Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

sabato 29 maggio 2010

Berlusconi nel cul-de-sac


A che punto siamo, caro governo “del fare” e cara opposizione “delle cose concrete da fare insieme”? Siamo ancora in tempo o ci siamo ficcati in un cul-de-sac?
Si devono votare alla svelta i tagli voluti da Tremonti, purtroppo necessari, perché l’Euro, se i governi non cominciano a tagliare le spese, colerà a picco. Poi l’11 giugno inizia Sudafrica 2010, manifestazione durante la quale andremo – giustamente – tutti nel pallone. Dopo di ché saremo in estate e, come è noto, le istituzioni fanno almeno il doppio di vacanze, rispetto a noi comuni cittadini. Di conseguenza di politica, di quella seria, che produce meno sprechi e nuove leggi, non si riparlerà fino a settembre inoltrato.
Alla ripresa dei lavori nel cantiere politico e istituzionale italiano, resteranno tre anni scarsi prima che si torni a votare nel 2013, sempre che ci si arrivi. Per fare una riforma costituzionale occorrono quattro passaggi: due volte alla Camera, due volte al Senato, senza contare quelli nelle relative commissioni. Speriamo tanto di sbagliarci, ma siamo già in ritardo. Ancora una volta le riforme che ci aspettiamo da vent’anni non sono in vista. Non sarà che, oltre che mancanza di tempo, qui mancano anche le idee e la lucidità necessarie per andare incontro alla volontà popolare?
Facciamo tre esempi.
Primo. Gli elettori hanno premiato il federalismo a partire dalle elezioni regionali del 1990, confermando questo desiderio anche alle ultime regionali. Ai referendum del 1993 chiesero a grande maggioranza l’abolizione dei ministeri centrali che si occupano di cose che sono state devolute alle regioni. Ebbene, il IV governo Berlusconi, che dovrebbe essere – a parole – il più federalista della storia, non solo ha ancora il ministero dell’Agricoltura, ma ha anche ripristinato quelli del Turismo e della Sanità, e ha creato ex novo quello della Gioventù. Erano proprio tutti necessari? Forse bastavano dei sottosegretari di stato a coordinare il lavoro delle regioni e a rappresentarle in Europa, un po’ come accade in Germania.
Secondo. C’è un consenso universale attorno alla diversificazione dei compiti della Camera da quelli del Senato, con relativa drastica diminuizione del numero dei parlamentari. E’ difficile comprendere perché i leader del paese, Berlusconi, Bossi, Bersani, Di Pietro, Casini, che almeno su questo sono tutti d’accordo, non abbiamo ancora messo i propri gruppi parlamentari al lavoro. Oltre ad avere un grande valore simbolico in tempi di austerità, la riduzione dei parlamentari e la diversificazione delle loro funzioni, costituiscono la madre di tutte le altre riforme. Senza un Parlamento rinnovato, il cammino di ogni altra riforma sarà sempre in salita.
Terzo. Almeno in tre – Berlusconi, Bersani e Di Pietro – si sono ripetutamente dichiarati favorevoli a un riconoscimento delle coppie omosessuali. Se questa intesa bipartisan esiste veramente, bisogna che la Commissione giustizia della Camera, presso cui è depositata la nota proposta dei Di.Do.Re., si metta subito al lavoro.
Fra i politici che attualmente guidano la Repubblica ci sono molti ministri operosi. Indubbiamente tante situazioni difficili sono state affrontate, sinora, con successo. La gente, però, si dimentica in fretta dei problemi risolti.
La differenza fra l’essere uno dei tanti leader popolari e cambiare stabilmente e profondamente in meglio il proprio Paese, entrando nella storia, la fanno le riforme istituzionali e le leggi innovative, che sono le cose che restano, mentre gli uomini, anche i migliori, passano.
Mauro Vaiani

martedì 25 maggio 2010

L'arresto di don Domenico Pezzini

Lunedì 24 maggio 2010 fu arrestato don Domenico Pezzini. Questo è l'articolo che scrissi il giorno dopo, a caldo e d'istinto, senza avere altre notizie che quelle diffuse dalle agenzie. Una difesa morale di una persona innocente, accusata di un reato infamante, che sarà trattata duramente dalla giustizia, nei mesi successivi. Un importante precisazione: il materiale pedopornografico, a cui facevano riferimento le prime notizie, non era altro che riviste gay e libri sulla condizione omosessuale, non difficili da trovare nello studio di un uomo che da trent'anni si occupa di pastorale del mondo queer (Nota dell'A., lunedì 13 dicembre 2010, S.Lucia).


Abbiamo appreso dell’arresto di don Domenico Pezzini. La squadra mobile di Milano lo ha fermato ieri, con l’accusa di aver avuto rapporti sessuali con un ragazzo che, all’epoca dei fatti, cioè circa tre anni fa, aveva solo tredici anni. Nel corso di una perquisizione in casa sua gli agenti avrebbero anche trovato, riportano le agenzie e i siti web, materiale pedopornografico.
Attendiamo serenamente che si concludano le indagini e l’eventuale procedimento giudiziario, nel massimo rispetto degli inquirenti e dei giudici.
Don Domenico Pezzini ha 73 anni. E’ un sacerdote della Chiesa cattolica di Lodi, ma da decenni risiede e svolge la sua attività pastorale a Milano, mantenendo rapporti semplici e cordiali con tante persone, laiche, religiose, ecclesiastiche, della Chiesa cattolica ambrosiana, arcidiocesi che in Italia si distingue sempre per la sua operosità, apertura culturale, capacità di dialogo e inclusione. Oggi è in pensione, dopo una lunga carriera all’Università di Verona come professore ordinario di letteratura inglese antica.
Si tratta di uno dei sacerdoti italiani maggiormente impegnati nell’assistenza spirituale delle persone omosessuali e nella promozione di gruppi di gay cristiani. Ha partecipato alla vita dei primi gruppi italiani di omosessuali credenti, il Davide e Gionata di Torino e il Guado di Milano. Nel 1986 ha fondato a Milano il gruppo La Fonte.
Senz’altro è uno dei più visibili. Insieme a don Franco Barbero, padre Jean Baptiste Edart e, si parva licet, a chi scrive, ha reso una coraggiosa testimonianza spirituale e pastorale in un documentario di Alberto D’Onofrio del 2008, intitolato “Confessioni di un gay cattolico“, apparso su Cult e tuttora disponibile sul circuito Fastweb.
Don Domenico Pezzini ha aiutato tantissime persone che vivevano il conflitto spesso dolorosissimo tra fede e omosessualità. Se pensiamo a tante vittime dell’omofobia e a tanti suicidi di persone omosessuali in crisi con la loro coscienza cristiana, non crediamo di esagerare se diciamo che ha letteralmente salvato molte vite, con la sua testimonianza di vita, pensiero e azione.
Chi scrive lo ha conosciuto ormai dieci anni fa, a Torrazzetta, il periodico raduno di persone gay cristiane nella provincia pavese, organizzato dal gruppo La Fonte. Abbiamo fiducia in lui. Crediamo e speriamo che tutto si chiarisca presto. Gli vogliamo bene. Temiamo per la sua cagionevole salute.
Le chiese stanno finalmente collaborando con le autorità civili per porre fine ai casi di pedofilia e, più in generale, ai casi in cui membri del clero importunano minorenni. Dopo decenni di ipocrisia e di cultura omertosa, questa svolta ci voleva. E’ di oggi, in proposito, una dichiarazione della Conferenza episcopale italiana che ammette l’esistenza di circa 100 casi di preti pedofili in Italia.
Sappiamo purtroppo che, consciamente o incosciamente, si cerca talvolta di trascinare nel fango le persone omosessuali, e i pochi preti che hanno sempre dato loro una mano, come se c’entrassero qualcosa con la pedofilia. Abbiamo già denunciato, anche qui su Gaymagazine, gli errori di coloro che fanno confusione fra lotta agli abusi sulla gioventù e omosessualità. Temiamo che anche don Domenico possa essere una vittima di questa impropria correlazione, che fa peraltro molto comodo a chi non vuole il cambiamento e la verità.
A chi crede, chiediamo una preghiera per don Domenico.


Fonte:
http://gaymagazine.it/2010/05/25/don-pezzini-in-carcere/

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