Ho avuto la possibilità e l'onore di intervenire al seminario sulla riforma elettorale toscana organizzato oggi a Firenze da Marco Manneschi, consigliere dell'Italia dei Valori, presidente della I commissione, Affari istituzionali, del Parlamento toscano.
Ho parlato della nostalgia di un "vaglio", di un processo elettorale che selezioni con maggiore severità la nostra classe politica, i nostri rappresentanti. Tutti vorremmo tornare ad avere dei consiglieri regionali che abbiano dimostrato sobrietà, tenacia, competenza, sul campo, nel tempo, davanti ai media, sotto gli occhi dell'opinione pubblica, capacità evidenti di ascolto, mediazione e sintesi, decisione e realizzazione. Non solo di avere voti. Non solo di avere soldi. Bensì di avere qualità propriamente politiche. Un cursus honorum e meriti politici, non solo immagine, chiacchiere e distintivi.
La nostra opinione pubblica ha una profonda nostalgia di un personale politico autorevole perché indipendente. Indipendenza che può essere garantita solo da persone che si sono conquistate la carica con le proprie forze. C'è un profondo desiderio di essere rappresentati da un personale che non sia stato nominato, o designato, o investito dall'alto, o beneficato dai voti raccolti dai leader massimi, ma che si sia fatto da sé, politicamente parlando. Anche perché solo un tale personale politico può, quando inizia il declino del leader, avere la forza di sostituirlo.
C'è una forte e trasversale richiesta, per fare un esempio preciso, di avere un parlamento toscano capace di opporsi al governatore, se e quando fosse ritenuto necessario. Solo consiglieri regionali che si sono conquistati il proprio seggio con un proprio consenso sul loro territorio potrebbero o potranno, un giorno, decidere di buttare giù il presidente, azzerando anche il proprio incarico, sottoponendosi, con lui o magari contro di lui, al giudizio degli elettori.
Per questo la nostra gente continua a guardare all'America, al mondo anglosassone, dove i politici sono selezionati attraverso un lungo processo, i cui esiti non sono mai scontati, fatto prima di selezioni interne a ciascuna area politica, poi di primarie, infine di elezioni vere e proprie. Si intravede che in quelle società la selezione dei politici è più impegnativa e più esigente. Pare produrre un personale politico non diciamo migliore, ma di certo più efficace, più efficiente, senz'altro maggiormente accountable, costretto a rendere conto.
Sarà un caso che proprio i paesi che hanno una più lunga tradizione elettorale fondata su collegi uninominali, sono anche i più liberi e i più avanzati?
C'è una diversa qualità spirituale, va riconosciuto, nel personale politico selezionato sul territorio da piccoli collegi, in confronti testa a testa, in cui uno vince e gli altri vanno a casa. I candidati di questo tipo di competizioni hanno una marcia in più, perché non si rivolgono solo ai "propri" elettori, alle proprie conventicole e clientele. Si rivolgono a tutto il proprio territorio, all'intero elettorato. La chiave del loro successo non è nella rappresentanza di piccole fazioni, ma nella loro capacità di riscuotere fiducia ben oltre i confini della loro appartenenza politica. Il popolo intuisce questa qualità e, ci pare, la trova desiderabile.
Altro che tornare indietro alle preferenze abolite vent'anni fa!
Né, crediamo, si potranno fermare gli esperimenti di primarie, o il fecondo dibattito su uno statuto pubblico dei partiti. Partiti che, nonostante l'attuale crisi di PD e PDL, la gente vuole che siano pochi e grandi. Non si fermerà, ne siamo sicuri, il cammino verso un tendenziale bipartitismo.
Nemmeno si potrà fermare il processo di allargamento della partecipazione. Un sempre maggior numero di cittadini sovrani vuole decidere non solo fra i diversi partiti, ma anche fra i candidati che i partiti presentano.
Il seminario di oggi, promosso dal gruppo consiliare regionale dell’Italia dei Valori, sul tema “Una riforma elettorale per la Toscana: come restituire il potere ai cittadini”, si è tenuto presso la Sala delle collezioni di palazzo Bastogi, in via Cavour 18, dalle 16.30 fino a oltre le 19, con una vasta e trasversale partecipazione di esperti e politici.
Fra gli altri interventi, ricordiamo quello del prof. Roberto D’Alimonte, che ha difeso la solidità e la credibilità dell'originale sistema di governo che si è creato in Italia con l'elezione diretta dei sindaci e dei presidenti di province e regioni. Ha proposto, come alternativa alle liste bloccate, i collegi uninominali, con un recupero di eletti in rappresentanza delle minoranze, nello stile del "Mattarellum" come funzionava per il Senato nazionale.
Il prof. Alessandro Chiaramonte ha ricordato che le preferenze esaltano particolarismi, clientelismi, spinte centrifughe nei partiti e nelle aree politiche.
Il dott. Antonio Floridia, il responsabile del settore “Ufficio ed Osservatorio Elettorale Politiche per la Partecipazione” della Regione, uno studioso che rappresenta una vera e propria memoria storica dei cambiamenti elettorali in Toscana e non solo, ha ricordato come il sistema delle preferenze sia fonte di costi e instabilità. In altri paesi prevale il collegio uninominale, oppure si adottano filtri che impediscono a piccole minoranze di scegliere gli eletti all'insaputa delle maggioranze.
Tutti i politici che sono intervenuti hanno dimostrato una notevole apertura mentale e una disponibilità al dialogo, che non era scontata e non è parsa rituale.
Vittorio Bugli, del PD, dopo aver rivendicato il successo delle primarie in cui la sua parte politica ha investito con coraggio, ha annunciato la propria disponibilità a discutere dei collegi uninominali o anche di altre soluzioni che possano sancire un rapporto più diretto fra eletti ed elettori. Giuseppe Del Carlo, dell'UDC, ha ribadito la posizione tradizionale del suo partito in favore delle preferenze, ma ha aperto anche a soluzioni uninominali come quella in vigore per le province. Alessandro Antichi, del PDL, ha ricordato il proprio impegno per uno statuto pubblico dei partiti e, pur difendendo le ragioni che hanno portato la Toscana alla attuale normativa, si è mostrato disponibile a discutere a tutto campo, indicando il suo vivo interesse per l'antico e glorioso sistema finlandese della "preferenza obbligatoria".
Gli esponenti dell'Italia dei Valori, che nel Parlamento toscano hanno una posizione centrale e svolgono in questo dibattito istituzionale un ruolo potenzialmente decisivo, hanno dimostrato capacità di ascolto e sensibilità per le ragioni di tutti. L'on. Fabio Evangelisti, il segretario regionale di quel partito, ha parlato di un possibile punto di caduta, un sistema di stile tedesco, dove una parte degli eletti potrebbe essere proposta dagli organi democratici interni dei partiti e un'altra parte potrebbe invece essere selezionata attraverso competizioni sul territorio, in collegi uninominali o comunque molto piccoli.
Ho lasciato il seminario ancora più convinto della necessità di portare avanti l'appello per il superamento delle liste bloccate e per l'uninominale in Toscana. La Toscana potrebbe davvero cogliere una occasione di miglioramento istituzionale e dare un segnale di cambiamento anche alla "palude" romana.
Ho ripensato alle persone che il sistema uninominale ha selezionato nel nostro passato, figure come i senatori Guido Bisori di Prato o Silvano Signori di Grosseto. Erano uomini del territorio e del bene comune, prima che esponenti di partito, e sarebbero stati contenti della nostra discussione di oggi sull'uninominale in Toscana.
* * *
Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
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