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Il testo integrale dell'intervento apparso sul Tirreno
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Più memoria, più Toscana, contro le preferenze
di Mauro
Vaiani
Nelle
trattative in corso a Roma per raggiungere un compromesso accettabile
su una nuova legge elettorale, si avverte una pericolosa mancanza di
memoria sul disastro storico delle preferenze. E si sente anche la
mancanza del contributo toscano: avere già avviato la riforma
elettorale regionale, avrebbe potuto facilitare il dibattito
nazionale.
Non
possiamo permetterci di dimenticare i guasti economici
e sociali provocati dal sistema delle preferenze facoltative
all'italiana. Quel sistema contro cui la maggioranza assoluta dei
cittadini della Repubblica si è ribellata, votando per la sua
abolizione nei referendum del 1991 e del 1993.
L'enormità
della spesa pubblica improduttiva e le dimensioni del debito pubblico
italiano sono eredità
diretta del sistema politico in cui, mentre la maggioranza dei
cittadini votava semplicemente il simbolo di uno dei partiti, piccole
minoranze organizzate in clientele elettorali sceglievano i membri di
un parlamento consociativo. La fedeltà dei pochi, all'insaputa dei
molti, veniva ricompensata con favori personali e diretti, votati a
schiacciante maggioranza dal trasversale “partito unico della spesa
pubblica”.
Le
liste bloccate sono orribili, e
vanno eliminate, ma le preferenze sono anche peggio. A ricordarci gli
effetti del rapporto clientelare fra l'eletto e i suoi elettori
fidelizzati con la preferenza, dovrebbero essere d'aiuto gli arresti
dei signori delle preferenze e il disastro di tutte le regioni e
città i cui amministratori sono ancora scelti con quel vecchio
sistema.
Qui si
torna alla mancanza di
Toscana, dopo la mancanza di memoria.
La
Toscana si è salvata dai disastri politici che hanno colpito dalla
Lombardia al Lazio, dal Piemonte alla Sicilia, anche
grazie all'abolizione delle preferenze, insieme con la
sperimentazione, in collegi piccoli, delle primarie.
Per
consentire alle maggioranze degli elettori di un partito di scegliere
i propri uomini, e per permettere, in un secondo momento, a ciascun
partito di presentarsi su un territorio unito attorno al proprio
campione locale, c'è una sola strada maestra: collegi piccoli e
primarie istituzionalizzate. Il dibattito toscano è arrivato molto
avanti su questo e, se venisse ripreso con coraggio, qui, oggi,
magari prima delle ferie di agosto, potrebbe ancora contribuire a una
riforma elettorale
nazionale più avanzata.
Forse non è
troppo tardi, per difendere la memoria della storica rivolta italiana
contro le preferenze e per mantenere la promessa toscana di una
riforma elettorale regionale da fare prima e meglio di quella
nazionale.
Mauro Vaiani
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