Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

lunedì 11 aprile 2011

Per un'assemblea di persone libere ed eminenti

Rilanciamo integralmente un intervento di Gianfranco Pasquino apparso tre giorni fa sul Velino. Una voce che si unisce al nostro impegno per avere in Toscana i collegi uninominali per l'elezione del nostro consiglio regionale (Nda, lunedì 11 aprile 2011)

Roma, 8 apr (Il Velino) - “Una grande e libera assemblea di uomini eminenti non può essere collocata al centro di una società senza modificarla. Deve migliorarla. Deve insegnare alla nazione ciò che non sa”. Oggi, saremmo politicamente corretti e, anche se le donne parlamentari in Italia continuano ad essere una percentuale molto limitata - all’incirca il 20 per cento -, correggeremmo “uomini” con “persone”, ma quanto scritto dall’eminente studioso inglese Walter Bagehot nel 1867 (cito dall’edizione italiana: La Costituzione inglese, Il Mulino 1995, p. 143) rimane assolutamente significativo. Certo, potremmo affermare: altri tempi, altro Parlamento, altro sistema elettorale (maggioritario in collegi uninominali, di cui Bagehot fa l’elogio), altri uomini. Detto tutto questo, il senso di scoramento di fronte alle modalità di funzionamento della Camera dei deputati e del Senato e di fronte ai comportamenti dei parlamentari italiani non scomparirebbe affatto. Il problema non è soltanto di stile, anche se è fuor di dubbio che esiste un declino complessivo della qualità del ceto parlamentare italiano. Non può in nessun modo essere affrontato e risolto attraverso quella riforma dei regolamenti parlamentari che, grazie alle sue apparenze di tecnicità, non viene mai né esplicitata né dibattuta abbastanza, ma che, per lo più, viene intesa nella prospettiva di dare maggiore potere al governo nei confronti del Parlamento, a cominciare dalla sua stessa maggioranza, spesso indisciplinata, qualche volta raccogliticcia, raramente affidabile, che è visibilmente la situazione attuale. Trova un unico inizio di soluzione nel cambiamento delle modalità di selezione dei parlamentari. Ed è qui che entra sulla scena il collegio uninominale.

Sì, lo so che, comunque, a meno che vengano introdotte primarie obbligatorie per tutti i partiti, le candidature continueranno ad essere decise dai partiti e dai loro dirigenti. So anche che molti collegi uninominali italiani avrebbero un vincitore designato e, spesso, paracadutato, vizio al quale porrebbe immediato e definitivo rimedio il requisito della previa residenza. Collegi blindati esistono anche, seppur, in misura limitata, sia in Gran Bretagna sia negli Usa, ma, in entrambi i sistemi politici sono, in sostanza, gli elettori che scelgono i parlamentari. Essendone consapevoli, i parlamentari guarderanno in misura variabile, ma concreta, anche alla rappresentanza, che non è solo localismo, degli interessi del loro collegio. Il punto più delicato rimane, però, quello che Bagehot suggerisce magistralmente in poche parole: l’assemblea parlamentare deve operare per migliorare la società che la esprime, per insegnare. Misurato con il criterio della loro capacità di insegnare alla società per migliorarla, il fallimento dei parlamenti italiani del dopo-1994 appare, anche alla luce delle più recenti risse, ma soprattutto ascoltando la povertà dei dibattiti, in tutta la sua drammaticità. Camera e Senato sono sicuramente rappresentativi della società italiana e pongono la parola fine sull’illusione che la società civile sia migliore della politica che gli eletti esprimono. I parlamentari non hanno nessuna idea su che cosa insegnare alla società, su come migliorarla. La riflettono e ne amplificano i difetti; esercitano un effetto diseducativo.

La maggior parte dei parlamentari fanno, non quotidianamente vista la bassa frequenza delle sedute, delle loro aule “bivacchi” di persone interessate esclusivamente alla loro rielezione. Cercano, quindi, da un lato, il modo per rendersi utili in maniera spesso platealmente servile a chi li ha selezionati e ha il potere di ricandidarli, dall’altro, mirano ad ottenere il massimo di visibilità mediatica. Allora, mandare un “vaffa” al presidente della Camera, aggredire l’assistente che batte le mani per una parlamentare disabile impossibilitata a farlo in prima persona, scaraventare giornali e schede in segno di scherno e/o di disappunto sono comportamenti consapevoli e mirati. Anzi, in non poche osterie della Valle Padana, sono comportamenti politicamente redditizi. Naturalmente, contribuiscono ad aizzare l’antipolitica e a diffonderla. Invece di insegnare e migliorare la società la confermano nelle sue opinioni e nei suoi atteggiamenti più deprecabili. La barbarie non abita esclusivamente nel Parlamento italiano. È diffusa anche in troppi altri luoghi della società. “Mandare a casa i mascalzoni”, che è la motivazione più significativa dell’alternanza nella versione praticata nei paesi anglosassoni, potrebbe anche essere liberatorio. Purtroppo, lo scioglimento del Parlamento e nuove elezioni non garantiscono affatto che i prossimi parlamentari, con tassi di rielezione che si avvicinano all’80 per cento, saranno migliori, a meno che una nuova legge elettorale produca maggiore competitività e incertezza. Fatta e festeggiata l’Italia, è ancora lunghissima la strada per fare, non soltanto gli italiani, ma, in special modo, parlamentari decenti.

(Gianfranco Pasquino) 8 apr 2011 14:45

Fonte:
http://www.ilvelino.it/articolo.php?Id=1331934
(acceduto lunedì 11 aprile 2011)

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