Sono stati celebrati ieri e oggi altri tre referendum sull'unificazione fra comuni toscani.
Stavolta hanno votato a favore (ma con una partecipazione bassissima) i due comuni della montagna pistoiese, San Marcello e Piteglio.
Hanno votato contro, e nettamente, i due comuni del pisano, Castellina Marittima e Riparbella.
Nell'aretino hanno prevalso i "no" a Castiglion Fibocchi e in maniera tale da non poter soverchiare il timido "sì" di Capolona.
Sui potenti mezzi d'informazione della Regione Toscana, ciascuno si può informare e formare la propria opinione.
Noi ci sentiamo qui in dovere di porre dei paletti contro il dilagare di vere e proprie castronerie mediatiche, istituzionali e politiche, che stanno facendo naufragare il processo, che invece sarebbe per tanti aspetti positivo, di unificazione fra i comuni della Toscana.
I media toscani rappresentano questi referendum come se fossero dei piccoli plebisciti in cui la gente non dovrebbe far altro che approvare le unificazioni proposte dall'alto, spesso in modo improvvisato e forzato, dagli attuali amministratori. Una tale rappresentazione è sbagliata e, indipendentemente dall'esito, lascerà nei territori divisioni durature - esattamente come tutte le tentazioni plebiscitarie.
I referendum sono inoltre presentati e rappresentati come "consultivi", ma si tratta di una grave sgrammaticatura. La natura partecipativa del processo è garantita dall'art. 133 della Costituzione. Le popolazioni locali devono essere "sentite". Dopo averle sentite, il consiglio regionale non è libero di fare come vuole.
Purtroppo, proprio qui in Toscana, in gennaio, il nostro consiglio regionale ha varato una unificazione forzata, quella dei comuni di Abetone e Cutigliano. Si è voluta prendere in considerazione la somma dei voti per il sì dei due comuni, stabilendo così il principio che ogni comune più popoloso può annetterne uno più piccolo. Una forzatura che non fa onore a una classe politica regionale che pure rispettiamo. Lo ricordiamo, ancora una volta, a Eugenio Giani, se per caso capitasse su questo blog.
Si è trattato di una prepotenza, che, a nostro parere, sarebbe meritevole di essere contrastata in giudizio, fino davanti alla corte costituzionale.
Un precedente così sbagliato, ci pare, minerà profondamente ogni futuro dibattito sulle unificazioni.
Infine, segnaliamo che troppe di queste proposte di unificazione, hanno seri limiti politici, culturali, amministrativi.
Somigliano troppo a fusioni a freddo fra piccoli ceti politici, più che a progetti di riorganizzazione e democratizzazione del territorio.
Lo segnaliamo sommessamente da tempo, ma non ci pare di trovare molto ascolto.
Noi crediamo che la Toscana abbia bisogno di paesi e paesini più vivi, più liberi, più amati, più protetti, più valorizzati, all'interno di comuni-comunità più ampi, ma tutto questo va costruito con competenza, con creatività organizzativa, con passione per la democrazia locale, con amore per il territorio.
Bocciati certi goffi tentativi, guardiamo avanti.
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