In questo giorno di Santa Lucia siamo stati informati dalla stampa ufficiale, con un articolo di anticipazioni a firma di Ilvo Diamanti, che la popolazione della nostra Repubblica sarebbe sempre più presidenzialista. Nello stesso giorno, si badi, veniamo informati che è intenzione del governo Draghi-Speranza di prolungare per altri tre mesi lo stato d'emergenza... C'è da riflettere, secondo noi.
Il presidenzialismo godrebbe di un consenso superiore all'80% nel centrodestra, ma maggioritario anche al centro, nel centrosinistra, tra gli elettori indipendenti.
Il nostro mondo civico, ambientalista, autonomista, che non ha al momento accesso ai grandi media obbedienti allo status quo, ha il dovere assoluto di mettersi di traverso.
Il presidenzialismo, persino negli stati di diritto in cui è più rigidamente regolato, è una concentrazione inaccettabile di potere e di ricchezze. Se poi l'elezione diretta del capo del potere esecutivo insiste su un territorio ampio, essa è giocoforza governata dallo strapotere dei media. Il cittadino comune viene spogliato di ogni residua influenza sul destino della propria comunità e quindi della propria vita. Gli esempi della Francia, degli Stati Uniti, del Brasile dovrebbero indurre spavento, non solo prudenza.
Essere cittadini non può e non deve ridursi a scegliere, ogni cinque anni, il podestà meno peggio tra quelli che sono stati scelti dalle elite al potere.
Il nostro impegno contro l'avvento di un podestà d'Italia deve quindi intensificarsi. Tutte le forze che hanno a cuore il destino della Repubblica delle Autonomie personali, sociali, territoriali, devono metterci più coraggio e più energia.
In Italia, in particolare, il presidenzialismo sarebbe un disastro: una colata di ferro su uno stato già prefettizio, su partiti verticisti e lideristi, su amministrazioni centralizzate, su servizi pubblici privatizzati e in mano a ristrette elite, su autonomie locali già fortemente minate da decenni di austerità economica e bulimia legislativa.
Il presidenzialismo in Italia sarebbe l'eterno ritorno del vizio d'origine del nostro stato, il centralismo autoritario.
Non sarebbe solo il riaffacciarsi del mortifero centralismo prima nazionalista e poi fascista. Sarebbe molto peggio, perché diventerebbe un "commissariato" pronto ad agire in sinergia con il centralismo tecnocratico europeo e con i rulli compressori della globalizzazione.
Non siamo più negli anni Ottanta, quando avevamo partiti veri, un parlamento formato da leader locali, una moneta locale, una stampa plurale. Non siamo più nel 2001, quando una generazione di leader locali era pronta a iniziare la transizione verso uno stato federale. Non siamo più nel 2016, quando abbiamo sconfitto in extremis il centralismo autoritario immaginato dalla riforma Boschi-Renzi-Verdini.
Stiamo entrando nel 2022, con pochissimi uomini al comando di un potere che, con la scusa dell'emergenza sanitaria, è sempre più concentrato e incontestato. Siamo in un momento oscuro, in cui il parlamento è impotente e non abbiamo una legge elettorale decente con cui rinnovarlo. Tutti sembrano al momento in ginocchio davanti a Mario Draghi, che sembra una persona equilibrata, ma lo sono tutti quelli che gli stanno intorno? Lo saranno quelli che accumulano potere sotto la sua ala protettiva?
Le nostre classi dirigenti sono, per di più, eccessivamente subalterne a ciò che è stato deciso in sede di Unione Europea. L'Unione stessa a sua volta è legata mani a piedi a poteri globali opachi. Vi sembra normale che un intero continente si sia affidato, per affrontare la crisi pandemica, praticamente a un solo fornitore di farmaci, a Pfizer?
Vi sembra possibile, in queste condizioni, una discussione serena sulla forma di governo?
No al presidenzialismo, che sarebbe solo la quintessenza del centralismo.
Alla presidenza della Repubblica sia eletta una persona capace di garantire la Costituzione e gli Statuti che già abbiamo. La scelta di una figura che non ci garantisse una capacità di equilibrio notarile, sarebbe eversiva.
Per coloro che volessero approfondire la magnitudo del pericolo che il centralismo rappresenta, raccomandiamo di ripassare le riflessioni sul tecnofascismo di Pier Paolo Pasolini. Dobbiamo resistere, ora e sempre, contro la massificazione, la distruzione delle diversità, la cancellazione delle nostre comunità e delle nostre identità.
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