Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
giovedì 19 maggio 2016
Arrivederci Marco Pannella
Lo so che non ci credevi, ma io te lo dico lo stesso: arrivederci nel seno della Provvidenza, Marco Pannella, classe 1930. Hai combattutto una bella serie di buone battaglie, vincendo spesso e sempre riscuotendo il premio più grande di ogni satyagraha: il cambiamento del cuore anche nell'altro. Ora tocca a noi portare avanti alcune proposte sulle quali hai sempre avuto ragione, come l'antiproibizionismo. Ora tocca a tutti noi sostenere Radio Radicale e il suo immenso e preziosissimo archivio, una parte davvero non piccola della tua gigantesca eredità.
PS del 20 maggio 2016, ore 13.30
Fra le centinaia di testimonianze che ho ascoltato a Radio Radicale, mi hanno colpito particolarmente quella di Franco Marini, che conosceva il Marco capace di parlare la sua antica lingua vernacolare abruzzese e teramana, e quelle dei giornalisti e politici che lavoravano con lui al parlamento europeo, dove Marco poteva esibire un francese impeccabile. Questa grande anima sapeva usare il proprio vernacolo, padroneggiava la lingua media della politica italiana, parlava correntemente la lingua francese della politica internazionale. C'è di che riflettere, per affinare la nostra lotta contro l'analfabetismo funzionale dei cittadini oppressi e contro l'arrogante, talvolta perfino esibita e rivendicata, incompetenza delle caste - vecchie e nuove.
domenica 15 maggio 2016
Salviamo la piana e noi stessi
Credo che la manifestazione di ieri a Firenze abbia sorpreso un po' tutti, a cominciare dagli stessi organizzatori.
Si parla sui media toscani di quindicimila persone, ma forse si è andati persino oltre.
Abbiamo visto sfilare insieme non solo attivisti anti-inceneritore, non solo rappresentanti di tanti gruppi radicali minoritari, ma una cittadinanza ben più ampia, famiglie intere con i loro anziani, con i loro bambini, con gli amici a quattro zampe.
Siamo stati uniti dalla volontà di salvare la piana, cioè tutto ciò che va da Pistoia e Prato a Firenze, il più densamente popolato spazio di vita della nostra Toscana, casa nostra.
La maggior parte degli abitanti della piana non ha altri posti dove andare a vivere. Non ha la possibilità di cambiare casa, lavoro, vita. Non può trasferirsi in un quartiere più elegante, in campagna, o in montagna. Non può - anche se volesse - ricominciare da zero, con un altro mutuo, un'altra scuola per i figli, un altro giardino per i propri anziani, un'altra parrocchia, un'altra rete di conoscenze.
Per questo erano alla manifestazione, chiedendo di salvare la piana dalla cementificazione, dall'imbruttimento, dall'installazione di nuove pesanti infrastrutture - vivere vicino alle quali può diventare complicato, insalubre, e soprattutto triste.
Possiamo testimoniare una volontà di fare la differenza con proposte positive, ma anche una radicale sfiducia verso tutte le attuali elite politiche e amministrative.
Questa cittadinanza attiva, che ha la pretesa di fermare tutto ciò che è stato deciso sopra le sue teste, farà saltare parecchi degli attuali equilibri politici - come mi pare abbia ben compreso, per esempio, il giovane Lorenzo Falchi, candidato sindaco a Sesto Fiorentino, che era presente alla manifestazione.
Dopo aver visto errori e orrori della TAV, il grande buco della stazione Foster, i tracciati sbagliati del tram, ecomostri come la nuova scuola marescialli e il palazzo di giustizia, gli inceneritori sbagliati e bloccati in altre parti della Toscana, questo popolo che ha marciato ieri per le strade di Firenze semplicemente non crede più a coloro che reggono oggi le sorti della piana e dell'intera regione. Nemmeno a coloro che fino a ieri sono stati abbondantemente votati, come i dirigenti del PD.
Tutto è più difficile ora, o forse no, per chi crede davvero nella democrazia locale e nella sovranità popolare.
* * *
I programmi specifici degli organizzatori possono essere approfonditi su questi siti:
- http://www.mammenoinceneritore.org/
- http://www.zerowasteitaly.org/
- https://pianacontronocivita.noblogs.org/
* * *
Fermiamo la cementificazione della Piana e delle coscienze #UnViSiFaFare pic.twitter.com/TUEauTTAuc— Mauro Vaiani (@mauro_vaiani) 14 maggio 2016
venerdì 13 maggio 2016
NO INC sul Poggio Secco
Ieri sul Poggio Secco sono apparsi dei segni bianchi, che somigliano molto a una scritta che potrebbe essere "NO INC".
No inceneritore?
Scaricate queste due foto e ingrandite i segni bianchi che vedete in cima al Poggio.
E fatemi sapere!
Ecco da Twitter la risposta che cercavo:
— CortocircuitO (@CortocircuitOFi) 9 maggio 2016
giovedì 12 maggio 2016
No alla repubblica alla turca
Francesco Verderami, fra gli applausi degli ammiratori dell'ultimo renzismo centralista e decisionista, sul Corriere della Sera di oggi, riprendendo uno spunto già lanciato da Roberto D'Alimonte, ha dipinto uno scenario a metà fra il surreale e il cospirazionista, che però si rivela molto istruttivo sugli immensi pericoli insiti nella riforma Boschi-Verdini.
Questo è il succo: anche i Cinque Stelle, non solo il PD, avrebbero tutto da perdere dalla possibile sconfitta, al referendum d'autunno, del modello di repubblica italiana in stile turco, proposto dalla Boschi e da Verdini.
Entrambe le due forze politiche, infatti, avrebbero la possibilità di vincere tutto il potere, in uno stato governato da una sola camera, un solo partito, un solo leader. Una occasione imperdibile, non vi pare?
Anche per Luigi Di Maio, quindi, non solo per Matteo Renzi - ma anche, allora, aggiungiamo noi, per un erede di Silvio Berlusconi, o per Matteo Salvini - la vittoria del "Sì" al prossimo referendum costituzionale sarebbe l'ultima occasione per poter diventare i cesari, i bonaparte, gli erdogan di una nuova repubblica centralista e autoritaria.
Si noti quanto subdolo ma attrattivo possa essere il fascino del centralismo democratico e plebiscitario.
Speriamo che non sia anche contagioso, ma che generi, al contrario, un generale, trasversale, sano rigetto.
No alla repubblica italiana alla turca, no alle riforme Boschi-Verdini.
mercoledì 11 maggio 2016
Tardi e male, ma infine ci siamo arrivati
Denis Verdini in una vecchia foto del 2006 - dieci anni dopo, ancora una volta, nel bene e nel male, protagonista dell'approvazione in Italia delle unioni civili (11 maggio 2016, ndr) |
A proposito dell'approvazione odierna della prima legge italiana sulle unioni civili e sul riconoscimento delle convivenze, rilancio le parole del caro amico Giacomo Fiaschi, che da Tunisi ha scritto: "...credo che sia profondamente ingiusto, e indegno di una civiltà in progresso, impedire a due persone che si amano e che desiderano realizzare un progetto di vita comune, di poterlo fare con pieno diritto". Precisando, più avanti, che persone dello stesso sesso che si amano e che scelgono di vivere insieme devono vedersi riconosciuti i medesimi "diritti e doveri di una coppia eterosessuale".
Ci siamo arrivati tardi e male. Si potrebbe forse anche dire timeo Renzi, Verdini et dona ferentes.
L'uso di una raffica di voti di fiducia in materia di diritti civili è un precedente inaccettabile. Non perdono ai relatori certi tratti statalisti che hanno voluto inserire nella legge Cirinnà. Non perdono le derisioni, le esagerazioni, le umiliazioni, come la strumentalizzazione della parola "fedeltà", che è stata prima inserita e poi tolta, quasi per mostrare che noi persone omosessuali, in fondo, siamo esseri umani moralmente inferiori.
Non perdono nulla, delle loro sbagliate scelte politiche, tanto meno dei loro sbagliati metodi politici, a Matteo Renzi e a Denis Verdini, ma riconosco loro questo risultato, che comunque pone fine a una lunga attesa. In Italia si allevia, almeno un pochino, la sofferenza di tante coppie omosessuali.
Spero che una eco di speranza ritorni indietro a Tunisi, caro amico Giacomo. Come sai una vasta rete di forze laiche e cristiane, ebraiche e islamiche, si stanno unendo per aiutare le persone omosessuali perseguitate e rifugiate in Tunisia.
Questo piccolo aiuto serva, se a D-o così piacerà, a incoraggiare coloro che, nel nome della Divina Misericordia, delle più autentiche tradizioni tunisine, dei diritti umani universali, lavorano nell'assemblea nazionale tunisina per la depenalizzazione dell'omosessualità, attraverso l'abolizione dell'articolo 230 del codice penale.
Un abbraccio, infine, e un grande ringraziamento a Farhat Othman, un intellettuale coraggioso che lotta per il superamento dell'omofobia in Tunisia.
Avanti, verso la libertà, con amore.
martedì 10 maggio 2016
I Samaritani per la Tunisia
In questi primi giorni di primavera 2023 assistiamo al disastro del "rilascio" di migranti dalla Tunisia. C'entra forse, come sospetta l'amico toscano-tunisino Giacomo Fiaschi, la manina dell'attuale presidente-dittatore (un altro grande successo del presidenzialismo...) Kaïs Saïed. C'entra ancora di più, a modesto parere dell'autore di questo blog, il rifiuto ostinato di aiutare questa piccola repubblica, da parte dell'Italia e dell'Europa. A questo proposito abbiamo tirato fuori dall'archivio questo articolo del 10 maggio 2016, scritto da Mauro Vaiani, quando era presidente del fondo Samaria, che si era attivato per una solidarietà concreta (Ndr, 25 marzo 2023).
La Tunisia è una piccola repubblica di 10 milioni di abitanti, che ospita centinaia di migliaia di profughi. La Rivoluzione dei gelsomini del 2011 ha dato inizio a un processo di democratizzazione, solidamente fondato sui diritti umani universali che sono stati sanciti dalla nuova costituzione [Federalismi]. Grazie alla testimonianza di tante persone italiane che vivono e lavorano in Tunisia, come l’intellettuale toscano Giacomo Fiaschi [Facebook], abbiamo notizie dirette e promettenti sul profondo cambiamento politico e sociale in corso. Come ci spiega l’intellettuale tunisino Ferhat Othman su Contrepoints, un clima di minore diffidenza reciproca fra forze politiche di ispirazione sia laica che islamica potrebbe portare a un evento storico: l’abolizione dell’articolo 230 del locale codice penale, quello che punisce la sodomia e che è alla base di tante persecuzioni e sofferenze per le persone gay in Tunisia.
Leggi l'intero articolo sul sito "Il grande Colibrì":
https://www.ilgrandecolibri.com/fondo-samaria-tunisia/
lunedì 9 maggio 2016
Altri tre referendum di unificazione fra comuni toscani
Sono stati celebrati ieri e oggi altri tre referendum sull'unificazione fra comuni toscani.
Stavolta hanno votato a favore (ma con una partecipazione bassissima) i due comuni della montagna pistoiese, San Marcello e Piteglio.
Hanno votato contro, e nettamente, i due comuni del pisano, Castellina Marittima e Riparbella.
Nell'aretino hanno prevalso i "no" a Castiglion Fibocchi e in maniera tale da non poter soverchiare il timido "sì" di Capolona.
Sui potenti mezzi d'informazione della Regione Toscana, ciascuno si può informare e formare la propria opinione.
Noi ci sentiamo qui in dovere di porre dei paletti contro il dilagare di vere e proprie castronerie mediatiche, istituzionali e politiche, che stanno facendo naufragare il processo, che invece sarebbe per tanti aspetti positivo, di unificazione fra i comuni della Toscana.
I media toscani rappresentano questi referendum come se fossero dei piccoli plebisciti in cui la gente non dovrebbe far altro che approvare le unificazioni proposte dall'alto, spesso in modo improvvisato e forzato, dagli attuali amministratori. Una tale rappresentazione è sbagliata e, indipendentemente dall'esito, lascerà nei territori divisioni durature - esattamente come tutte le tentazioni plebiscitarie.
I referendum sono inoltre presentati e rappresentati come "consultivi", ma si tratta di una grave sgrammaticatura. La natura partecipativa del processo è garantita dall'art. 133 della Costituzione. Le popolazioni locali devono essere "sentite". Dopo averle sentite, il consiglio regionale non è libero di fare come vuole.
Purtroppo, proprio qui in Toscana, in gennaio, il nostro consiglio regionale ha varato una unificazione forzata, quella dei comuni di Abetone e Cutigliano. Si è voluta prendere in considerazione la somma dei voti per il sì dei due comuni, stabilendo così il principio che ogni comune più popoloso può annetterne uno più piccolo. Una forzatura che non fa onore a una classe politica regionale che pure rispettiamo. Lo ricordiamo, ancora una volta, a Eugenio Giani, se per caso capitasse su questo blog.
Si è trattato di una prepotenza, che, a nostro parere, sarebbe meritevole di essere contrastata in giudizio, fino davanti alla corte costituzionale.
Un precedente così sbagliato, ci pare, minerà profondamente ogni futuro dibattito sulle unificazioni.
Infine, segnaliamo che troppe di queste proposte di unificazione, hanno seri limiti politici, culturali, amministrativi.
Somigliano troppo a fusioni a freddo fra piccoli ceti politici, più che a progetti di riorganizzazione e democratizzazione del territorio.
Lo segnaliamo sommessamente da tempo, ma non ci pare di trovare molto ascolto.
Noi crediamo che la Toscana abbia bisogno di paesi e paesini più vivi, più liberi, più amati, più protetti, più valorizzati, all'interno di comuni-comunità più ampi, ma tutto questo va costruito con competenza, con creatività organizzativa, con passione per la democrazia locale, con amore per il territorio.
Bocciati certi goffi tentativi, guardiamo avanti.
sabato 7 maggio 2016
Impariamo dalla Turchia
Erdogan, 2016 (fonte) |
C'è un'altra grossa repubblica, non distante da noi, dove decine di milioni di cittadini e territori profondamente diversi fra di loro, sono tenuti insieme dalla concentrazione di potere in una sola camera, in un solo partito, in un solo leader.
E' la Turchia.
Mi pare che le riforme Boschi-Verdini, fra tante sgrammaticature ed errori che contengono, se hanno un senso, è proprio questo: portare verso un centralismo alla turca la nostra repubblica, gettando via decenni di impegno per un federalismo austro-tedesco-svizzero e una democrazia fondata su primarie e piccoli collegi in stile anglo-americano.
Ce ne ricorderemo a ottobre?
Trovo deboli tutti gli argomenti per giustificare questa svolta neo-centralista, ma capisco che a difendere le autonomie locali e la sovranità del popolo in piccoli collegi non potranno essere coloro che non hanno mai creduto in questi antichi principi liberali.
Noi, invece, faremo la nostra parte, come sempre, onorando ciò in cui crediamo da sempre: il federalismo, la sovranità dei territori, la libertà dei cittadini.
In #Turchia #democrazia schiacciata sotto una sola camera, un solo partito, un solo leader - #ricordiamoceneaottobre https://t.co/mXkqV1uwUu— Mauro Vaiani (@mauro_vaiani) 3 maggio 2016
President Erdogan says EU is telling Turkey to change terror laws while it is under threat from attacks: "We will go our way, you go yours"— Ece Toksabay (@ecetoksabay) 6 maggio 2016
lunedì 2 maggio 2016
Ciò che non va nel TTIP
Il TTIP visto come un cavallo di Troia (fonte) |
Stiamo da tempo seguendo gli argomenti di chi ritiene sbagliato il trattato TTIP (Transatlantic Trade Investment Partnership), così come del resto anche il suo gemello TPP (Trans Pacific Partnership).
Cosa ci dicono i critici? Alcune cose che ci trovano concordi e che proviamo a sintetizzare qui di seguito.
Primo. TTIP e TTP non sono trattati di libero scambio e non c'è da meravigliarsene, perché non ce ne sarebbe bisogno. L'abbattimento delle barriere doganali è già una solida realtà, all'interno delle organizzazioni e dei trattati esistenti. Anni e anni di trattative praticamente segrete non sono state fatte (e finanziate a caro prezzo) per abbassare ulteriormente le poche barriere tariffarie rimaste.
Secondo. TTIP e TTP contengono scappatoie per consentire a poche multinazionali (in particolare americane) di aggirare normative nazionali e locali sulla sicurezza, la qualità, la tipicità, la denominazione d'origine dei prodotti (specialmente le norme europee, che sono più stringenti). Anni e anni di lotte in difesa della qualità, dei doveri degli operatori, dei diritti dei consumatori, verranno messi in discussione. E la cosa più preoccupante è che si è cercato di ridurre al silenzio chi si è ribellato contro tutto questo, come è accaduto in America a Bernie Sanders.
Terzo. TTIP e TTP non sono strumenti su cui è possibile una reale discussione pubblica. Troppi anni di trattative riservate. Troppe pagine di dettagli tecnici concepiti apposta per essere compresi da pochi mandarini. Troppi argomenti eterogenei affrontati con un linguaggio fumoso e incomprensibile, come i recenti leaks stanno una volta di più dimostrando. Non solo i cittadini, ma nemmeno i parlamenti potranno mai affrontare con profondità e competenza tutte le questioni che questi trattati sollevano. Questi trattati sono semplicemente incompatibili con tutto ciò che noi consideriamo una deliberazione informata e responsabile.
domenica 1 maggio 2016
A maggio fioriscono i subappalti
E così, ce ne rendiamo conto in questa bella giornata del Primo Maggio, leggendo l'ineffabile Raffaele Cantone, ascoltando sindacalisti USB che amiamo e altri che amiamo di meno (tanti "confederali", anche per via della loro tronfia e inconcludente retorica), anche con il nuovo codice degli appalti, il governo Renzi ha fatto l'ennesima cialtroneria.
Ancora una volta siamo di fronte a un grande annuncio in propaganda magna, che si rivela, essere, una volta che si entra nei dettagli e a voler essere buoni, un irrazionale miscuglio di abbassamento di tutele e di incapacità di sburocratizzare.
Caro PD, caro Matteo Renzi, urge un cambiamento profondo al vostro interno.
Dimostratevi capaci di approfondire di più i problemi!
Altrimenti diventa difficile continuare a sperare che voi possiate far qualcosa contro le morti bianche, il lavoro nero, il caporalato, le esternalizzazioni, i subappalti, i minimi ribassi (che avete fatto finta di abolire), le finte cooperative (alle quali state affidando servizi sociali primari e regalate beni comuni importanti), le privatizzazioni dei patrimoni pubblici, la riduzione dei redditi da lavoro, la povertà dei pensionati, il declino inesorabile delle periferie.
Studiate di più e ascoltate, se ne siete capaci, ciò che gridano i territori di questo paese.
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