Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

sabato 18 dicembre 2010

Un focolare toscano

Neve in piazza dei Miracoli a Pisa
Venerdì 17/12/2010
Per gentile concessione
di Mario Cimino
Spero che ieri non abbiate sofferto troppo, non ci abbiate rimesso troppo denaro, siate riusciti a tornare a casa, in questa nostra Toscana impazzita per una nevicata, nemmeno poi così eccezionale, peraltro più che annunciata.
La Toscana è finita a terra come un pugile suonato, come ha scritto il mio amico Mario Lancisi nel suo bel editoriale sul Tirreno di oggi.
Stamane sono a Prato, nel popolare borgo di Mezzana, dove vive mia madre.
Sono sceso in strada e ho fatto due chiacchiere con i pochi che stamani erano a spalare il proprio vialetto e a pulire il proprio marciapiede. Pochi, troppo pochi: qualche anziano, qualche immigrato, pochissimi giovani.
Come mai così poche persone a fare il minimo richiesto alla civile convivenza in un buon vicinato, in un sabato mattina, dopo una nevicata come quella di ieri?
Ho sentito dei miei vicini, persone di una certa età, che per cinquanta anni sono stati pendolari del treno. Non si raccapezzano di come la neve di ieri abbia potuto paralizzare le ferrovie.
Tutti siamo sconvolti per il disastro logistico e organizzativo delle società che hanno in concessione le autostrade e le superstrade.
I mezzi pubblici su gomma si sono fermati ovviamente ancora prima dei treni e delle autostrade.
A sera, purtroppo, si è fermato a Firenze anche il costosissimo gioiello della tramvia.
Non solo nelle periferie, ma persino nei centri storici tutto si è bloccato.
Stavolta è mancata anche la protezione civile nazionale e chissà perché, dopo che troppi poteri sono stati accentrati a Roma, in troppe poche mani, in un paese come il nostro in cui il governo pure si proclama, a parole, tanto "federalista", la cosa non mi stupisce affatto.
Non è stata solo una caporetto dei servizi pubblici. Anche i privati hanno fatto fatica, come dimostrano le storie che da stamani sentire raccontare o leggerete sulla stampa toscana, a cominciare da quella del "rifugio" che i Gigli di Campi Bisenzio hanno allestito per la notte per un centinaio di persone rimaste isolate per la neve nel cuore della Piana metropolitana.
Ancora una volta ci siamo resi conto del generale declino del buon senso, della diligenza, della prudenza.
Sapete una cosa? Non mi rassegno.
Per prima cosa sostengo volentieri il governatore Rossi e il sindaco Renzi, nella loro rabbia, nel loro impegno per cercare di rimediare ai disastri di ieri, nella loro promessa di far accertare almeno qualche responsabilità.
Qualcuno, nelle alte ma anche nelle medie sfere delle aziende e degli enti che hanno in gestione i servizi e le infrastrutture toscane, dovrà pur pagare. Così come hanno già pagato l'operaio che ieri ha dovuto scappare dalla fabbrica a metà giornata, il trasportatore che stanotte non ha potuto consegnare il giornale o il latte, l'impiegato che non ha potuto finire il suo orario d'ufficio, l'artigiano che ha perso la riparazione e la commessa.
Inoltre, voglio tenere acceso un focolare toscano, in questa oscurità.
Non possiamo mollare.
Non possiamo arrenderci al menefreghismo.
Non possiamo più tollerare l'abbandono e il disprezzo in cui degradano i nostri beni pubblici e che minacciano i nostri beni privati.
Dobbiamo reagire.
Come?
Ho qualche idea in proposito e ne parlerò presto, proprio qui su questo blog e nella mailing list Toscana Insieme.

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