola d'Elba sta provocando
un dibattito vibrante e serrato. I cittadini devono sovranamente
prendere una decisione di portata storica, che avrà conseguente
importanti anche nel resto della Toscana e oltre.
La proposta del comune
unico dell'Elba è un tentativo coraggioso di fare qualcosa in un
paese in cui non si riesce a riformare nulla. E' sicuramente un
tentativo concreto di ridurre gli sprechi e le duplicazioni della
burocrazia, stando però bene attenti a non sacrificare la democrazia
e il pluralismo.
L'Elba ha poco più di
30.000 abitanti residenti, sparsi su un territorio di circa 220 kmq.
Senza entrare nel merito delle ragioni e delle vicende storiche e
politiche che hanno portato l'isola a essere, fino a oggi,
amministrata da otto diversi comuni, riflettiamo insieme sulla
attuale conformazione di queste otto circoscrizioni comunali.
Gli otto comuni attuali
La prima cosa da
sottolineare è che esiste una notevole differenza fra il comune di
Portoferraio e gli altri sette.
Portoferraio, da solo,
con circa 12.000 abitanti, contiene quasi la metà dei residenti
dell'isola, diffusi su un quarto del territorio isolano. Secondo
Wikipedia,
attorno al capoluogo si conterebbero oltre una trentina di frazioni e
località. E' una frammentazione, magari solo toponomastica, di cui
si dovrebbe tenere maggior conto, nella riflessione sul comune unico.
Gli altri sette comuni
sono comunità più piccole, ma con una loro complessità, che deve
essere ben compresa.
Cinque di essi sono
comunità composte da più frazioni:
- Capoliveri, 4.900
abitanti, composta dal borgo-capoluogo e da una frazione;
- Campo nell'Elba, 4.500
abitanti, borgo-capoluogo e quattro frazioni;
- Rio Marina, 2.300
abitanti, borgo-capoluogo e una frazione;
- Rio nell'Elba, 2.300
abitanti, borgo-capoluogo e tre frazioni;
- Marciana, 2.200
abitanti, borgo-capoluogo e quattro frazioni.
Solo due comuni sono
costituiti e caratterizzati da una comunità raccolta in un unico
paese:
- Porto Azzurro, 3.500
abitanti;
- Marciana Marina, 2.000
abitanti.
Ritroviamo analoga
frammentazione, per fare un esempio, nella conformazione della
diocesi cattolica di Massa Marittima-Piombino, la quale registra due
vicariati e quindici parrocchie (le chiese aperte al culto e che
quindi raccolgono una vita comunitaria, sono di più).
I veri conoscitori del
territorio ci perdoneranno alcune ingenuità - o magari vere e
proprie imprecisioni - in questa descrizione sommaria. Ciò che ci
preme in questa sede è solo richiamare l'attenzione dei lettori
sulla realtà che l'isola d'Elba non è divisa in soli otto comuni,
ma è una comunità di comunità più piccole ben più complessa.
Decine di borgate,
paesini e località, formano il tessuto umano e sociale dell'Elba.
Per interpretarla meglio, suggeriamo due parole chiave, borgo
e comunità, parole che hanno una importanza decisiva nella
storia del nostro territorio.
Borgo e comunità
Con la parola borgo
intendiamo una dimensione sociale minima, raccolta attorno a una
storia, una piazza, una chiesa, un cimitero, una scuola, un posto di
polizia, una presenza commerciale.
E' una dimensione che
nelle aree urbane corrisponde ai quartieri e alle borgate, nei
territori rurali, montani e costieri, invece, alle frazioni e ai
paesini.
Questa vita comunitaria
in un borgo a misura d'uomo fa parte integrante del nostro stile di
vita, della nostra civiltà elbana, toscana, italiana ed europea. Non
è nostalgia del passato. E' necessaria oggi. E' un patrimonio da
consegnare, trasformato e valorizzato, alle generazioni future.
I borghi, però, non
sono autosufficienti e non hanno mai inteso esserlo, nella storia.
Hanno sempre fatto parte di una rete territoriale più ampia.
I quartieri e le borgate
di una periferia, come è ovvio, si considerano parte integrante
della loro città. I paesi di un territorio rurale, montano, o
isolano come quello dell'Elba, si sentono anch'essi parte di una
comunità più ampia.
I comuni toscani emersi
dalle riforme lorenesi, per esempio, ma anche i tre comuni elbani
storici dello Stato dei Presidi - Marciana, Rio e Capoliveri -
avevano e hanno ancora proprio questo tratto in comune: sono comunità
territoriali che uniscono molti borghi fra di loro.
Sono eccezionali i casi
di comuni come Porto Azzurro e Marciana Marina, composti da un unico
borgo. Questi piccolissimi comuni composti da un solo borgo sono
creazioni politiche della fine del XIX secolo, frutto di iniziative
di frammentazione, che non possono essere liquidate solo come
obsoleto campanilismo, perché esprimevano anche un orgoglioso e sano
civismo locale, ma che sono tuttavia occorse in un mondo totalmente
diverso dal nostro.
Il borgo da salvare
Nella modernizzazione,
fra tanti progressi, abbiamo perduto tanta sapienza, tanta bellezza.
La cementificazione del
territorio è andata oltre il ragionevole. Le infrastrutture sembrano
violentare il territorio, senza migliorarne l'abitabilità. Il
declino economico e sociale si manifesta nelle condizioni del
patrimonio stradale ed edilizio, pubblico e privato.
Tanti borghi in pregiate
località, anche all'Elba, sono stravolti e imbruttiti. Tanti borghi
rurali e montani sono stati condannati dallo spopolamento. Tante
periferie sono anonime, brutte, ingolfate, tanto da rendere difficile
ai residenti identificarsi e sentirsi realizzati in una vita di
borgo.
Eppure le speculazioni e
gli errori economici e ambientali non hanno davvero fatto scomparire
la necessità umana di una vita raccolta in borghi riconoscibili,
vivibili, accoglienti.
Se l'antica rete di
borghi è stata stravolta, il suo aggiornamento, la sua
ricostruzione, la valorizzazione dei borghi antichi e l'abbellimento
di quelli nuovi, sono processi vitali per il futuro della qualità
della vita sui nostri territori.
Quale dimensione comunitaria
Ovviamente il rapporto
fra il borgo e il comune-comunità in cui è inserito, richiede un
aggiornamento, un adeguamento alle attuali realtà economiche,
sociali, culturali, spirituali, tecnologiche.
Può essere che alcune
porzioni del comune di Portoferraio abbiano bisogno di essere
valorizzate, come veri borghi autonomi, e non considerate solo una
periferia?
Forse in alcuni comuni
elbani ci sono frazioni neglette, rispetto al borgo-capoluogo, a
causa dei limiti finanziari e organizzativi del piccolo comune?
E' possibile che borghi
oggi posti in comuni diversi - per esempio Rio e Rio Marina,
Capoliveri e Porto Azzurro, Marciana e Marciana Marina - possano aver
bisogno oggi di maggiore sinergia che in passato?
Possiamo far notare che,
se fosse unita in un comune unico, l'isola d'Elba sarebbe fra le più
importanti amministrazioni locali della Toscana? Nella nostra
regione, infatti, solo una ventina di comuni superano i 30.000
abitanti.
Gli Elbani stanno
conducendo una riflessione approfondita, su questi temi, che sono
decisivi per il loro futuro. Di certo è necessario un rinascimento
elbano, una grande stagione civica e civile di rinascita di ciascuno
delle decine di borghi dell'Elba, non certo dei soli otto
borghi-capoluogo.
Riepilogando: primo,
i borghi non sono solo un'eredità del passato, ma una necessità
vitale del presente e i territori dove la cementificazione ha
distrutto la trama dei borghi sull'ordito del territorio, devono
seriamente pensare a ricostituirla; secondo, i borghi nel
futuro, esattamente come nel passato, devono continuare ad
appartenere a una comunità-rete, che li valorizzi e li protegga,
fornendo loro quei servizi, come per esempio l'istruzione superiore,
o lo stoccaggio dei rifiuti, o un sistema di trasporti pubblici, che
sono naturalmente destinati a un intero territorio, non a un singolo
borgo.
Protagonisti, non periferici
Per la salvaguardia dei
borghi, per la riqualificazione e il recupero del patrimonio naturale
che è stato violentato, per approfittare dei cambiamenti culturali e
tecnologici, per migliorare le croniche carenze infrastrutturali
dell'isola, per difendere la storia e le tradizioni locali, è utile
pensare alla possibilità di un nuovo comune-comunità che unisca
tutta l'Elba.
A patto, però, che
questo nuovo comune sia una comunità al servizio di tutti i suoi
borghi, il promotore della loro valorizzazione. Nulla a che fare,
insomma, con la trasformazione di tutta l'isola in una negletta
periferia di Portoferraio.
La proposta referendaria
che sarà al vaglio popolare nella primavera del 2013 contiene una
proposta secca di unificazione a tutti gli otto comuni dell'isola.
Essa dovrà essere approvata in tutti e otto i comuni. Il mancato
consenso degli elettori anche di uno solo dei comuni, fosse anche il
più piccolo, come Marciana Marina, fermerà il processo per tutti.
I recenti falliti
referendum per l'unificazione fra piccoli comuni che si sono tenuti
all'isola
d'Ischia (2011) e nel Casentino
(2012), hanno mostrato quanto sia difficile modificare lo status
quo. Non ci si riuscirà se i cittadini dei comuni più piccoli
avranno la sensazione di essere annessi a Portoferraio. O se i
cittadini delle frazioni minori avranno il timore di avere con il
nuovo grande comune, gli stessi problemi che oggi hanno con il loro
piccolo municipio.
Per raggiungere il
necessario consenso popolare, ci permettiamo di suggerire, con
umiltà, di ascoltare e parlare di, a e da tutti i borghi dell'Elba.
Occorre un grande, aperto, franco dibattito pubblico, non limitato
agli otto borghi-capoluogo dell'isola d'Elba, ma a cui partecipino
tutte le frazioni di Portoferraio e tutti i borghi degli altri sette
comuni.
Occorre un progetto
politico, fiscale e amministrativo lungimirante, per tutta l'isola,
ma davvero rispettoso di ciascuna delle sue comunità, che stronchi
sul nascere qualsiasi sospetto di centralismo isolano, qualsiasi
ipotesi di annessione mascherata al comune di Portoferraio di tutti
gli altri.
I promotori del
referendum per l'unificazione dei comuni dovrebbero garantire da
subito, a tutti i borghi dell'isola, che ciascuno di essi manterrà
la sua identità. Perché quando si smarrisce l'identità di un
borgo, non sopravvivono a lungo né la sua libertà, né la sua
bellezza, né l'abitabilità per il residente, né l'accoglienza per
il visitatore.
Attraverso un
intelligente e creativo progetto di nuovo statuto per il comune
unico, a ogni borgo - insistiamo a tutti i borghi, non solo agli
attuali otto capoluoghi comunali - dovrebbero essere garantiti un
centro civico, uno sportello amministrativo, la presenza del vigile,
ma soprattutto una rappresentanza politica.
I borghi non hanno
bisogno di conservare tanto un municipio fisico, quanto un punto di
riferimento politico. Hanno bisogno, a nostro parere, di poter
eleggere direttamente un loro borgomastro che - a puro titolo
di volontariato civico - li rappresenti e partecipi, con
autorevolezza, alla vita politica comunale. Un tema, questo della
rappresentanza di ciascun borgo, che può essere approfondito e
affrontato nell'ambito dell'autonomia statutaria del nuovo comune,
senza attendere le pur auspicabili riforme della legge elettorale
comunale.
Per una politica migliore
Avviandoci alla
conclusione, andiamo oltre l'osservazione storica, politica e
geopolitica del territorio dell'Elba, per portare un modesto
contributo a una riflessione più generale.
La Repubblica italiana è
afflitta da almeno trent'anni dall'incompiutezza delle riforme, dal
declino della diligenza, dalla paralisi burocratica,
dall'insufficienza delle infrastrutture, dall'inefficienza della
giustizia, dal declino della nostra competitività.
L'unico ente politico
che può davvero auto-riformarsi, e fare la differenza, a
Costituzione e legislazione invariata, è il comune. Il suo rilancio,
il suo rafforzamento, anche attraverso l'unificazione di municipi
troppo piccoli e troppo poveri, è una cosa che i cittadini possono
realizzare da soli, dal basso, ai sensi dell'art. 133 della
Costituzione.
Per questo, specialmente
qui in Toscana e, segnatamente, grazie a una grande mobilitazione
civica, proprio nell'isola d'Elba, il dibattito sull'unificazione dei
piccoli comuni in nuovi comuni-comunità più ampi è andato così
avanti.
Per questo la battaglia
per l'unificazione su iniziativa popolare dei piccoli comuni - prima
che venga imposta dall'alto dalle tecnocrazie e/o dai populismi - può
essere una sfida affascinante, un modo per superare la disperazione e
per battere l'antipolitica, con una politica migliore.
*
Mauro Vaiani - mauro.vaiani@sp.unipi.it
- è dottorando di Geopolitica all'Università di Pisa, nella scuola
presieduta dal prof. Maurizio Vernassa. E' membro del Comitato
scientifico di Italia Futura Toscana. E' il blogger di
http://diversotoscana.blogspot.com.
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