Nei miei studi di geopolitica sto cercando di capire cosa potrebbero avere in comune la disintegrazione della Somalia, la guerra infinita in Afghanistan, i sanguinosi scontri in Nigeria, i suicidi dei monaci in Tibet, lo scontro fra stato e province in Bolivia, la possibile pacifica indipendenza della Scozia o delle Fiandre, il tentativo di paesi come il Pakistan - ma forse dovrei parlare anche dell'Italia - di uscire dalla propria profonda crisi attraverso storiche riforme federali.
Non è davvero facile, ma è un lavoro affascinante, oltre che una grande benedizione nella mia vita, da cui sto, quanto meno, ricevendo la conferma di una grande e antica verità: più i problemi sono grandi, più la soluzione deve essere cercata nelle piccole cose, nei posti più vicini, nel cuore dell'attimo fuggente.
Come per esempio sta avvenendo in Iran.
I primi che possono e che sono certo faranno qualcosa per evitare l'ennesima guerra fra Persia e Occidente sono gli Iraniani stessi, preparandosi sin da ora ad afferrare la grande occasione che si presenta nella primavera del 2013: le elezioni per scegliere il successore del populista, misogino, omofobo, anti-semita presidente Ahmadinejad. Sempre che qualcosa non accada prima. Le primavere a Teheran non saranno mai più tranquille per il leader supremo Khamenei e per il suo regime clericale, corrotto e fanatico.
Credo profondamente che si debba mantenere, come peraltro sta avvenendo, un serrato controllo internazionale sullo sviluppo delle attività nucleari in Iran e stare pronti, anche militarmente, ma ho fiducia che la Provvidenza guiderà gli Iraniani non verso la guerra, ma verso la libertà.
Intanto sono felice di esser stato testimone, per due volte in pochi giorni, di un tocco di grazia: la marina americana che mette in salvo vite e beni iraniani, soldati americani e marinai iraniani che si abbracciano come fratelli:
http://www.dailymail.co.uk/news/article-2084863/U-S-forces-rescue-Iranian-sailors-just-days-saving-fishermen.html
PS di sabato 14 gennaio 2012:
Mi ha fatto piacere leggere, alla fine di una pensosa e pessimistica corrispondenza del prestigioso http://www.foreignaffairs.com/, una frase in cui si rispecchiano le mie riflessioni e tante speranze per una prossima primavera, anche a Teheran:
"Nothing that the United States or the West can do -- not even war -- will solve the "Iran problem" to its satisfaction. In fact, it's what the United States and its allies don't do that might be the key to the issue -- and what may also give Iranians looking to effect domestic change some badly needed breathing room."
Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
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