Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

domenica 19 aprile 2015

Ennesima ecatombe nel Canale di Sicilia


Aggiungiamo anche la nostra flebile voce a quella di tante persone che ancora credono nella comune dignità umana e nei doveri della nostra condizione, non solo nei diritti.
Ci sono alcune cose ragionevoli che l'Italia, la regione autonoma della Sicilia, Malta, la Tunisia, i governi provvisori della Tripolitania e della Cirenaica, possono fare subito, con l'aiuto delle organizzazioni regionali e internazionali di solidarietà, Vaticano e ONU compresi.
Non importa essere tutti d'accordo.
Non importa essere d'accordo su tutto.
Non occorrono cifre molto più grandi di quelle che già oggi si spendono nel sorvegliare il Canale di Sicilia.
I funzionari dell'Unione Europea che si occupano di migranti dai loro comodi uffici della Frontex, a Varsavia, potrebbero forse, attraverso questo sforzo ragionevole, recuperare un po' di credibilità.
Queste cose sono già state dette da cittadini ed esperti tunisini, maltesi, italiani e libici: andatevi a rileggere i contributi di Giacomo Fiaschi su Facebook, oppure a riascoltare i podcast di Radiomigranti - a cura di Andrea Billau - su Radio Radicale, oppure a ripercorrere il lavoro sociale e politico di una persona come Mercedes Frias.
Nonostante le loro differenze politiche e culturali, queste persone convergono su almeno un punto chiave: in Eritrea, in Etiopia, in Sud Sudan, in Azawad (Nord Mali), nel Fezzan (Libia), in Egitto, in Tripolitania, in Cirenaica, in Tunisia, occorre creare dei punti di accoglienza, dove migranti e rifugiati possano valutare con le nostre autorità la loro possibilità di venire legalmente nell'Unione Europea, mentre i loro risparmi e la loro salute sono ancora consistenti, prima che essi cadano preda dei trafficanti di schiavi, o almeno quando ancora non tutto è perduto.
Basta retorica, basta lacrime di coccodrillo, basta demagogia, basta inganni e auto-inganni.
Creiamo questi centri di accoglienza in Africa, d'accordo con le autorità locali, ovunque possibile.
Subito.

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