Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

lunedì 29 settembre 2014

Province surgelate Delrio


Si sono svolte le elezioni indirette degli organi provvisori delle province e della città metropolitana di Firenze, secondo le modalità previste dalla legge Delrio.
I risultati suscitano molte e sacrosante preoccupazioni.
Tuttavia non dobbiamo mai dimenticare che l'unica motivazione razionale per cui questi meccanismi temporanei sono stati creati, è stata quella di porre fine alle elezioni dirette degli organi provinciali, in vista della loro totale abolizione.
Il surgelamento delle province ha senso solo se la parola "provincia" scompare dalla Costituzione, cosa che, al momento, appare probabile, alla luce degli impegni presi da Matteo Renzi e dalle forze parlamentari che sostengono le riforme.
Quale sia, poi, il futuro dei comuni toscani e della città metropolitana di Firenze, dopo l'abolizione delle province e delle prefetture, può e deve continuare a essere oggetto di una coraggiosa discussione, ampia e partecipata.

domenica 28 settembre 2014

L'articolo 18, dal 1970


Sono sempre stato fra quelli contrari alla polarizzazione pro o contro articolo 18. Mi è sempre sembrato un errore politico, in grado di stroncare sul nascere qualsiasi seria riforma di cose ben più importanti, che opprimono il lavoro e impediscono la ripresa economica. Per esempio: l'eccesso di tassazione diretta sul lavoro; l'IRAP; l'impossibile labirinto delle norme edilizie e ambientali; la difficile applicazione delle norme di sicurezza; i discutibili meccanismi di rappresentanza sindacale.

Tuttavia la repubblica italiana ha bisogno di questo sospirato Job Act, del famoso contratto unico a tutele crescenti, di una semplificazione delle norme e, sì, della loro traduzione in inglese, francese e tedesco.

Questo significa superare tutte le leggi esistenti, anche il glorioso Statuto dei lavoratori, la legge 300 del 1970 - comprese le barocche ma inconcludenti modifiche che sono state tentate, anche di recente, sotto la guida di professori e di tecnici.

Il comma 1 dell'articolo 18 di quella legge contiene un passo che suona così:

il  giudice,  con la sentenza con cui dichiara inefficace
il  licenziamento  (...) o annulla  il  licenziamento
intimato senza giusta causa o giustificato motivo ovvero ne  dichiara
la nullita' (...), ordina al datore di lavoro di
reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro



Ripeto, ci sono cose più importanti, ma si deve ammettere che questo concetto di reintegro appartiene a un passato che non esiste più.

Risarcimenti, tutele, mobilità agevolate sì, certo, ci devono essere, anzi devono essere potenziate, ma a questo concetto di reintegro forzoso, credo che si possa dire addio, senza rimpianti.



sabato 27 settembre 2014

Più quattrini al popolo


Credo fortemente nelle riforme di Matteo Renzi e anche nel pareggio di bilancio necessario per continuare a usare l'Euro, come ci raccomanda Mario Draghi.
Credo anche nella proposta degli infruttini, che ho, si parva licet, lanciato personalmente proprio da questo blog.
Sono arrivato alla convinzione, tuttavia, che tutto ciò non basta.
Darò anch'io, nella mia Toscana, un contributo a quel nascente dibattito mondiale, che sta coinvolgendo economisti e intellettuali, politologi e amministratori, riguardante un problema che si può sintetizzare così: come distribuire più quattrini al popolo, per permettere a tutti di stare un po' meglio, nel loro qui, nel loro ora, rafforzando le democrazie e le economie locali, contribuendo alla protezione dell'ambiente, alla giustizia sociale, alla libertà spirituale e intellettuale del maggior numero di persone possibile.
In ciascun territorio, occorre rendere possibile uno scambio diretto fra lavoro e beni, sostenibile e responsabile, per il breve e per il lungo termine.
Per far questo occorrono delle unità di conto locali.
Non chiamiamole valute, perché le valute - dall'euro ai bitcoin - hanno il loro valore internazionalmente riconosciuto, nell'economia globale contemporanea, e sono rette da regole che, al momento, non solo non possiamo, ma non sapremmo come cambiare.
A noi serve qualcosa che faccia vivere meglio le famiglie, gli anziani, i giovani nei loro anni più belli, qui, ora, nella loro città, nella propria terra.
Qui, in Toscana, li chiamerei quattrini, queste unità di conto da distribuire massicciamente alla gente. L'evocazione mi sembra appropriata: il quattrino è stata una moneta della nostra povera gente, ai tempi dell'indipendenza, e la parola quattrino ha ancora oggi un suono vivace e un significato concreto nel parlare toscano di ogni giorno.
Da queste riflessioni sul quattrino toscano, deriverà un contributo, credo utile, a tutti i movimenti civici che stanno promuovendo, insieme, più autogoverno locale e meno austerità, dalla Scozia alla Catalogna, dalle Fiandre al Veneto.
A presto!

giovedì 25 settembre 2014

The end of bigotry is nigh


President Obama, in his recent speech at the United Nations, did what he does best: he talked about what is changing. 
Those looking candidly at the world today, they see not only states full of debts, universities paralyzed by biases, economies producing junk goods and polluting the planet.
Everybody should also see younger generations who want to live and love in freedom, and peace.
But if you look at this radical change of prospect in the heart of Levant, how may one seriously believe that the so called Caliphate, proclaimed by ISIS (aka ISIL, aka IS), has a future, as a geopolitical menace?
Crying that global Islamo-fascism terror is nigh, does not make any sense!
Let us put it simple: they don't have material, social, human resources enough, to survive in the long term.

The only thing that is nigh, is the end of bigotry, sectarianism, political violence, terrorism, radical losers!
This is one of the main reason, I abstain from joining the Cassandra chorus warmongering against international terror.
The more I look at the figures, the more I follow the money, the more I study the demographics and the economy of countries where terrorism is more threatening, the less I believe the so called Islamo-fascism might be a real, lasting geopolitical threat.  
I invoke Western self-restraint.
I ask the interruption of senseless bombing and intensifying our material, military help to the few accountable local authorities, as Kurdistan, Lebanon, Jordan, that may better understand the situation and operate on the ground.

I campaign for the withdrawal of foreign troops from Afghanistan, Iraq and Syria.
And I believe in resumption of talks for a lasting peace between the West and Iran, between Israel and the West Bank, and between Israel and Gaza, under Egyptian protectorate.

Let's hope.

* * *


martedì 23 settembre 2014

L'indipendenza e la povera gente


Il Tirreno ospita oggi un mio commento sul dopo referendum in Scozia. Ho potuto approfondire, qui a Edinburgo, ma soprattutto a Glasgow, cosa significano parole come indipendenza e autogoverno per le persone comuni. Gli autonomisti hanno perso il referendum, ma forse hanno vinto il futuro, andando incontro a quelle che in Toscana chiameremmo, con La Pira, le attese della povera gente. Nella pagina aperta di oggi, la 17. Buon acquisto, buona lettura.






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A distanza di più di un anno, posso pubblicare qui il testo integrale dell'articolo (NdA, 2 ottobre 2015)



Per il Tirreno
Da Edimburgo, lunedì 22 settembre 2014

L'indipendenza e la povera gente


di Mauro Vaiani*

Agli Scozzesi, nel referendum dello scorso giovedì 18 settembre, è stato chiesto se volevano che il loro paese diventasse indipendente. Should Scotland be an indipendent country? Una frase semplice, sei parole, nella migliore tradizione dell'asciuttezza britannica. La domanda potrà apparire vaga e forse lo era, all'inizio. Che vuol dire, in definitiva, essere indipendenti nel mondo di oggi? Non siamo forse tutti interdipendenti?
In Scozia, però, non si è giocato sulle parole. Il dibattito è durato anni, è stato approfondito, ha coinvolto l'intera popolazione residente (inclusi gli immigrati e i sedicenni), ha prodotto un movimento civico territoriale imponente.
Alla fine la piattaforma degli indipendentisti era abbastanza chiara e, in stile anglosassone, sufficientemente pragmatica: un totale autogoverno, mantenendo però con l'Inghilterra legami simili a quelli che hanno ancora oggi esistono con il Canada o la Nuova Zelanda; una piena responsabilità sulla propria economia, ma restando nell'Unione Europea; il potere sovrano di rifiutare il nucleare e le guerre volute da Londra, ma rimanendo nella comunità di sicurezza della NATO; l'opportunità di investire tutte le risorse disponibili nell'economia locale, in modo da aumentare posti di lavoro e opportunità imprenditoriali sul proprio territorio.
Gli Scozzesi, una popolazione molto istruita, dotata di un fortissimo senso civico, e non più povera come in passato, si sono quindi preparati al voto, avvicinandosi a un ideale modello di democrazia deliberativa – caro a tanti studiosi, anche toscani, come il nostro Antonio Floridia.
Le emozioni ci sono state, certo, ma in Scozia non si sono confrontati nazionalismi arretrati e naif. Non si è votato su “sangue e suolo”, ma su problemi molto concreti di distribuzione dei poteri e delle relative responsabilità, riguardanti non solo il presente, ma anche le future generazioni.
La proposta indipendentista ha conquistato una coalizione vastissima e assolutamente trasversale, ma soprattutto ha risvegliato quelle che in Toscana chiameremmo, con La Pira, le attese della povera gente: i lavoratori precari, le famiglie a basso reddito, gli immigrati, i pensionati poveri, le persone portatrici di diversità e disabilità, i piccoli imprenditori e agricoltori, ma anche i giovani che dopo aver finito l'università sono emarginati e spinti verso l'emigrazione.
Non a caso il movimento indipendentista ha raggiunto ben il 45% dei voti a livello nazionale, ma ha addirittura stravinto nelle due città più operaie della Scozia: Glasgow e Dundee.
Le elites di Londra, spaventate da questa richiesta di massiccia ridistribuzione del potere e delle risorse, hanno prima minacciato questo movimento popolare, promettendo di ostacolarlo in ogni modo, in particolare in materie sensibili per la vita quotidiana della gente, come la libertà di circolazione e il regime valutario. Alla fine, poiché né le minacce, né la propaganda monocorde di gran parte dei media sembravano funzionare, hanno infine fatto una mossa forse disperata ma allo stesso tempo abile: hanno ceduto.
Hanno promesso agli Scozzesi quello che Gordon Brown, ex primo ministro britannico, lui stesso scozzese e ancora molto stimato nel paese, ha definito “niente di meno di un moderno Home Rule. In pratica alla Scozia verrà dato tutto ciò che era nel programma indipendentista, meno due cose: il diritto di restare in pace, se l'Inghilterra va in guerra, e il diritto di stampare una valuta locale.
Con questa promessa, non solo con le minacce, è stata messa al sicuro la vittoria del no, nel referendum sull'indipendenza.
Ora inizia un processo politico faticoso e complesso. C'è molto scetticismo sul fatto che, in concreto, si possano davvero realizzare i cambiamenti promessi: uffici da chiudere a Londra e da aprire a Edimburgo; royalties del petrolio del Mare del Nord da ridistribuire; leggi da riscrivere; simboli del potere da cambiare. Le resistenze londinesi sono ovviamente fortissime, ma c'è anche speranza.
Una cosa ci appare certa: questo movimento civico e civile per il pieno autogoverno, anti-burocratico e anti-elitario, per il riscatto sociale, per fermare l'austerità e tornare a distribuire risorse alla povera gente, per la protezione dei beni comuni, per la valorizzazione dei servizi pubblici, è qui per restare, in Scozia e, crediamo, ben oltre.

* attivista, blogger, studio, visitor at the University of Edinburgh - School of Social and Political Science


lunedì 22 settembre 2014

Time for Self-Restraint in the Levant

I paste here some useful link to very provocative contributions, that are also very necessary, against the mainstream.
We would like to increase awareness
- against the endless warfare state, that is intoxicating the United States (Bruce Fein - thank to Ian56 for sharing)
against the third war in Iraq  (Paul Rogers, OpenDemocracy)
against the illusory belief that ISIL might be much worse than Saudi Arabia (Diana West)
The only "moderates", in the Levant and beyond, are we, the Westerners, and we must keep dealing as such.
It 's time for self-restraint, not to be launched into another pointless, senseless, impossible-to-win, so-called war on terror.



sabato 20 settembre 2014

Homage to Scotland

 
I pay my personal tribute to Scotland who believed in independence, and also to all those who believed in the promise of home rule made ​​by Gordon Brown and the three unionist parties.
Woe to those who do not keep promises made ​​to the people!

In a special way I want to pay tribute to the social side of this history we lived together: low-paid workers, low-income families, under-employed young intellectuals, small entrepreneurs, family-run farms, immigrants, activists, social workers, anti-war militants, greens.
The self-consciousness they acquired, the awareness that they have matured, have reshaped these people.
Such humble, fragile, often loser people, they have conquered full citizenship, they have the power.
Scotland has a new prince, a collective body, its citizenry.
This united people no longer want to just be treated with justice, they want to be the prince who dispenses justice, equality and opportunity for all.
A princely citizenry is born and it is here to stay.
This is more a beginning than the end!
Home Rule NOW!


* * *

 

* * *



venerdì 19 settembre 2014

Si avvicina l'alba

Sta finendo una notte complicata, qui a Edimburgo.
Il popolo scozzese si è fatto sentire, con una partecipazione davvero straordinaria.
Il No all'indipendenza è nettamente in testa, quando ormai mancano solo pochi distretti.
Il Sì ha consolidato il consenso del 45% degli Scozzesi.
Il paese resta legato al Regno Unito.
E resta profondamente diviso, politicamente, geograficamente e - temo - anche socialmente, in ceti sempre più rigidamente separati.
La lunga marcia verso l'autogoverno e la responsabilità non finisce certo qui. Ce lo promette il voto di Glasgow, nettamente a favore dell'autogoverno. Glasgow è il cuore pulsante del paese. Quello che succede lì, prima o poi, raggiunge ogni angolo del paese.
Intanto, però, si deve valorizzare questa grande mobilitazione democratica di un intero popolo che ha sperimentato la possibilità di essere sovrano di se stesso.
Si devono ritrovare unità e obiettivi comuni, per far sì che le promesse di federalismo fatte da Westminster, diventino realtà.
Si dovrà, credo e spero, anche trovare una prospettiva politica più generosa, più inclusiva, più ampia, con la quale portare avanti delle concrete alternative allo status quo, in particolare alla deriva dell'austerità e al dilagare della povertà.
Complimenti a questa gente, alla sua gentilezza, al suo straordinario senso civico.
Auguri, Alba.


giovedì 18 settembre 2014

Scotland decides

Four million Scots are voting today, from 7 am to 10 pm. There is no way to predict the outcome. Turnouts and results will slowly flow, all night long. We'll wait! God bless Scotland and the Scots, who are about to make an important decision on their full self-government, which concerns them and affects everyone in this post-modern world.

mercoledì 17 settembre 2014

A message from Tocqueville to Scotland

A quote from Tocqueville's famous Democracy in America, to the Scottish people:
It is believed by some that modern society will be ever changing its aspect ; for myself, I fear that it will ultimately be too invariably fixed in the same institutions, the same prejudices, the same manners, so that mankind will be stopped and circumscribed ; that the mind will swing back wards and forwards forever, without begetting fresh ideas ; that man will waste his strength in bootless and solitary trifling ; and, though in continual motion, that humanity will cease to advance.
Tocqueville was one of the few intellectuals with intellectual roots in the eighteenth century, to be at least able to catch a glimpse of the great industrial transformation that began in the nineteenth century. His warning against modern rigidity is still valid. Scottish people, if you really want to mine the status quo, it is time to say Yes to change.
Scotland, have a good vote, tomorrow.
Hope over fear.
 


Omaggio a Piero Baldesi

Il Corriere Fiorentino dedica oggi una bellissima pagina a Piero Baldesi, scomparso pochi giorni fa.
Ho avuto il privilegio di lavorare con lui e per lui alla Scuola di Scienze Aziendali e quindi, nel mio piccolo, unisco la mia preghiera e il mio omaggio.
Dal seno della Provvidenza, continua a benedirci, caro direttore.
Nella Tua scuola i ragazzi imparavano in un anno quelle che nelle università (non solo italiane) non si impara in dieci.
Speriamo che il ricordo di persone come Te, dia una sveglia a tutti.
Riposa in pace, direttore.

* * *
Una bella immagine di Piero Baldesi,
davanti alla sua scuola,
dal sito de La Nazione

martedì 16 settembre 2014

Three little things that may help Scotland




Three little things I came across during this time of work and study in Scotland, that I suggest:
- the Wee Blue Book, a must-read for those who are voting on Thursday;
- an interesting article from The Guardian, quoting Gordon Brown and making me think that the lack of political sincerity, and moral clarity, demonstrated by Londoner elites, is probably the most important single rationale to vote Yes to independence;
- an article full of intelligence, and hope, by a smart young researcher from Fiesole, Davide Morsi, about connection between information and indipendence; a good tip for all, not only for Scotland.



Un commento pre-referendum

Pubblico un commento scritto pre-referendum. In questa notte complicata, in cui la Scozia appare divisa e il risultato finale di difficile gestione politica, ha ancora un senso (NdA, 19/9/2914, h 4.50).



La buona vigilia degli Scozzesi

di Mauro Vaiani*

Edimburgo, martedì 16 settembre 2014


Non sappiamo se il 18 settembre 2014 resterà nella storia e non è possibile prevederlo. Quando sta per succedere qualcosa di veramente nuovo, i sondaggisti fanno fatica a vederlo, perché essi, senza la possibilità di rassicuranti raffronti con le scelte passate dei loro elettori intervistati, sono impotenti.
Più di quattro milioni di scozzesi si sono registrati per questo referendum. Qui usa così: chi vuole votare, deve informarsi e iscriversi prima. E senza dubbio impressionano le storie, pubblicate dal The Guardian non da fogli radicali, che raccontano di persone disoccupate, povere, che hanno deciso di iscriversi dopo anni di silenzio elettorale ed emarginazione politica.
La questione dell'indipendenza è vissuta, principalmente, come una grande speranza di riscatto sociale. Si vuole tutto il potere a un livello territoriale più basso, in modo da poter tentare da soli, con le proprie forze, ciò che da decenni Londra non sa più garantire: una economia locale all'altezza dei tempi; stipendi che consentano ai lavoratori di mantenere se stessi e la propria famiglia; pensioni e welfare dignitosi; ma anche un clima più favorevole all'impresa e all'innovazione, in modo che i giovani laureati non siano costretti ad emigrare a Londra o all'estero. Una società operosa si espone al rischio di cambiare.
Il tema dell'autogoverno della Scozia è complesso e viene da lontano, ma questa campagna elettorale sembra averne onorato l'importanza: due interi anni di dibattito intenso e serrato, a tutti i livelli possibili. Si stima che dell'ultimo pamphlet pro-indipendenza – The Wee Blue Book (che significa: il libretto blu piccino piccino), in gran parte opera dell'irriverente e famoso attivista Stuart Campbell – siano state stampate o scaricate su pc, tablet, smartphone, oltre un milione di copie. Ne esistono – e come poteva essere altrimenti? – anche la versione in lingua gaelica (che sopravvive come lingua parlata dall'1% degli Scozzesi,) e quella audio per i ciechi, ma anche per gli immigrati che non sanno leggere bene l'inglese.
La partecipazione alla campagna è stata impressionante in ogni contea e borgo del paese e ha già colto un successo politico totalmente imprevisto: i tre partiti politici tradizionalmente dominanti – Conservatori, Laburisti, Lib-Dem – hanno promesso che la Scozia finalmente avrà maggiore autonomia. Gordon Brown, ex primo ministro e lui stesso scozzese, ma sino a oggi legato allo status quo unionista, ha pronunciato parole forse tardive, ma chiare: la Scozia, se resta unita all'Inghilterra, avrà niente di meno di un moderno Home Rule, cioè quell'autogoverno pressoché totale che tutte le ex-colonie britanniche hanno, prima o poi, più o meno pacificamente, preteso e infine avuto, dagli Stati Uniti all'Australia.
Gli Scozzesi, una popolazione molto istruita, dotata di un fortissimo senso civico, e non più povera come in passato, si sono quindi preparati a prendere una decisione informata e razionale. Le emozioni ci sono, certo, ma Scozia e Inghilterra non si confrontano su nazionalismi arretrati, “sangue e suolo”. Piuttosto si confrontano su problemi di distribuzione dei poteri e delle relative responsabilità, che riguardano il futuro.
Stiamo per vedere un gigantesco esempio di democrazia deliberativa, che esce dai libri dei teorici della partecipazione politica, per incarnarsi in una cittadinanza attiva, che sta per decidere il proprio futuro politico di comunità locale in un mondo globalizzato.
Che vinca il Sì all'indipendenza, o il No (che però, a questo punto, non significherà più solo qualcosa di negativo, ma l'avvio della cosiddetta devo-max, un altro massiccio trasferimento di poteri), gli Scozzesi – e gli Inglesi, e le altre due nazioni minori del Regno Unito, Galles e Ulster – inizieranno processi politici faticosi e complessi: uffici che si chiudono a Londra e che si riaprono a Edimburgo; tasse e royalties del petrolio del Mare del Nord da ridistribuire; leggi da riscrivere; simboli del potere da cambiare; ambasciate da riorganizzare.
Scozzesi e Inglesi affermano compatti di voler restare entrambi nella NATO, mentre gli atteggiamenti verso l'Unione Europea sono considerevolmente diversi. Tutto dovrà essere ridiscusso, comunque vada.
I dettagli – i dettagli, parola desueta a Roma e forse anche a Firenze! - l'attuazione, le verifiche concrete sul campo, saranno una sfida impegnativa per anni, comunque andrà.
Qualunque sia il risultato, potrebbero davvero uscirne vincitori i cittadini, il loro senso di sovranità e responsabilità, la loro – a nostro parere giusta - pretesa di avere poteri locali, espressi direttamente e controllati da vicino.
Vinceranno, ne siamo certi, almeno nel lungo termine, quel senso critico, quel coraggio, quella capacità – tipicamente scozzesi – di mettere in discussione lo status quo e i suoi luoghi comuni.


* Visitor at the University of Edinburgh - School of Social and Political Science

sabato 13 settembre 2014

Scotland Calling

While in Pisa, boarding to Edinburgh, I hope my Scottish friends might take a chance on themselves. Powerless people finally have the power to change the status quo.

mercoledì 10 settembre 2014

Finalmente la riforma toscana

Lunedì sera, l'8 settembre, invece che goderci la fiera di Prato e le cene delle rificolone nei quartieri di Firenze, eravamo al Circolo Fratelli Rosselli, per quella che potrei chiamare una chiacchierata amichevole - ma impegnata e appassionata - sul lungo, lunghissimo dibattito che ha riguardato la riforma della legge elettorale toscana.
Ci ha invitato Gaspare Polizzi.
Era presente Valdo Spini.
E' intervenuta Stefania Fuscagni, il portavoce dell'opposizione nel consiglio toscano.
C'erano alcune delle persone con cui abbiamo discusso, interagito e lavorato in questi anni: Daniela Lastri, Carlo Fusaro, Antonio Floridia.
Ora che finalmente il parlamento toscano sta discutendo e votando la nuova legge elettorale, si conclude anche la nostra attività di pressione in favore dei piccoli collegi e delle primarie obbligatorie, iniziata nell'ormai lontano 2 febbraio 2011, con il nostro appello della Candelora.
La mancanza di principi, di chiarezza morale, di un pensiero indipendente, in questi anni, si è sentita. I leader toscani non ne escono benissimo, ci pare.
Noi, i cento della nostra piccola compagnia di liberi pensatori riuniti su Facebook, ce l'abbiamo messa tutta.
Chi scrive sa, in cuor suo, di aver fatto il suo dovere.
Abbiamo perso per strada il grande esperimento delle primarie istituzionalizzate - un vero peccato - ma, nessuno si illuda, nel Partito Democratico la richiesta di primarie, anche auto-organizzate, resterà e contagerà anche le altre forze.
Abbiamo ancora collegi troppo grandi - purtroppo - ma almeno la circoscrizione di Firenze è stata divisa in contesti più adatti a una selezione politica dal basso.
La legge che è finalmente arrivata in aula è piena di difetti, ma non alziamo le barricate, né perdiamo la speranza.
Alla prossima battaglia!


* * *

Sul sito del parlamento toscano si può seguire il dibattito sulla nuova legge elettorale toscana


sabato 6 settembre 2014

in difesa morale dei carabineri e della necessità del senso civico

Il carabiniere che ha sparato a Davide Bifolco, uccidendolo, sarà sottoposto a giudizio e pagherà duramente anche il più piccolo errore che gli verrà addebitato.
Spero che questo tragico incidente non si trasformi in una aggressione psicologica e morale contro i nostri carabinieri, che sono - in gran parte del territorio italiano - l'unico corpo che ancora riesce a stare vicino alla gente umile, a chi soffre, a chi subisce.
Ritengo necessaria questa presa di posizione in difesa dei carabinieri, perché sento montare la pericolosa marea di quelli che vogliono esonerare sempre tutto e tutti dalle loro responsabilità.
Cosa che, invece, ai carabinieri è intrisecamente preclusa.
La morte di un giovane è sicuramente terribile.
Tuttavia il popolo napoletano e la cittadinanza non si autoassolvano troppo facilmente.
Non devono forse pagare un prezzo coloro che continuano a montare in due o in tre su un motorino? Coloro che non si fermano all'alt? Non sono anch'essi parte del disastro e dell'abbandono? Non ne sono anch'essi responsabili?
La cultura dell'esonero da ogni responsabilità personale e comunitaria, culturale e territoriale, non ha già fatto abbastanza danni?
Facciamo in modo che questo dolore e il grande impatto mediatico che ha avuto, si trasformino in una riscossa popolare, per la rinascita di un senso civico, di una solidarietà, di una lotta per il riscatto sociale.

venerdì 5 settembre 2014

Tagliare, non impoverire

Solidarietà totale ai dipendenti pubblici che hanno vinto una promozione e chiedono giustamente lo sblocco dei loro - spesso piccolissimi - aumenti. Del resto, sono uno di loro.
Tagliare certamente si può e si deve, ma con criterio.
Si può tagliare anche nel mondo delle forze di sicurezza pubblica.
Si può, per esempio, chiudere definitivamente il corpo forestale dello stato (ci sono già i ventuno corpi regionali).
Si può abolire la guardia di finanza (gli ispettori delle finanze devono bastare).
Si possono separare più nettamente i compiti di carabinieri, polizia, vigili urbani.
Si possono e anzi si devono frenare le nuove assunzioni e l'arruolamento di media-alta dirigenza.
Si possono porre le basi di grandi risparmi, riformando non solo tagliando, ma impoverire e appiattire, no.
Questo non si può.
Non si può più.
Si può - al limite - bloccare o frenare solo chi sta sopra i 2.000 Euro netti al mese, non fa notti, non fa lavori pericolosi o usuranti.
Ricordiamoci e ripetiamolo a voce alta: nel centronord, le famiglie che stanno crescendo un figlio o pagando la prima casa, con meno di 2.000 Euro, SONO DIVENTATE POVERE.
Diamogli più soldi, meno tasse, più servizi, più aiuti per i figli e per la prima casa.
E alla svelta.

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