Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

sabato 30 luglio 2011

Il profumo del Libano

Nel Cantico dei Cantici, il Libano è il paese da cui scendono le acque più fresche, il vento più profumato, la promessa di felicità, l'amore che ti riempirà la vita.

Vieni con me dal Libano! (Cantico 4:8)

E' stato il Libano il primo paese arabo a vivere una sua primavera, nel 2005, la Rivoluzione dei cedri. Se riuscisse, ancora una volta, a svincolarsi dall'abbraccio mortale di Hezbollah, dal Libano potrebbero arrivare le energie necessarie per dare inizio a una nuova era nel Levante, nell'intero Medio Oriente. Israele e gli Arabi Palestinesi di Gaza e Cisgiordania potrebbero finalmente mettere in atto i compromessi territoriali e politici che sono maturi da tempo. La Giordania e l'Egitto potrebbero rafforzare la propria evoluzione democratica. Migliorerebbero le condizioni di vita dei cristiani e di tutte le minoranze nell'area. Potrebbero aprirsi persino in Siria degli spiragli di transizione nonviolenta verso un regime meno illiberale.

Il re Salomone si è fatto una lettiga
di legno del Libano. (Cantico 3:9)
 
Il Tribunale Speciale per il Libano, istituito dalle Nazioni Unite, ha indagato a lungo sull'attentato di S.Valentino del 2005, in cui perse la vita, insieme con altre decine di concittadini, il politico e imprenditore Rafic Hariri, uno dei protagonisti della ricostruzione del paese dopo la guerra civile. Sul sito del Tribunale compaiono i nomi e le foto dei quattro principali accusati di quel crimine efferato.

Gli accusati godranno di un processo giusto, qualcosa che la loro parte politica, l'islamofascismo, ha sempre negato a tantissime persone musulmane, cristiane ed ebree, alle donne e agli omosessuali, alle vittime del loro terrorismo e della loro violenza politica e militare.

Seguo questa vicenda con partecipazione, grazie anche alle preziose note di Mustapha, il blogger di Beirutspring.com.

Il trionfo della verità e della giustizia sarebbe l'acqua che potrebbe restituire al Libano il vigore necessario per proseguire il suo difficile cammino verso la libertà, la riconciliazione, lo stato di diritto, la pace interna e con i suoi vicini.

Tu sei una fontana di giardino,
una sorgente d'acqua viva,
un ruscello che scende giù dal Libano. (Cantico 4:15)

Nell'agosto del 2006, nel bel mezzo degli attacchi missilistici di Hezbollah contro la Galilea e della dura risposta militare di Israele, volli a tutti i costi andare a Gerusalemme. Nonostante la guerra, alcuni degli eventi del World Gay Pride, soprattutto quelli dedicati alla riconciliazione fra fede e omosessualità, non erano stati cancellati.

Mai in vita mia, neppure nella dissoluzione jugoslava o nella Russia post-sovietica, ero andato così vicino a una guerra. Non ricorderò però tanto i momenti di paura, quanto un paio di serate passate, in un piccolo bar gay di Gerusalemme, a bere qualcosa e a chiacchierare con arabi ed ebrei profughi della Galilea distrutta dai missili di Nasrallah, con gay arabi ed ebrei in fuga dal fondamentalismo e dall'omofobia, con persone di fede ebraica, musulmana e cristiana, in cerca di libertà e rispetto.

Insieme, in pace, felici, anche se solo per poche ore, nascosti in un bar. Noi, ne sono convinto, in quei momenti, eravamo un seme di speranza, noi eravamo il Libano, noi eravamo il Medio Oriente che vive e che sarà.

Sposa mia, le tue labbra stillano miele,
miele e latte sono sotto la tua lingua;
l'odore delle tue vesti è come l'odore del Libano. (Cantico 4:11)

Sposo mio, le tue gambe sono colonne di marmo,
fondate su basi d'oro puro.
Il tuo aspetto è come il Libano,
superbo come i cedri. (cfr Cantico 5:15)

* * *

giovedì 28 luglio 2011

Continuiamo a premere sui legislatori toscani

Dal Parlamento toscano oggi è uscito un comunicato stampa che contiene una buona notizia: ci stanno ascoltando. Continuiamo ad alzare la voce, per una nuova e buona legge elettorale toscana uninominale, per una politica migliore, che costi di meno.

Eccovi un estratto:
Firenze – Via libera a un progetto condiviso che, nell’arco di alcune settimane, metterà a punto una prima proposta in materia di riduzione dei costi della politica, nuova legge elettorale e revisione del ruolo e delle funzioni del Consiglio. A deciderlo, oggi pomeriggio, tutti i capigruppo e il presidente del Consiglio regionale, Alberto Monaci, presente anche Gianni Salvadori, assessore delegato ai rapporti con l’assemblea.

Leggi tutto alla fonte (http://www.consiglio.regione.toscana.it , acceduto il 28/7/2011)

mercoledì 27 luglio 2011

Monta qui che vedi Lucca

Monta hi ttu vedi Lucca
Monta hi la vedi tutta


Fra le tante sfumature di questo modo di dire toscano, c'è anche il significato di un invito, come sempre ironico e autoironico, a stare attenti a non pretendere cose impossibili e comunque a non esagerare.

Eppure oggi Lucca sta per diventare il simbolo di qualcosa di assolutamente possibile.

Un drappello - non importa quanto piccolo - di cittadini impegnati, sia di ispirazione democratica, che di ispirazione liberale, possono fare delle elezioni comunali del 2012 un momento emblematico per il rinnovamento della politica locale, regionale e forse anche nazionale.

Sia la parte democratica, che la parte liberale, possono e allora devono prepararsi alla scelta dei loro candidati alla carica di sindaco attraverso delle primarie. Potrebbero e quindi dovrebbero farle in contemporanea, magari a tappe, quartiere per quartiere, frazione per frazione. E' l'ora di finirla di essere liberali, o democratici, solo a parole!

Per i democratici sarebbe la conferma di un processo di cambiamento già avanzato. Per la parte civico-liberale, per il mondo che fa riferimento al popolarismo europeo, per il centrodestra, le primarie sarebbero una coraggiosa prima volta e un modo per reagire a una situazione di divisione, crisi, arretratezza culturale e politica.

Una selezione dal basso dei candidati a sindaco ispirerebbe coraggio e freschezza nella vita della città.

La competizione farebbe emergere non solo il prossimo sindaco, ma anche una serie di volti nuovi, una nuova generazione di leader per la comunità.

La bellezza delle primarie e la sportività della competizione uninominale diventerebbero un incoraggiamento al legislatore toscano, affinché sia fatta la promessa riforma elettorale uninominale per il consiglio regionale, con la cancellazione delle odiate liste bloccate, senza il ritorno delle vecchie clientelari preferenze.

Lucca potrebbe dare una sveglia alla Toscana e la Toscana a sua volta potrebbe dare una sveglia a Roma, perché si taglino i costi della politica e si dia il via alla competizione per un ampio rinnovamento delle elite dirigenti.

Restiamo in contatto, prepariamoci ad agire. E' il momento giusto, per cambiare.




domenica 24 luglio 2011

Pace per un'anima in pena

I'm a gambling man
Many losing hands are in my fate
Memories will mar my minds


I will be laughed by Gods
But my favourite losing game
will always be betting on love

* * *

Ho giocato con le parole di "Love is a losing game" per rendere omaggio a Amy Winehouse, la cantante scomparsa ieri. In Toscana si sarebbe detto di lei che era un'anima in pena, ma ora, ne siamo sicuri, ha trovato la sua pace. E noi abbiamo il cuore pieno di gratitudine per ciò che questa artista ci ha donato. Rest in peace, Amy.


* * *

Questa autoironica artista diceva delle sue donne nude tatuate:
«Mi sento più uomo che donna. Però non sono lesbica. Non prima di una sambuca comunque».
(Cfr http://qn.quotidiano.net/primo_piano/2011/07/24/549731-winehouse_unamorte_maledetta.shtml)

* * *

mercoledì 20 luglio 2011

Fino allo sfinimento

Va ridetto, ripetuto, ricordato,
fino allo sfinimento:
primarie a Lucca,
uninominale in Toscana,
tagli a Roma.
Questo è il momento,
questa è la sfida,
questo è ciò che si può fare,
qui, ora, con le nostre forze, insieme.
Chi ne è convinto come noi e vuole fare la differenza,
entri in rete con noi.


Approfondimenti:

Il momento della risolutezza


Monta qui che vedi Lucca

Ammaliamoci di libertà: Virus Lucca

Un Leone per Lucca 2012?

Segue...


venerdì 15 luglio 2011

Unire e rinnovare i nostri Comuni, dal basso


 

Il Tirreno ha pubblicato il 15 luglio 2011 un mio intervento sulla possibilità che i cittadini facciano da sé le riforme necessarie, a cominciare dall'unificazione dei piccoli comuni.


Comuni più forti, attraverso l'iniziativa civica, dal basso

di Mauro Vaiani



Le grandi riforme sono ancora lontane, in questa Italia bloccata, però c'è qualcosa che i cittadini possono fare, da soli, da subito, spontaneamente, a “Costituzione e legislazione invariate”: ci si può impegnare per il rafforzamento del nostro primo primo governo, quello più vicino a noi tutti, le nostre amministrazioni comunali.
Segnaliamo, dalla Toscana, l'esempio di alcuni importanti movimenti spontanei per l'unificazione dei comuni troppo piccoli o che frammentano l'amministrazione di territori che avrebbero invece bisogno di una gestione unitaria.
Uno di questi movimenti è nato all'Elba. L'isola toscana, con un territorio di circa 223 kmq, conta in tutto circa 30.000 abitanti ed è divisa in ben otto comuni. L'iniziativa può essere seguita su questo sito: http://www.comuneunicoelba.com.
Un'altra di queste iniziative si sta sviluppando nel Casentino toscano, il cui territorio si estende per ben 826 kmq, ma abitato da meno di 50.000 abitanti. Attualmente è diviso in 13 comuni, che già amministrano molti servizi unitariamente attraverso la Comunità Montana del Casentino. L'iniziativa sul comune unico del Casentino ha una pagina su Facebook.
Dibattiti dello stesso tenore stanno avviandosi anche in altri territori toscani che sentono il bisogno di un governo comunale unitario e più forte: fra i comuni dell'Amiata; nel Valdarno; nel comprensorio sciistico dell'Abetone; nell'alta Val di Bisenzio; nel Mugello.
Di questa opportunità, precisiamolo, non si discute solo in territori rurali o montani, ma anche nelle conurbazioni: anche a Scandicci e Sesto Fiorentino, per esempio, si parla di unificazione con il comune di Firenze, per fare subito, dal basso, quella città metropolitana di cui si parla da ormai vent'anni e la politica non riesce a far uscire dal suo mondo insopportabilmente irreale, fatto solo di annunci e grida, progetti incompiuti e lettere morte.
L'unificazione dei comuni in realtà più ampie e adatte ai nostri tempi ha il merito di avere un carattere bipartisan e di incontrare un sostegno trasversale. La natura partecipativa del processo è garantita dall'art. 133 della Costituzione, che prevede che queste proposte di modifica delle circoscrizioni comunali siano sottoposte al vaglio di referendum popolari.
Come fanno queste iniziative, ci si chiederà, ad avere ragione del campanilismo? Attraverso una riflessione che a ben vedere somiglia parecchio alla scoperta dell'acqua calda. Già oggi i nostri comuni sono, nella quasi totalità dei casi, non solo in Toscana, delle “comunità” territoriali che riuniscono diversi “borghi”, cioè frazioni, borgate, località, parrocchie.
Ciascun “borgo” è, per il cittadino, la prima dimensione, quella in cui ci si riconosce in una piazza, in un parco, in una scuola, in un cimitero. E' certamente il “borgo” la prima realtà di vita, oltre che la prima identità da difendere.
Tuttavia, come i cittadini di un quartiere naturalmente sanno di essere parte di una città, anche gli abitanti di un piccolo paese comprendono che il loro borgo è parte integrante di una comunità territoriale più ampia.
Se il proprio borgo è inserito entro una amministrazione comunale più forte, certi obiettivi di buongoverno sono più facilmente raggiungibili. Al contrario, i cittadini sanno bene quante frazioni minori e di confine sono neglette e abbandonate in comuni troppo piccoli e gracili.
L'unificazione spontanea dei piccoli comuni, va da sé, è anche un modo semplice e concreto per ridurre i costi della politica. Porta automaticamente alla riduzione del personale politico. Comuni più grandi e più forti non avrebbero inoltre più bisogno di comunità montane, comprensori, circondari o di altre forme di enti e autorità intermedie.
Se ne sta accorgendo, riconosciamolo, il governo toscano, con il presidente Rossi e l'assessore Nencini, che stanno includendo nel loro progetto di riforma degli enti locali, degli incentivi all'unificazione vera e propria fra piccoli comuni. Unificazione, ribadiamolo, non la già sperimentata formazione di “unioni”, che, per quanto siano strutture utili e snelle, restano sempre un ente terzo e sovraordinato, che si aggiunge a quelli già esistenti.
Se avranno successo, questi movimenti dal basso provocheranno una importante riduzione del numero degli attuali 287 comuni toscani, 135 dei quali hanno meno di 5.000 abitanti.
Da ultimo, ma non per importanza, annotiamo anche il fatto che in una Toscana meno frammentata, con alcune decine di comunità locali più forti, diventerebbe ancora più attuale e realistica la storica battaglia per l'abolizione delle province.






Leggi anche un mio precedente intervento sul tema, del 2008, apparso allora su Pratoblog

Vedi l'articolo sul Tirreno:
http://iltirreno.gelocal.it/livorno/cronaca/2011/07/15/news/i-movimenti-spontanei-batteranno-i-campanili-4619954

mercoledì 13 luglio 2011

E' il momento della risolutezza

Mai le nostre aspirazioni politiche sono state così ampiamente condivise da cittadini di sinistra, centro, destra e indipendenti.
Le primarie, il sistema elettorale uninominale, la riduzione dei livelli di governo, le riforme federali, le liberalizzazioni, sono, oggi più di sempre, temi trasversali, che possono unire un paese troppo lacerato e aiutarci a licenziare una classe politica che ha fatto il suo tempo.
La parte democratica si lascia contaminare dai valori liberali.
La parte liberale fa propria la rivoluzione democratica del nostro tempo, che allarga tutte le elite, include le differenze, moltiplica le opportunità.
Ciascuno, sul suo territorio e al suo livello, deve fare la sua parte.
Per noi di Toscana Insieme,  per questo pugno di concittadine e concittadini della Toscana che hanno sempre creduto nelle riforme, è il momento della risolutezza.
Non molliamo sull'uninominale, quella che possiamo fare noi qui in Toscana, per l'elezione del nostro consiglio regionale.
Non molliamo sulle primarie, quelle che sia il centrosinistra che il centrodestra devono fare, cominciando a prepararle da subito, per scegliere i loro candidati sindaci per le elezioni comunali di Lucca della prossima primavera 2012.
Non molliamo sull'integrazione dei comuni in comprensori-comunità, nel rispetto dell'autonomia dei territori, delle identità locali, della volontà popolare.
Non molliamo sull'abolizione delle province, che devono essere tolte dalla Costituzione, in modo che ogni regione possa decidere da sola come gestire la cooperazione fra i propri comuni.
Non molliamo sul completamento della riforma federale, che consiste nell'abolizione e non nello spostamento dei ministeri nazionali, nell'abolizione delle prefetture, nella cancellazione di ogni tipo di organo statale che ancora si occupi di materie che sono state devolute alle regioni.
Il tempo è galantuomo, un elettorato sempre più informato e sensibile ci sta dando ragione.
E' un tempo in cui qualcosa può cambiare, cominciando da noi stessi.
E' il nostro tempo, godiamocelo.

Messaggio diffuso oggi attraverso la mailing list Toscana Insieme, uno strumento al servizio dell'alternativa civico-liberale (Nda) 

sabato 9 luglio 2011

The verge of independence

Il Sud Sudan è da oggi, sabato 9 luglio 2011, uno stato indipendente.
Le memorie dei suoi intellettuali e le dichiarazioni dei suoi leader ci raccontano una semplice ma importante verità. Non siamo di fronte all'affermazione dell'autogoverno di una madreterra o di una patria, ma alla nascita di un nuovo contesto federale per molte nazioni e territori diversi.
Un nuovo ordinamento, si spera, più democratico e più rispettoso dei diritti umani, delle tradizioni locali, della libertà religiosa.
L'intero Sudan avrebbe potuto diventare una federazione? Forse, se non fosse stato travolto dalle ideologie nazionalsocialiste, dalle paranoie dell'islamofascismo, dalla sete di potere delle elite stanziate a Khartum.
Ora tocca al Sud animista e cristiano provarci, da solo, in un contesto più limitato, con un numero più circoscritto di territori e nazioni.
Auguri!

L'indipendenza è, per i territori, ciò che per gli individui è la libertà, una necessità talmente evidente da poter essere chiamata naturale, normale, o anche provvidenziale.
E' una esigenza incomprimibile, tanto meno nella globalità e nella socialità contemporanea, in cui è sempre meno accettabile, per masse crescenti di cittadini attivi, che così tanti stati moderni siano ancora delle vere e proprie "prigioni di popoli".


Molti degli stati artificiali moderni dovranno rifondarsi sul federalismo fra i territori e sulla libertà per gli individui e le loro formazioni sociali, oppure affrontare drammatici processi di disintegrazione che tuttavia, personalmente, nei miei studi, non esito a definire salutari.

La CNN ha scelto, per raccontare questo evento, una espressione curiosa e leggermente ambigua: the verge of independence.

La parola inglese "verge" rappresenta sia la speranza, che la paura, che la grande fatica, tanti sentimenti che si mescolano e che attendono tutti i protagonisti al varco di questo evento.

Ci siamo divertiti a estrarre da un dizionario inglese online alcuni degli usi possibili della parola "verge":

ciglio
bordo
sponda franosa
soglia (dell’adolescenza)
punto (di morte)
orlo (della bancarotta)
confine sfiorato (del ridicolo)


Un pochino perfido il titolista della CNN, vero?


Per noi intanto continua la riflessione che avevamo abbozzato nei nostri studi universitari degli anni '90, continuato negli anni 2000 e che ora cercheremo di portare a termine nel dottorato di Geopolitica: la disintegrazione può essere speranza, nel mondo globalizzato, Disintegration can be Hope.



venerdì 8 luglio 2011

Mentre tutto passa, noi restiamo liberali

Berlusconi e il suo "Mini-Me" dal volto umano, Alfano, si autoaffondano. Formigoni-Firmigoni ci appare sfigurato. Anche Tremonti è irriconoscibile, sembra quasi Scajola, o forse Verdini.

Del Popolo della Libertà resterà poco più che il ricordo delle sue ragazze ragazze (come la Minetti) e dei suoi velini (come il Capezzone).

Mentre tutto passa, noi restiamo dove siamo sempre stati, dalla nostra parte civica e civile, ancorati ad autentici valori liberali:

Signor Presidente, care colleghe e cari colleghi, ritengo che per il credente la sua vita appartenga a D-o. Chi non ha la fortuna di avere la fede è convinto che la sua vita appartenga a lui stesso. Ma su una cosa entrambi concordano: nessuna persona o gruppo di persone ha il diritto di interferire nel rapporto fra loro e la loro vita.

Così, alla Camera, Antonio Martino, ex ministro, tra i fondatori di Forza Italia, economista liberista, intellettuale liberalconservatore. Si sta discutendo il mostruoso progetto di legge sui trattamenti obbligatori da infliggere alle persone morenti imprigionate negli stati vegetativi artificiali.

martedì 5 luglio 2011

Vita dura per chi è costretto a essere più berlusconiano di Berlusconi

Imbarazzante giustapposizione, sul sito del Popolo della Libertà, di due comunicati alquanto diversi:

BERLUSCONI: La norma sul Lodo Mondadori e' giusta ma la ritiriamo
05 luglio 2011 ore 17:50


SACCONI: La norma sulle condanne di risarcimento e' corretta ed equilibrata
05 luglio 2011 ore 14:27


No comment needed.

PS

No, forse un commento da raccomandare, su questa squallida vicenda, c'è: è quello di Oscar Giannino, una delle poche persone che continuano a essere un punto di riferimento per la parte politica di animo liberale, liberista, libertario, oltre che, per noi Toscani, libertino.

lunedì 4 luglio 2011

Provando e riprovando

Il Phd-Plus dell'Università di Pisa, la serie di appuntamenti universitari più brillante e stimolante a cui abbia mai partecipato, si è chiusa oggi con un incontro con Fabrizio Capobianco, il presidente fondatore di Funambol.

Ci ha raccontato la sua vita, le sue origini valtellinesi, i suoi studi in un collegio universitario a Pavia, la sua emigrazione nella Silicon Valley, i suoi successi, che sono, ha spiegato, frutto degli sbagli e degli insuccessi, da cui ha saputo imparare.

"Fail Fast" è uno dei motti americani che lo ha aiutato a crescere, a rischiare, a guadagnare: fai rapidamente ciò che credi giusto, mettiti alla prova fino in fondo; se hai sbagliato, prima te ne accorgi, prima puoi correggerti e ripartire in una nuova direzione o con nuove modalità.

Segnalo un post dai blog di Capobianco, che si intitola "Fallito? No, esperto", dove si racconta una piccola ma importante verità sull'America: in quella grande società aperta si accetta di rischiare e innovare di più, proprio perché si accetta la possibilità di fallire; chi ha fallito, se fa tesoro della sua esperienza e sa comunicare al prossimo ciò che ha imparato dagli sbagli del passato, è, anche agli occhi degli investitori, non solo del vicinato o del pubblico, più credibile di prima, perché ha fatto una esperienza concreta, da cui nasceranno cambiamenti e miglioramenti reali. Un atteggiamento  "Win-Win", da cui dovremmo tutti trarre maggiore ispirazione, noi che viviamo in una società segnata da eccessi di diffidenza, pessimismo, apatia.

Questo post è anche il mio omaggio, oltre che a questa bella iniziativa della mia Università, all'Independence Day degli Stati Uniti d'America, che cade proprio oggi, lunedì 4 luglio.

E' singolare e direi anche emblematico che questo nostro corso Phd Plus, voluto dal prorettore vicario all'innovazione del nostro Ateneo, Paolo Ferragina, che era cominciato con le lezioni di un personaggio straordinario come Ray Garcia, si chiuda con questa testimonianza di Fabrizio Capobianco, che riecheggia un motto antico, "Provando e riprovando", inventato proprio in Toscana dagli allievi di Galileo Galilei che fondarono l'Accademia del Cimento.

Un antico motto toscano riecheggia nello spirito americano. Non c'è da meravigliarsene, visto che i Founding Fathers conoscevano bene le libertà comunali e repubblicane della nostra terra, la nostra civiltà rinascimentale, la scienza galileiana.

Avevano scienza e coscienza dell'intima connessione fra libertà e intrapresa, fra innovazione e ricchezza. Vorrei dire, un po' provocatoriamente ma non poi così tanto, che si tratta di uno spirito che noi abbiamo smarrito, mentre che gli emigranti che lo hanno portato oltre Atlantico hanno saputo invece conservare.

Che ci appartiene e che dobbiamo riscoprire, prima di tutto dentro noi stessi.

sabato 2 luglio 2011

Contro lo status quo, non solo a parole

Aggrego qui alcune riflessioni sulla necessità di lottare, diuturnamente, testardamente, non solo a parole, contro lo status quo.
Intanto confesso la mia sorpresa nell'apprendere, dal Corriere della Sera di oggi, che in Italia vivono 13.000.000 (tredici milioni) di persone che hanno una pensione superiore a 1.400 Euro mensili, cioè al mio stipendio universitario, che è nettamente inferiore. So che molti di loro hanno pagato fior di contributi, in vecchie lire, per la loro pensione, né di certo auspico che siano rimessi in discussione i loro diritti acquisiti.
Tuttavia consentitemi di essere amareggiato perché in questo paese si continua a tassare, penalizzare, scoraggiare il lavoro. E a giudicare dall'aria che tira, anche questa legislatura si chiuderà e ben poco si sarà fatto per incoraggiare l'innovazione, la fondazione di nuove imprese, chi volesse lavorare di più, chi volesse emergere dal nero.
Siamo un paese molto ricco, certo, altrimenti non ci sarebbero i soldi per pagare così tante pensioni superiori agli stipendi. I soldi per le pensioni ci sono, come magistralmente sintetizza Oscar Giannino in un suo recente post. E, senza fare macelleria sociale, ma attuando vere riforme, si troverebbero i soldi anche per tassare meno il lavoro e, di conseguenza, restituire un po' di ossigeno a quella parte del paese, di cui faccio parte anch'io, che soffre e arriva a fatica alla fine del mese.
Sono ormai più di vent'anni che aspettiamo autentiche riforme liberali e il completamento del federalismo.
Persino le parole che esprimono il nostro bisogno di riforma, liberalismo e federalismo, si sono ormai sputtanate in questa lunga attesa. Eppure, anche se ci dovesse costare ciò che resta di questa nostra breve vita, non dobbiamo demordere.
Tante prediche liberali e tante promesse federaliste sono state solo parole, è vero, ma noi non siamo stati liberali e federalisti solo a parole.
E avremo ancora, insieme a una nuova generazione di leader veri, campioni locali, scelti dal popolo e per il popolo, con le primarie e con sistemi elettorali maggioritari e uninominali, qualche altra seria occasione in cui dimostrare ciò che valiamo.

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