Riproduco qui un mio intervento del 2006. E' rappresentativo del contributo che ho personalmente dato, negli ultimi anni, alla formazione di una linea politica credibile per una nuova area civico-liberale toscana, una realtà che è andata ben oltre il vecchio e angusto centrodestra e che, perdonatemi la presunzione, credo sopravviverà alla fine del ciclo politico di figure come Denis Verdini, Altero Matteoli, Silvio Berlusconi (Nota dell'A., mercoledì 8 dicembre 2010).
Forza Italia Toscana
XV Consiglio regionale, aperto agli iscritti
Sabato 6 maggio 2006
Firenze, Palazzo dei Congressi
Intervento di Mauro Vaiani, lo sherpa del sito http://www.alessandroantichi.org e collaboratore del portavoce dell'opposizione nel Parlamento toscano, Alessandro Antichi
Il testo integrale
Diventiamo noi stessi il ponte, la grande opera compiuta nella Toscana dell’incompiutezza e del declino
Se tutta la Toscana fosse nel "fuso orario" di Grosseto, sarei entrato in Forza Italia già dal 1996. In quella città, infatti, una forma di grande alleanza civica e liberale per l’alternativa e per la fine dell’egemonia della sinistra post-comunista, si è realizzata con dieci anni di anticipo.
Tuttavia, lo dico sottovoce, con umiltà, sono solo uno studioso di periferia che collabora con il Portavoce dell'opposizione del Parlamento toscano, non mi pare che sia tardi...
Non ce l’abbiamo fatta con il Cinquantennio, ma riusciremo a porre fine al Sessantennio.
Mi perdonerete se parlo solo della Toscana. Sono convinto che lo snodo di tutto è qui. E' nella sottovalutazione delle roccaforti rosse l'origine di tanti problemi dei moderati italiani e delle tante cose che il presidente Berlusconi non ha potuto fare.
Grazie a Berlusconi siamo tornati ai risultati del 2001 o a quelli di Altero Matteoli. Quasi dappertutto in Toscana è un 60% per la continuità e un 40% per una speranza di alternativa. Non riusciamo a schiodarci da qui. E' l'autunno del partito-stato... E' l'inverno... O siamo ancora in piena era glaciale politica?
Cosa possiamo fare, per guadagnarci il consenso che senza Berlusconi non ci sognamo nemmeno? Anzi, addirittura, cosa possiamo fare più di Berlusconi? Occorre qualcosa in più...
Ho negli occhi due immagini simboliche.
Sono nato e cresciuto a Prato, davanti a una grande opera incompiuta, la declassata, che ormai ha più di quaranta anni, come me.
Vivo e lavoro a Pisa da quattro anni nei pressi una altra grande incompiuta, la FI-PI-LI nei pressi dell’aeroporto. Due volte l’anno, da quattro anni, leggo sui giornali che sono partiti i lavori definitivi per il raddoppio… Aspetto con pazienza…
Questa è la Toscana, nel tempo del partito-stato: incompiutezza e declino.
Questo non significa che sia così facile cancellare dalla mente e dal cuore della maggioranza assoluta dei Toscani, fra cui i miei genitori e gran parte delle persone che amo di più al mondo, l’immagine dell’antico Partito Comunista Toscano. Il partito del sindaco Giovannini di Prato, per esempio, o l’immagine del PCI di Berlinguer… L’immagine di un grande partito popolare, amato, odiato, rispettato dagli altri partiti popolari, che facevano di tutto per imitarlo… L’immagine di un partito serio e soprattutto meno cinico del mondo e della società in cui era immerso…
Un partito meno cinico e più serio... Una chimera per i Toscani, nativi e immigrati, che cercavano un punto di riferimento negli anni della Ricostruzione, dell'industrializzazione e dell'urbanizzazione selvaggia, della secolarizzazione e della perdita di legami sociali e tradizioni popolari.
Questo mito è difficile da sfatare. Forse perché, come molte leggende, ha in sé un nocciolo duro di verità… E chi vuole costruire un’alternativa in Toscana, deve vincere anche questa sfida con l’immaginario. Anche con il linguaggio. Anche con la legittimazione… Scavando e facendosi forti di tutte le nostre radici, quelle cristiane, quelle ebraiche e quelle laiche.
E’ un bella sfida. Si tratta di essere e di apparire una grande alternativa popolare, civica e liberale. Qualcosa di vero, di schietto, per conquistare il cuore dei Toscani…
Quante volte discutiamo fra di noi della "legittimazione"? Dietro la nostra in effetti debole legittimazione a proporci come alternativa, c'è anche qualcosa di profondo, di sentimentale, un attaccamento della grande maggioranza dei Toscani a qualcosa che noi non siamo, non siamo ancora, non possiamo essere da soli...
Partecipare al 25 aprile o al 1 maggio, sicuramente ci "storicizza", ci avvicina al mondo interiore e alla storia della maggioranza dei Toscani.Perdere il referendum del prossimo 25 giugno, invece, subendo impotenti l'aggressione delle vestali della "Costituzione tradita" già mobilitate nei cosiddetti "Comitati Scalfaro", ci danneggerà... Come ha ricordato stamane anche il prof. Quagliariello.
Certo non siamo più, a denunciare l’egemonia, una voce solitaria che grida nel deserto.Da quando i grandi media italiani ed europei hanno cominciato pubblicamente a discutere dello strapotere economico degli eredi del vecchio Partito Comunista Italiano, a più di uno è parso che il lungo autunno del partito-stato sia finalmente diventato inverno.
Da quanto il presidente Silvio Berlusconi ha speso tante delle sue energie dimostrando con le parole e con i fatti che gli eredi della vecchia macchina egemonica del PCI sono il “re nudo” della politica italiana, persino nella sinistra italiana ed europea qualcuno comincia a capire e a dire ad alta voce che le regioni rosse, da roccaforti, stanno diventando le palle al piede per il futuro politico della parte politica democratica.
Lo sapremo dai Senesi, se è siamo arrivati a scorgere i segni di una qualche timida primavera. Se i Senesi si regaleranno il ballottaggio, non importa fra quale dei cinque candidati alla carica di sindaco, Alessandro Manganelli, Francesco Giusti, Luciano Bichi, Maurizio Cenni, Pierluigi Piccini, sarà come sentire le trombe davanti alle mura di Gerico. Saremo pronti?
E che vuol dire essere pronti all’eventualità che l’egemonia del partito-stato si incrini?
Secondo me essere pronti vuol dire essere capaci di costruire ponti. Intanto essere noi a finire i ponti, i viadotti, le opere materiali e spirituali che il Centrosinistra lascia incompiute. Intendo dire soprattutto: prenderci noi a cuore la Toscana, la sua gente, le sue tradizioni e libertà, diventare noi stessi un ponte, un grande luogo di incontro e di aggregazione.
Nel 2004 Denis Verdini ebbe occasione di parlare di Forza Italia Toscana come del partito di raccolta di tutta l’opposizione toscana, dai ribelli di centrosinistra ai gruppi civici, dai riformisti ai liberali, dal centrodestra ai gruppi conservatori e tradizionalisti. Da Pera alla Bonino, per intendersi... E soprattutto oltre! Ebbene facciamolo.
Facciamo di Forza Italia Toscana il ponte verso i giovani, le donne, le differenze, le minoranze, che sono naturalmente portatrici di concretezza, umanità e valori liberali e conservatori autentici, come ci ha ricordato (anni prima dell'11 settembre 2001) la grande lezione di Pim Fortuyn.
Facciamo di Forza Italia Toscana il faro per tutti coloro che vogliono un partito-strumento e non più un partito-fine a se stesso, dominato dai machiavellismi, dal cinismo, dall’uso sistematico della violenza contro gli avversari, soprattutto quelli interni.
Diverso, sì, diverso, dai partiti postcomunisti e postfascisti, dai vecchi partiti di massa, verticisti, clientelari, assistenzialisti.
Facciamo di Forza Italia Toscana il punto di riferimento per i riformisti e gli innovatori, coloro che vogliono partecipare, pur con tutte le loro differenze, alla grande alleanza civica con cui libereremo la Toscana da una esangue aristocrazia rossa che pratica il familismo amorale, il nepotismo, il clientelismo, in forme industriali e sofisticate, abile nel mantenersi entro i confini della legalità ma in realtà dilapidando i beni pubblici e saccheggiando le ricchezze private.
Facciamo di Forza Italia Toscana un ponte sul quale far passare l’opposizione toscana oltre il vuoto morale, culturale, organizzativo e politico che ci circonda. E’ nostro dovere, è l’urgenza morale e civile di questo nostro tempo: fare tutto quanto è in nostro potere, in Toscana, per costruire in ogni borgo, paese e quartiere, una opposizione incardinata a un progetto di continuità, unità, capacità di allargamento. Pronti per l’impossibile, in paziente attesa dell’insperato…
Con una speranza, una grande speranza civica e liberale, civile e politica.
Una visione chiara: un grande progetto di liberalizzazione della Toscana, che segni la discontinuità rispetto allo statalismo del vecchio PCI e di tutti gli altri vecchi partiti, rispetto all’immorale saccheggio delle ricchezze pubbliche per mantenere la nomenklatura e per comprare il consenso, rispetto all’insopportabile giogo gettato addosso a tutti coloro che sono capaci e hanno spirito di iniziativa e palle e polvere per emergere nella società toscana.
Voglio fare un saluto, e mi avvio alla conclusione, a tutti i Toscani che sono impegnati nelle prossime amministrative. In particolare ai Toscani dei piccoli centri, dei comuni con meno di 15.000 abitanti e il turno unico, che hanno l'unità e l'allargamento dell'opposizione nel loro quotidiano, nella loro fatica, nella loro generosità, non solo nei discorsi...
Un particolare augurio e incoraggiamento a Ione Orsini, candidata a Sindaco con la lista unitaria Rinnovamento a Vecchiano. Una esperienza unitaria, civica e liberale, in una antica roccaforte di repubblicani, socialisti democratici e cattolici liberali, che purtroppo è da trent'anni dentro la palude dell'egemonia comunista prima e postcomunista oggi.
Concludo con le parole di un documento politico che sta facendo un certo rumore a Pisa, perché è un appello a organizzare da subito le primarie per le elezioni comunali di Pisa 2008. Molti di voi già sapranno che furono le elezioni di Pisa 2003 una prova generale dell’Unione, lanciata verso la riconquista del potere a tutti i livelli. Nel cuore ho la speranza che Pisa 2008 possa essere invece, stavolta, un punto per la nostra opposizione civica e liberale.
Dice il documento: Nulla è eterno, nemmeno il grigiore culturale, il conformismo politico, l’incuria dei beni pubblici, il disprezzo dell’iniziativa privata e dell’innovazione, che ci sono imposti dalla sinistra postcomunista toscana. Proprio perché le nostre radici sono profonde e i nostri valori forti, sappiamo di poterci aprire, allargare, includere e convincere i Toscani a cambiare. Vedremo la fine del Sessantennio e vivremo, insieme, con un nuovo spirito repubblicano, una nuova primavera politica, dopo l’inverno del partito-stato.
Fonte:
http://www.alessandroantichi.org/content/view/159/
(acceduto il 7/12/2010)