Gli amici di Futuro e Libertà di Pisa, con cui collaboro come intellettuale indipendente, mi hanno mandato a rappresentarli in un dibattito televisivo su Telecentro Toscana, visibile sul digitale sui canali 77 e 78.
Il tema principale avrebbe dovuto essere il federalismo fiscale, ma in realtà si è parlato soprattutto della fine del berlusconismo.
Sono intervenuti in studio Consuelo Arrighi (PD), Giovanni Garzella (Pdl), Roberto Sala (Lega Nord), Ernesto Muscatello (API), oltre a chi scrive.
Ha condotto Alessio Giovarruscio.
Sono stato costretto a ricordare ancora il mantra che va ripetuto ogni volta che è possibile, se non ci si vuole perdere nella babele delle chiacchiere, della propaganda, degli slogan delle tifoserie, degli insulti degli ultras.
Questo è ciò che va ripetuto sempre e a tutti: Berlusconi ha avuto in politica un successo inversamente proporzionale a quello ottenuto nella vita, come tycoon, e ha gettato via la sua terza vittoria elettorale.
La politica, forse l'attività umana più dura e più usurante, ha consumato anche lui.
Se continua a rappresentarsi come un perseguitato, allora dimostra una volta di più di essere stato incapace di riformare le strutture che lo aggredirebbero.
Se continua a ripetere che credeva davvero di avere a che fare con la nipote di Mubarak, delle due una: o mente spudoratamente e allora va cacciato; oppure, se dice la verità, merita l'interdizione per una creduloneria e una superficialità che sono incompatibili con la carica che ricopre.
Solidarizzo volentieri con coloro che si oppongono ai moralisti e ai giacobini, ma questa giusta resistenza contro i bigotti, lo devo dire, con Berlusconi non c'entra nulla.
Il potere berlusconiano è stato una forza carismatica e populista, che ha saputo convincere e blandire, comprare e corrompere, impaurire e minacciare. Molto meno cambiare le cose, scalfire lo status quo, ammettiamolo. Abbiamo anche lasciato, in troppi e troppo a lungo, che Berlusconi e la sua corte accumulassero ricchezze e poteri in una misura che è incompatibile con la sopravvivenza di questa fragile nostra Repubblica.
Ora basta.
La chiusura di questo lungo ciclo politico è lunga e faticosa, ma sempre più necessaria.
Manca ancora un ultimo ingrediente, per accelerare la prospettiva del cambiamento, come mi hanno ricordato gli amici del PDL e della Lega anche ieri sera.
Manca una figura alternativa, che si candidi alla successione, che guidi alle elezioni la coalizione civica e liberale necessaria per preparare insieme il dopo Berlusconi.
C'è spazio, per qualcuno di diverso, per qualcosa di nuovo, per l'irruzione di un elemento insperato.
Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
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