Ecco il testo del mio intervento, pubblicato a pagina 12, con il titolo "Uno statuto (e non solo) anti Porcellum":
Collegi uninominali e primarie, per evitare la beffa delle preferenze
di Mauro Vaiani
E' ora il momento in cui il Consiglio regionale toscano deve ridiscutere la propria legge elettorale, per abolire le liste bloccate. C'è la promessa del governatore Rossi. C'è un consenso diffuso attorno ad alcuni principi, che sono stati ricordati da Carlo Fusaro sul Corriere Fiorentino il 4 gennaio scorso. Molti consiglieri regionali, quelli più fortemente radicati nei propri territori, sono determinati ad ascoltare la richiesta di cambiamento che proviene dai loro elettori.
C'è anche l'opportunità, che sia le forze di centrosinistra che quelle che vogliono rinnovare il centrodestra non possono non voler cogliere, di mandare un segnale forte alla palude romana, perché anche lì si provveda ad andare oltre il Porcellum.
Quella elettorale, inoltre, è proprio il tipo di riforma che deve essere fatta a inizio legislatura. Con l'approssimarsi delle elezioni successive, è evidente, tutto diventerebbe più complicato.
A coloro che vogliono ripristinare le preferenze, vorremmo sommessamente ricordare che sono vent'anni che lottiamo per superarle. Il 9 giugno 1991 la maggioranza assoluta dei cittadini italiani si pronunciò per l'abolizione delle vecchie preferenze facoltative all'italiana. Fu abbattuto un sistema che consentiva a ristrette minoranze organizzate di scegliere gli eletti all'insaputa della maggior parte degli elettori. Fu un primo segno di rivolta popolare contro lo strapotere delle fazioni, il clientelismo, la corruzione, gli eccessivi costi e lo scarso rendimento della politica.
Vorremmo invitare a respingere la tentazione di guardare indietro, a quel vecchio rapporto, sempre ambiguo, fra l'eletto e i “suoi” sostenitori, forse i suoi “clienti”, coloro che gli hanno dato la preferenza.
Guardando avanti, invece, vediamo i collegi uninominali, che esaltano la responsabilità dell'eletto rispetto a tutta l'opinione pubblica del suo territorio. Collegi che possono essere coniugati, come accadeva per l'elezione del Senato o come funziona oggi per le province, con regole che consentano l'elezione di rappresentanti anche alle forze in minoranza sul territorio.
Come evitare che i vertici dei partiti catapultino i propri nominati nei collegi uninominali? Approfittando del fatto che proprio il piccolo collegio è uno spazio circoscritto per molti aspetti ideale per le primarie o per altre forme di selezione democratica interna ai partiti. Regole di democrazia interna che dovrebbero essere sancite da uno “statuto pubblico” dei partiti, capace di porre fine agli eccessi di verticismo e alle chiusure oligarchiche delle forze politiche.
Mauro Vaiani
vaiani@unipi.it
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