Firenze - Pisa, martedì 14 dicembre 2010
Rivisto giovedì 16 dicembre 2010
Pubblicato sul Corriere Fiorentino venerdì 17 dicembre 2010
Rivisto giovedì 16 dicembre 2010
Pubblicato sul Corriere Fiorentino venerdì 17 dicembre 2010
Gli sconosciuti decisivi
Non può e non deve meravigliare che il destino del IV governo Berlusconi sia stato deciso da un pugno di persone, dalle loro felice gravidanze o dai loro problemi di salute, dai loro tormenti interiori o dal loro cedere a tentazioni ben più materiali. Drammatiche battaglie, combattute all'ultimo voto sono eventi inevitabili, e salutari, in qualsiasi assemblea parlamentare. Per quanto siano stati “nominati” dai leader dei loro partiti, i parlamentari restano persone: la loro libertà, anche quella di essere dei “voltagabbana”, è incomprimibile e l'imprevedibile è sempre in agguato.
Essersi salvato in extremis, è per Berlusconi un giusto contrappasso. La sua temporanea permanenza in carica, ma credo anche il suo declino politico, vengono certificati secondo le regole di quella vecchia repubblica parlamentare che, in oltre quindici anni di impegno politico diretto, ha sempre disprezzato senza essere mai stato capace di riformare.Maggior rammarico, invece, suscita la certezza che il pugno di sconosciuti, a lungo indecisi e infine decisivi, che hanno tenuto la ribalta della scena politica in queste ultime settimane, non renderanno mai conto a nessuno del loro operato. Non essendo stati selezionati da primarie o consultazioni di partito, non essendo espressione di un territorio circoscritto, non essendo stati votati dai cittadini, deputati come l'ex democratico Massimo Calearo, l'ex dipietrista Domenico Scilipoti, il finiano pentito Giampiero Catone, entrano nella storia politica del paese, ma i cittadini sovrani non avranno mai la possibilità di premiarli o punirli per la scelta che hanno compiuto.
Una legge elettorale come il Porcellum, pessima anche per tempi normali, si rivela insopportabile in un momento di drammatico scontro politico. Cambiarla è necessario e la politica toscana, che non deve mai dimenticare che la legge elettorale nazionale si è ispirata ai difetti della nostra legge regionale, può e deve dare un segnale, mettendo mano alla revisione, intanto, delle proprie norme. Bene ha fatto il governatore Rossi a ribadire, in queste ultime ore, il suo impegno in tal senso.Dobbiamo tornare al più presto a quei collegi uninominali, che sono il miglior giudice naturale possibile dell'operato di un parlamentare; che hanno fatto la storia delle grandi democrazie anglosassoni; che hanno fatto evolvere positivamente l'Italia liberale; che anche nella prima repubblica hanno dato buona prova, nel sistema elettorale del Senato e delle province; che furono scelti dal popolo con i referendum dei primi anni '90; che stavano rapidamente migliorando il rapporto fra cittadini ed eletti, fino a che non furono proditoriamente abbandonati, nel 2005, da Berlusconi, ma anche da Fini e Bossi, e da Casini soprattutto, con una scelta miope, che ha minato la credibilità e l'autorevolezza del personale politico.
Mauro Vaiani
vaiani@unipi.it
vaiani@unipi.it
Nessun commento:
Posta un commento