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mercoledì 8 giugno 2011

La vera lezione del Belgio

Questo finesettimana i referendum italiani e l'Europride potrebbero far passare inosservato un anniversario di una qualche importanza: il Belgio vive da un anno senza governo e, per quanto possa sembrare sorprendente, se la sta cavando benissimo.

Venerdì si compirà un anno dalle ultime elezioni politiche federali del Belgio, che si tennero il 10 giugno del 2010, un anno nel corso del quale le forze politiche non sono riuscite a formare un nuovo governo.

I due maggiori vincitori delle elezioni dell'anno scorso, i socialisti della Vallonia e i nazionalisti delle Fiandre, non hanno ancora trovato un compromesso attorno ai temi che stanno a cuore alle due comunità principali che costituiscono la federazione, quella vallone e quella fiamminga. I nazionalisti fiamminghi puntano verso un ulteriore smantellamento dello stato federale, in favore dell'autogoverno locale. La Vallonia, che è economicamente più debole e teme di perdere importanti sussidi pubblici federali, è molto tenace nella difesa dello status quo.

La vera lezione di questo anno senza governo in Belgio è, a nostro parere, per il nostro punto di vista liberale e federalista, molto confortante: delle comunità locali forti ed efficienti, come sono quelle che costituiscono il regno federale del Belgio, in un contesto di pace e libertà, come è quello garantito dai trattati europei e atlantici, non hanno poi un gran bisogno di un governo centrale.

Il precedente governo, guidato dal premier Yves Leterme, è nel frattempo rimasto in carica per gli affari correnti. Non avendo più i pieni poteri, non ha potuto far altro che tenere i conti in ordine e lasciare l'economia libera di agganciarsi alla ripresa economica tedesca e internazionale. Un classico caso liberale in cui è stato meglio, per un paese, essere governato di meno.

Quello del Belgio potrebbe essere un utile ammaestramento, per tanti politici nostrani, che parlano da vent'anni di federalismo, ma intanto lasciano gonfiare a dismisura i poteri centrali, ovviamente quelli da essi occupati. Fra di loro anche quelli che una volta lottavano per abolirli, i ministeri centrali, e che invece oggi lanciano campagne (meramente propagandistiche) per spostarli da Roma verso il loro mitico Nord.

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Alcuni siti, meno conosciuti, per seguire lo strano caso del Belgio, che vive meglio senza un governo centrale:

http://www.brusselsjournal.com/

http://crisisinbelgium.blogspot.com/


Una interessante conversazione, che si è tenuta presso un media cinese di lingua inglese, fra il diplomatico Didier Vanderhasselt e i politologi Marco Martiniello dell'Università di Liegi e Dave Sinardet della Università di Anversa:

http://english.cri.cn/8706/2011/06/03/2861s640937.htm

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1 commento:

  1. Intanto sono passati altri due mesi e gli amici di Phastidio.net - come al solito brillanti - ci segnalano che, in ogni caso, sarebbe meglio che il Belgio sciogliesse alcuni dei nodi politici che lo paralizzano. Qualcuno dovrà pur occuparsi della deriva del suo debito pubblico: http://phastidio.net/2011/08/03/forza-belgio/

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