9/11 10th Anniversary Remembrance at Camp Darby Source: http://www.usag.livorno.army.mil/ |
In occasione del decimo anniversario dell'11 settembre, ho partecipato a una commemorazione pubblica, che si è tenuta stamane a Camp Darby, la base americana vicino a S.Piero a Grado, fra Pisa e Livorno. Ho accettato con gioia l'invito, perché desideravo, anche a nome del mio Dottorato in Geopolitica e del prof. Maurizio Vernassa, partecipare al ricordo dell' 11 settembre 2001. Un sentito ringraziamento a Chiara Mattirolo e all'intero ufficio stampa della base, per il loro cortese interessamento.
A Camp Darby, in cui sono entrato per la prima volta, ho trovato la consueta cura per gli spazi pubblici, attenzione e gentilezza, quel piacevole miscuglio di efficienza e informalità che caratterizza spesso un ambiente americano e che tante volte vorremmo saper realizzare anche dalle nostre parti.
Nella chiesetta mi sono unito a una folla eterogenea, composta da militari americani e italiani, da civili che lavorano alla base, da pochi esterni. E' stato suonato, per primo, l'inno della Repubblica Italiana, e poi quello americano. Sono state ricordate le vittime del terrorismo di tutte le nazionalità, i caduti italiani e americani nelle lunghe e terribili guerre che sono state combattute in questi anni, le tantissime vittime innocenti di tutti i conflitti.
Il giovanissimo comandante della base, il Liutenant Colonel Kevin Bigelman, nel suo breve e sobrio speech, ha voluto umilmente ricordare che oggi ci siamo riuniti per ricordare e pregare, mentre spetta alla politica - e alla scienza e alla storia della politica - esprimere giudizi, correggere i tanti errori, indicare nuove soluzioni per il futuro.
Queste sue parole mi hanno fatto immediatamente ripensare a un buon articolo su questi dieci anni di guerra al terrore, scritto con umiltà, dote che anche in geopolitica ha il suo significato, con un senso di sano realismo, con rispetto per chi è morto o ha sofferto, da George Friedman su Stratfor, di cui segnalo volentieri il link.
Durante la preghiera abbiamo acceso tre candele, una per ricordare, una per portare conforto, un'altra per invocare speranza.
Abbiamo ringraziato la Provvidenza, per tutte le persone, neighbors, friends and strangers who brought to our troubled lives solace and clarity of purpose.
Non nascondo che mi sono un po' commosso. In fondo, per me personalmente, questa cerimonia è stata anche un modo per fermarmi a riflettere su dieci anni di lavoro universitario, di impegno civile e politico, di crescita intellettuale e - soprattutto - spirituale.
Che D-o benedica tutti noi e ci confermi nel nostro impegno, prima di tutto, per la libertà.
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