Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
giovedì 23 aprile 2015
Porte strette, ma aperte
In tutto il mondo, in tutti i mari, ci sono persone che s'imbarcano a loro rischio e pericolo, in cerca di una altra opportunità.
Ci sono sempre state.
Ci siamo già dimenticati dell'Exodus del 1947?
Non abbiamo accolto - anche noi, qui, in Toscana, nelle nostre parrocchie - dei «boat people» che fuggivano dal Vietnam alla fine degli anni settanta?
Lo ricordava bene Emma Bonino, sui media italiani, in questi giorni, dopo l'ecatombe di domenica scorso.
Chiudere gli occhi non serve.
Possiamo appellarci ai media internazionali, perché alimentino una campagna dissuasiva, ma non basterà.
La mera repressione militare - anche quando venisse realizzata - non riuscirà a fermare l'arrivo di clandestini.
Sia chiaro che i rifugiati politici e bellici non sono, se non marginalmente, parte dei flussi illegali attraverso il Mediterraneo di cui si discute oggi.
Il vero problema sono i migranti economici, per i quali occorre una politica nuova, costruita in collaborazione con i governi locali dei paesi del Mediterraneo.
Non c'è bisogno di alcuna nuova guerra, ma solo di accordi con le autorità locali più credibili - che ci sono, anche in Libia, Mali, Eritrea, Somalia.
Le regioni italiane, la Toscana più di altre - anche se l'Europa non fosse d'accordo, come probabilmente sarà, nonostante l'impegno di Renzi - possono aprire la porta a molte di queste persone, prima che esse si gettino in pasto ai pesci.
A molte, non a tutte - questo per chi scrive su questo blog è ben chiaro.
Allora facciamolo.
Andiamo lì e apriamo in Africa, in Medio Oriente, in Turchia, i necessari centri di informazione, riconoscimento, registrazione, concessione di visti.
Creiamo un circuito virtuoso di immigrazione legale per i migranti economici, che sono la maggior parte delle vittime del Canale di Sicilia.
Sono intimamente certo che, dopo aver creato nuove porte, strette, ma aperte, avremo anche maggiore forza politica e chiarezza morale per fermare le partenze clandestine e per rimpatriare gli illegali.
Sì a una politica anti-proibizionistica e legalitaria, anche su questo drammatico versante.
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