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lunedì 6 dicembre 2021

Cinque anni di lavoro per l'autonomia della Toscana - Non era certamente l'inizio e non è che il principio

 

 

Cinque anni fa un largo mondo civico, ambientalista, autonomista della Toscana partecipò con generosità alla lotta per la difesa della Repubblica delle Autonomie (personali, sociali, territoriali).

Non era di certo l'inizio del nostro lavoro e non era altro che il principio.

Nel 2016 si doveva fermare l'assurda pretesa di trasformare l'Italia in una sorta di Turchia (con una sola camera, un solo partito, un solo podestà). Nel referendum del 4 dicembre 2016, la riforma Renzi-Boschi-Verdini fu bocciata e anche civismo, ambientalismo e autonomismo toscani dettero una mano. 

Non vincemmo, in Toscana, anzi la nostra fu una delle sole tre regioni in cui vinse il renzismo centralista, insieme con Emilia-Romagna e Trentino-Sudtirolo. Tuttavia inchiodammo il progetto di "schiforma" costituzionale al 52% (si veda il grafico di fonte ANSA).

Piantammo dei semi di ripensamento e iniziammo una più consapevole resistenza anticentralista, in coerenza con principi e valori autonomisti che erano già coltivati da almeno un trentennio (per chi fosse curioso di approfondire questo lungo lavoro, invitiamo a frugare negli archivi di Radio Radicale o anche, più modestamente, in quelli di questo blog Diverso Toscana).

Cinque anni dopo la vittoria anticentralista nel referendum del 2016, possiamo tentare un bilancio.

C'è qualche luce nell'oscurità. Oggi esiste OraToscana, una rete di attivisti e amministratori civici, ambientalisti, autonomisti, impegnati in una critica serrata e matura del centralismo e dell'autoritarismo italiano, europeo e globalista. Esistono consiglieri comunali civici, ambientalisti e autonomisti eletti in diversi comuni toscani. E' nata, anche grazie ad alcuni autonomisti toscani, Autonomie e Ambiente (AeA), una rete politica che riunisce le migliori energie politiche territoriali. La sorellanza di AeA è impegnata per la Repubblica delle Autonomie e per un'Europa delle regioni, dei territori, dei popoli. Siamo più strettamente connessi con le radici dell'autonomismo europeo, quello della Carta di Chivasso e di Bruno Salvadori. Siamo, oggi come sempre e più di sempre, anticolonialisti e internazionalisti. Siamo stati, anche noi toscani, con le nostre liste civiche, ambientaliste e autonomiste, come Un Cuore per Vecchiano, tra i primi interpreti di un moderno localismo e di un avanzato territorialismo. Il nostro movimento civico, ambientalista, autonomista può giocare un ruolo importante. Possiamo contribuire a eleggere una nuova generazione di leader locali.

Poi ci sono molte ombre. Il pensiero unico centralista e autoritario è ancora largamente egemone, come la gestione della pandemia ha dimostrato anche ai più sprovveduti. Intere forze politiche toscane hanno tagliato le proprie antiche radici autonomiste, quasi rinnegando i cinquant'anni di autonomia della Regione Toscana e dimenticando l'impegno di figure come Lelio Lagorio, Gianfranco Bartolini, Vannino Chiti. I primi pionieri dell'autonomia toscana, che avevano tenuto in vita la "questione toscana" sin dai tempi dell'infausto plebiscito dell'11-12 marzo 1860, hanno esaurito il loro ciclo di impegno civile e culturale. Il leghismo continua ancora, purtroppo, a confondere gli animi e a far perdere la strada a tanti. Toscana Civica è rimasta compressa nel ristretto e opaco recinto del centrodestra. Orgoglio Toscana è stata emarginata dal miope verticismo del centrosinistra. Il Patto per la Toscana è rimasto al palo delle elezioni regionali del 2020 per la sua intrinseca fragilità e infine perché stroncato da una discutibile bocciatura giudiziaria. Il pregevole lavoro culturale e politico svolto dal piccolo Comitato Libertà Toscana dal 2017 al 2021 è stato sfigurato e tradito, provocando la dissoluzione di quel cenacolo.

Dopo due anni di autoritario e improvvido stato di emergenza, dopo cinque anni di impegno civico, ambientalista, autonomista in Toscana e oltre, dopo trent'anni di attivismo, dopo cinquant'anni di autonomia regionale, dopo centocinquant'anni di ottuso centralismo italiano, non ci fermiamo. La gente come noi non molla mai.

Sono in campo e si moltiplicheranno ancora di più i giovani - non solo di età ma soprattutto di cervello - che hanno compreso che la nostra vita è troppo breve, per non esserne protagonisti fino in fondo, sin da ora. Non solo e non tanto come individui, ma come esseri umani, quindi come membri delle nostre comunità, come prìncipi del proprio territorio, come custodi dei beni comuni locali che dobbiamo conservare non solo per l'oggi o per il futuro prossimo, ma per le generazioni future. 

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Buone feste! Un santo Natale e un felice anno nuovo!

 

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