Fonte: http://www.diocesiprato.it |
Il vescovo di Roma, papa Francesco, è venuto ieri a Prato, in questa estate di San Martino, portando una ventata di aria fresca.
Parlando dal bel pulpito di Donatello, ha ricordato un messaggio evangelico che è sempre più urgente nella società globalizzata: no alla schiavitù e dignità per tutti i lavoratori.
Si può anche rifiutarla, questa antica dottrina sociale, ma se la si abbraccia, ci sono delle conseguenze:
- il lavoro nero è un peccato mortale;
- le morti bianche gridano vendetta al cospetto dei cieli;
- deve esistere un salario minimo (la giusta mercede della tradizione!);
- il salario minimo deve valere per tutti;
- il lavoro manuale, festivo, notturno, più duro e più usurante, deve essere compensato meglio del lavoro impiegatizio;
- si devono diminuire i posti di lavoro dirigenziali, che sono troppo spesso burocratici e improduttivi;
- se si impiega un immigrato, gli si devono riconoscere gli stessi doveri e diritti di ogni altro lavoratore;
- chi ha perso o non trova un lavoro con le proprie forze, deve essere inserito in un programma di lavoro socialmente utile;
- con il salario minimo un genitore deve poter mantenere se stesso, il proprio congiunto, i propri figli (almeno tre!);
- deve esistere una pensione minima per tutti gli anziani, con i quali essi possano mantenersi;
- devono esistere servizi pubblici universali, disponibili per tutti a un prezzo compatibile con il salario minimo.
Quanti di questi undici principi, stanno ispirando concreti progetti politici di cambiamento?
Quante di queste undici aspirazioni sono possibili nell'Italia centralista e sotto la tecnocrazia che attualmente governa l'Eurozona?
Che fare, per essere all'altezza di questi principi?
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Per approfondire, a questo link della chiesa cattolica di Prato, trovate il testo del discorso del papa
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