Il Sud Sudan è da oggi, sabato 9 luglio 2011, uno stato indipendente.
Le memorie dei suoi intellettuali e le dichiarazioni dei suoi leader ci raccontano una semplice ma importante verità. Non siamo di fronte all'affermazione dell'autogoverno di una madreterra o di una patria, ma alla nascita di un nuovo contesto federale per molte nazioni e territori diversi.
Un nuovo ordinamento, si spera, più democratico e più rispettoso dei diritti umani, delle tradizioni locali, della libertà religiosa.
L'intero Sudan avrebbe potuto diventare una federazione? Forse, se non fosse stato travolto dalle ideologie nazionalsocialiste, dalle paranoie dell'islamofascismo, dalla sete di potere delle elite stanziate a Khartum.
Ora tocca al Sud animista e cristiano provarci, da solo, in un contesto più limitato, con un numero più circoscritto di territori e nazioni.
Auguri!
L'indipendenza è, per i territori, ciò che per gli individui è la libertà, una necessità talmente evidente da poter essere chiamata naturale, normale, o anche provvidenziale.
E' una esigenza incomprimibile, tanto meno nella globalità e nella socialità contemporanea, in cui è sempre meno accettabile, per masse crescenti di cittadini attivi, che così tanti stati moderni siano ancora delle vere e proprie "prigioni di popoli".
Molti degli stati artificiali moderni dovranno rifondarsi sul federalismo fra i territori e sulla libertà per gli individui e le loro formazioni sociali, oppure affrontare drammatici processi di disintegrazione che tuttavia, personalmente, nei miei studi, non esito a definire salutari.
La CNN ha scelto, per raccontare questo evento, una espressione curiosa e leggermente ambigua: the verge of independence.
La parola inglese "verge" rappresenta sia la speranza, che la paura, che la grande fatica, tanti sentimenti che si mescolano e che attendono tutti i protagonisti al varco di questo evento.
Ci siamo divertiti a estrarre da un dizionario inglese online alcuni degli usi possibili della parola "verge":
ciglio
bordo
sponda franosa
soglia (dell’adolescenza)
punto (di morte)
orlo (della bancarotta)
confine sfiorato (del ridicolo)
Un pochino perfido il titolista della CNN, vero?
Per noi intanto continua la riflessione che avevamo abbozzato nei nostri studi universitari degli anni '90, continuato negli anni 2000 e che ora cercheremo di portare a termine nel dottorato di Geopolitica: la disintegrazione può essere speranza, nel mondo globalizzato, Disintegration can be Hope.
Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
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