Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

sabato 20 novembre 2004

Archivio - Come sono finito con Verdini e con Berlusconi

Il 20 novembre 2004 intervenni, come esponente civico-liberale e coordinatore del gruppo Toscana Libertaria, alla Conferenza programmatica organizzata da Forza Italia Toscana. Riproduco qui la trascrizione del mio intervento, che fu fatta dall'organizzazione e a suo tempo pubblicata su un sito di quel partito, purtroppo oggi non più in linea. Può aiutare a far comprendere come mai cominciai a collaborare con la parte politica di Denis Verdini e di Silvio Berlusconi in Toscana. Le parentesi quadre segnalano punti del testo in cui sono intervenuto per renderlo più leggibile (Nota dell'A., martedì 7 dicembre 2010).


Intervento di Mauro Vaiani

Grazie di avermi dato questo minuto per parlare.
Sono da undici anni impegnato con “Insieme per Prato”. Forse ci conoscete perché è un organismo civico che ha ormai una sua storia.
Da tre anni coordino anche un gruppo di studio e di collegamento che si chiama “Toscana Libertaria”.
Le associazioni che ne fanno parte hanno una forte storia locale, una grande autonomia, una anima civica e libertaria, una loro elaborazione culturale.
Talvolta sono pezzi della sinistra che in qualche comune o in qualche borgo si sono staccati dal partito–stato, o piccole liste civiche che poi sono grandi invece, perché rappresentano un momento di grande unità tra persone. Molte delle quali sono normalmente impegnate nella Casa delle Libertà.
Noi dialoghiamo [con le persone del centrodestra toscano] da ormi tre anni, perché speriamo che arrivi il momento di un progetto che noi chiamiamo “Toscana insieme”. Una realtà che possa diventare un’alternativa valida a “Toscana democratica”. Qualcosa di toscano per i Toscani, da fare insieme con un atteggiamento il più unitario, il più aperto inclusivo e possibile.
So qual è il bello del maggioritario e la gente per strada lo capisce di più di molti di noi che siamo impegnati nella vita politica.
Sono anche il segretario dell’associazione Italia-Israele a Livorno e, quando sono stato cacciato dall’università, perché avevo invitato il signor Cohen il 14 ottobre scorso, ho visto e toccato con mano il bello del maggioritario.
La semplice reazione [a quell'evento di intolleranza] da parte di una opposizione credibile, rappresentata in quel momento dall’intervento di Denis Verdini, che approfitto per ringraziare, ha provocato una immediata reazione anche da parte del governatore Martini, che è stato spinto a condannare questa cosa incredibile che era successa a Pisa.
Perché il bello del maggioritario è questo: che qualcuno di credibile è all’opposizione, [per cui anche chi è al potere deve stare attento, essere più credibile].
Una credibile opposizione è un vero punto di riferimento, che può agire [trasversalmente in positivo] su tutta la società, e in questo caso ha agito.
Non è poco! Perché noi vivevamo le prime ore, i primi giorni, nel silenzio assordante dei professori e dei vari esponenti della società civile pisana che mi dicevano: “Ma Vaiani, ma come si fa a invitare un Israeliano, senza una controparte palestinese, nell’ambito di un’iniziativa per la pacificazione, per il ritiro di Israele da tutti i territori occupati?". So cosa tanti avevano nella testa, figuriamoci: il ritiro unilaterale di Israele, come se Israele fosse un unico insediamento da sloggiare!
E' stata questa la reazione media di tanti e ne siamo usciti solo dopo questa azione chiara, benefica, utile, maggioritaria: l'intervento diretto di Verdini e la necessaria risposta di Martini, che hanno provocato il risveglio della sinistra democratica Pisana e del mondo universitario.
Sessant’anni di egemonia sono una cosa seria. Un sessantennio.
Dobbiamo immaginare di trovare un minimo comune denominatore di liberalizzazione della nostra terra, per arrivare al momento in cui questi sessant'anni di egemonia finiranno.
Stiamo parlando di qualcosa di difficile e di delicato, qualcosa che richiede probabilmente un approccio da grande coalizione, qualcosa di simile alla coalizione democratico-repubblicana con cui Giuliani pose fine a quella che era la roccaforte democratica della città di New York. Ma non importa guardare così lontano. Il vostro e nostro Michele Bazzani, con il suo gruppo “Obiettivo Comune” di Barberino Val d’Elsa, è riuscito a imporre l’alternanza e, in questo modo, a stroncare questo conformismo che lentamente ci uccide… Ci vorranno anni per riprenderci dal conformismo che la sinistra in questa Toscana, prima tutta nera, poi tutta rossa, poi tutta bianco-rossa, in una continuità di stili di governo, di egemonia, di controllo di tutto, che dura da sessanta anni.
Forse ci vorrà una generazione intera per riprenderci dai guasti di questo conformismo.
Io lavoro all’università e ogni giorno ricevo centinaia di mail. Moltissime sono battute, disegni, vignette contro Berlusconi. Non ne ricevo mai una che ridicolizzi o faccia ridere o strappi un sorriso sui potenti di questa terra, di questa nostra terra Toscana. Non credo che ci si possa sentire così tranquilli, così sicuri in una terra in cui persino i comici ridono solo di Berlusconi e non dicono mai nulla su quello che il centro-sinistra rappresenta qui.
Noi proseguiamo in questa nostra opera di evangelizzazione.
Vi invito a un grande approccio unitario nei prossimi mesi.
Non si deve neanche pensare all’allargamento per forza di uno schieramento. Ogni forza politica vada verso l'appuntamento delle elezioni regionali del 2005 con la sua autonomia, la sua storia, le sue persone e i suoi leader naturali.
Però noi li vediamo qui, oggi, dei leader naturali che saranno in grado di aprire un dialogo che allarghi la Casa delle Libertà.
Voi sapete che noi viviamo in una terra dove la maggioranza assoluta degli adulti almeno una volta ha votato per il partito comunista italiano.
Grazie a D-o le cose cambiano.
Dei leader naturali di impronta liberale possono raggiungere qualche altra fetta della nostra società.
Le tre esperienze che ha ricordato Massimo Baldini, prima, di governo del centro destra in Toscana - [Grosseto, Arezzo, Lucca] - sono state anche esperienze di allargamento di coinvolgimento di inclusione.
Noi facciamo un’azione lealmente centrista, cioè stiamo in mezzo alle liste civiche, nei vari gruppi e comitati, tra cui quello dei “Centouno”.
Abbiamo un dialogo diretto anche con Renzo Macelloni [, il pragmatico ribelle leader che vorrebbe una sinistra toscana più moderna].
Noi facciamo un ragionamento per un approccio lealmente unitario...
Non vogliamo entrare nella vostra organizzazione o nella vostra vita di partito politico, noi siamo associazioni toscaniste.
Noi ci occupiamo di Toscana.
Ci piace fare qualcosa in Toscana, da Toscani, per la Toscana.
Crediamo che un cartello toscano aiuterebbe a promuovere la dignità, la libertà, il dialogo.
Toglierebbe anche le conseguenze pericolose della struttura verticale che ha la casa delle Libertà...
Se qualcosa va storto a Roma, perché bisogna pur mettere in conto che qualcosa vada storto a Roma - anche se auguriamo a questo governo il successo per tutte le sue riforme - non crediamo si debba interrompere un dialogo per il cambiamento della Toscana.
Se a Roma c’è una rottura forte, se ci sono dei temi forti che dividono a livello nazionale o europeo, non è detto che ci debbano dividere in questa regione, dove dobbiamo ripristinare un minimo di agibilità politica e imporre per la prima volta l’alternanza.
Sono convinto, per fare un altro esempio, che sia l’euroscettico sia l’eurofanatico, che abbiano un minimo di amore per il buongoverno e per il ripristino delle tradizioni e delle libertà della Toscana, possano tranquillamente collaborare nei prossimi anni.
Non credo, aggiungo, che in Toscana sia [significativa] una contrapposizione tra laici e cattolici, perché noi, che nelle nostre associazioni abbiamo radici cattoliche, ebraiche e laiche, sappiamo benissimo [che non sono le radici] che possono dividerci...
Quando si parla di ripristinate un minimo di buon governo, un minimo di amore per le cose fatte bene e un minimo di libertà, non è decisiva nemmeno la contrapposizione sinistra-destra. Anzi noi abbiamo bisogno della sinistra moderata e riformista, di qualche testa libera da quella parte. Abbiamo bisogno del dialogo fra la destra più moderata e quella più conservatrice.
[Abbiamo bisogno di essere] uniti da dei leader naturali che abbiano la voglia e la capacità [di realizzare] l’alternanza e il cambiamento in Toscana.
Grazie.

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