Ripetiamolo, ripetiamolo, ripetiamolo: il tanto atteso segnale Milano ce lo ha mandato, forte e chiaro.
Congratulazioni al mite e serio Giuliano Pisapia, il nuovo sindaco di Milano.
Trovo provvidenziale ed emblematico che i Milanesi abbiano scelto un competente giurista, come strumento per dire all'intera Repubblica e anche oltre, che le regole, la diligenza, il civismo, sono cose importanti. Più importanti delle ragioni della propria parte. Più importanti del destino personale dei capi, leader carismatici compresi. Più importanti degli affari degli ammessi all'inner circle berlusconiano e delle opere della propria compagnia. Più importanti persino del consenso popolare conquistato sul campo: non si è legittimati a restare al potere, non importa quanti voti si prendono, se non si sono rispettate le regole elettorali, capito Firmigoni?
Più in generale, sono felice che queste belle competizioni uninominali per l'elezione dei sindaci, specie quando sono precedute dalle primarie, dimostrino la vitalità di una democrazia in cui sempre più cittadini si sentono e si comportano come il vero sovrano della propria comunità.
Ne traggo l'incoraggiamento a portare avanti la mia campagna perché l'uninominale diventi il metodo di elezione anche di altre importanti cariche, come i nostri consiglieri regionali.
* * *
Alcuni postscriptum, così, tanto per levarsi qualche sassolino dalla scarpa:
La fine del berlusconismo era già iniziata e i lettori di questo blog lo sapevano. Già l'anno scorso, alle regionali, il centrodestra se la cavò solo grazie ad alcuni protagonisti nuovi, tutti postberlusconiani: Cota in Piemonte; la Polverini nel Lazio; Scopelliti in Calabria. Si salvò un centrodestra fatto, almeno a parole, di federalismo al nord, di assistenzialismo al centro, di voglia di riscatto meritocratico al sud. Il berlusconismo no, anzi mostrava chiaramente le prime crepe. Già allora, si era perso dietro alla Minetti; era ostaggio delle faide interne a un PDL già condannato al fallimento; era condannato dalla forse lenta ma sicura presa di coscienza popolare che il berlusconismo aveva perso la propria innocenza.
Sono convinto che la chiusura di questo ciclo politico sia una cosa seria e il rinnovamento sarà davvero profondo. Sarà anche un cambiamento completo di facce, di voci, di linguaggi. Con Berlusconi se ne andranno tutti coloro che, grazie a lui o contrapponendosi a lui, hanno condiviso il proscenio degli ultimi vent'anni, D'Alema, Tremonti, Fini, Casini e Vendola compresi.
Milano ha davvero spesso ragione... Mi considero, con una piccola dose di presunzione, un milanese d'adozione. Anch'io ho avuto l'onore e la fortuna di migliorarmi come persona e come lavoratore, grazie a un anno vissuto e lavorato a Milano. Amo e ammiro la nostra capitale liberale. A coloro che gioiscono oggi per la vittoria di Giuliano Pisapia, ricordo umilmente che Milano era avanti a noi e ci guidava anche quando questa straordinaria città sceglieva negli anni settanta (notare questa data e quelle che seguono) il socialdemocratico Aldo Aniasi, interprete di quello che avrebbe dovuto diventare il vecchio PCI; negli anni ottanta sceglieva il socialismo moderato e temperato di Carlo Tognoli, che rappresenta ciò che avrebbe potuto essere il craxismo; negli anni novanta scelse Marco Formentini, e non Nando Dalla Chiesa, scommettendo che il leghismo avrebbe potuto produrre autentiche riforme liberali e federali; negli anni novanta scelse Gabriele Albertini, che ha rappresentato quanto di meglio era emerso dal magma delle energie liberate dal carisma del primissimo Berlusconi. Scusate se ve lo dico, ma credo sinceramente che Milano avesse ragione anche allora. Proprio come ha avuto ragione oggi, nello scegliere la mitezza e la compostezza di un democratico civico e indipendente, scelto dal basso, attraverso le primarie, sulla base di una grande carriera soprattutto professionale, come l'avvocato Giuliano Pisapia.
* * *
Post Postscriptum
Non ho resistito a rubare questa citazione al mio amico Giovanni Fontana, dal suo Distanti Saluti:
Leonardo
– Eppure era ovvio: Mike Bongiorno, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini erano gli unici veri coordinatori del PdL. Morti loro, crolla tutto.
Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
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