La guerra nella modernità globalizzata non si può vincere.
David Grossman, quando scrisse il suo bel libro del 2014 intitolato "La guerra che non si può vincere" parlava dello stato di Israele e delle comunità arabo-palestinesi, ma qualcosa del genere, più avanza la globalizzazione, più diventa vera per tutti.
La Russia non potrà mai in alcun modo sottomettere l'Ucraina e anche se la radesse al suolo e costringesse non due milioni ma venti milioni di Ucraini all'esilio, la Federazione russa guidata da Putin incasserebbe tali contraccolpi da uscirne dissolta.
Allo stesso modo l'Ucraina, una volta sopravvissuta all'invasione, non potrà mai più riprendersi il Donbass, le repubbliche di Lugansk e Donetsk, la repubblica di Crimea.
In modo analogo, l'Etiopia non riuscirà mai più a sottomettere definitivamente il Tigrè (Tigray), l'Arabia Saudita non riuscirà a domare lo Yemen del Sud, il governo di Brasilia non riuscirà a terminare la colonizzazione dell'Amazzonia, la Cina postcomunista non riuscirà a riprendersi Taiwan con la forza.
Sono solo degli esempi, che ci servono per evocare la grande trasformazione che ci aspetta, l'età della disintegrazione, la necessaria decentralizzazione universale.
I teorici della mobilitazione sociale lo dicono almeno dagli anni Sessanta: in un mondo globalizzato, con la popolazione di tutto il pianeta fortemente interconnessa, con una diffusa capacità di accedere a notizie, immagini, letture, simboli e concetti, l'obbedienza diventa man mano la risorsa più scarsa e ogni forma di concentrazione di potere è destinata a declinare.
Karl Deutsch scrisse che fra tante utopie e distopie che si sono rivelate fallaci, ce n'è un tipo speciale, destinata a rivelarsi la più improbabile, in verità la più utopista, cioè irrealizzabile, di tutte. Si tratta di quella che suggerisce che il mondo possa restare com'è stato fino a oggi (Deutsch, Karl W., 1970 - Politics and Government : How People Decide Their Fate - p. 391).Siamo nel XXI secolo e pare che le grandi potenze, i grandi media, le grandi multinazionali, le grandi istituzioni internazionali siano dominate da persone con la testa prigioniera del XX secolo.
Questa guerra è già durata 18 giorni, a oggi, domenica 13 marzo 2022. Sono già troppi.
Una guerra che non si può vincere è persino peggio di una guerra che nessuno voleva.
Non può che finire e finirà.
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