Vieni con me dal Libano! (Cantico 4:8)
E' stato il Libano il primo paese arabo a vivere una sua primavera, nel 2005, la Rivoluzione dei cedri. Se riuscisse, ancora una volta, a svincolarsi dall'abbraccio mortale di Hezbollah, dal Libano potrebbero arrivare le energie necessarie per dare inizio a una nuova era nel Levante, nell'intero Medio Oriente. Israele e gli Arabi Palestinesi di Gaza e Cisgiordania potrebbero finalmente mettere in atto i compromessi territoriali e politici che sono maturi da tempo. La Giordania e l'Egitto potrebbero rafforzare la propria evoluzione democratica. Migliorerebbero le condizioni di vita dei cristiani e di tutte le minoranze nell'area. Potrebbero aprirsi persino in Siria degli spiragli di transizione nonviolenta verso un regime meno illiberale.
Il re Salomone si è fatto una lettiga
di legno del Libano. (Cantico 3:9)
di legno del Libano. (Cantico 3:9)
Il Tribunale Speciale per il Libano, istituito dalle Nazioni Unite, ha indagato a lungo sull'attentato di S.Valentino del 2005, in cui perse la vita, insieme con altre decine di concittadini, il politico e imprenditore Rafic Hariri, uno dei protagonisti della ricostruzione del paese dopo la guerra civile. Sul sito del Tribunale compaiono i nomi e le foto dei quattro principali accusati di quel crimine efferato.
Gli accusati godranno di un processo giusto, qualcosa che la loro parte politica, l'islamofascismo, ha sempre negato a tantissime persone musulmane, cristiane ed ebree, alle donne e agli omosessuali, alle vittime del loro terrorismo e della loro violenza politica e militare.
Seguo questa vicenda con partecipazione, grazie anche alle preziose note di Mustapha, il blogger di Beirutspring.com.
Il trionfo della verità e della giustizia sarebbe l'acqua che potrebbe restituire al Libano il vigore necessario per proseguire il suo difficile cammino verso la libertà, la riconciliazione, lo stato di diritto, la pace interna e con i suoi vicini.
Tu sei una fontana di giardino,
una sorgente d'acqua viva,
un ruscello che scende giù dal Libano. (Cantico 4:15)
una sorgente d'acqua viva,
un ruscello che scende giù dal Libano. (Cantico 4:15)
Nell'agosto del 2006, nel bel mezzo degli attacchi missilistici di Hezbollah contro la Galilea e della dura risposta militare di Israele, volli a tutti i costi andare a Gerusalemme. Nonostante la guerra, alcuni degli eventi del World Gay Pride, soprattutto quelli dedicati alla riconciliazione fra fede e omosessualità, non erano stati cancellati.
Mai in vita mia, neppure nella dissoluzione jugoslava o nella Russia post-sovietica, ero andato così vicino a una guerra. Non ricorderò però tanto i momenti di paura, quanto un paio di serate passate, in un piccolo bar gay di Gerusalemme, a bere qualcosa e a chiacchierare con arabi ed ebrei profughi della Galilea distrutta dai missili di Nasrallah, con gay arabi ed ebrei in fuga dal fondamentalismo e dall'omofobia, con persone di fede ebraica, musulmana e cristiana, in cerca di libertà e rispetto.
Insieme, in pace, felici, anche se solo per poche ore, nascosti in un bar. Noi, ne sono convinto, in quei momenti, eravamo un seme di speranza, noi eravamo il Libano, noi eravamo il Medio Oriente che vive e che sarà.
Sposa mia, le tue labbra stillano miele,
miele e latte sono sotto la tua lingua;
l'odore delle tue vesti è come l'odore del Libano. (Cantico 4:11)
Sposo mio, le tue gambe sono colonne di marmo,
fondate su basi d'oro puro.
Il tuo aspetto è come il Libano,
superbo come i cedri. (cfr Cantico 5:15)
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