lunedì 10 aprile 2006
Ora largo alle donne e ai gay...
Non è bastata la generosità di Silvio Berlusconi in campagna elettorale.
Non è bastata la furbata del cambio opportunistico di sistema elettorale che ha sacrificato (inutilmente e ingiustamente, è nostra intima convinzione) il collegio uninominale.
Non è bastato lo scatto d'orgoglio dei libertari, dei riformisti, dei moderati nelle Roccaforti rosse.
La Casa delle Libertà ha recuperato, ma non abbastanza.
Quando si perde per così poco la tentazione è quella di irrigidirsi, di chiudersi, di incartapecorirsi. Cerchiamo di non cadere in questa trappola. Iniziamo piuttosto a lavorare, con entusiasmo, per vincere il referendum costituzionale!
Una modesta proposta per i prossimi mesi: ora largo alle donne e ai gay; ai capifamiglia e alle cose concrete che in cinque anni non siamo stati in grado di fare; alle riforme liberali vere e profonde, quelle che nel lungo termine possono liberare l'Italia dai carrozzoni pubblici e dal lavoro nero.
Ci sono mancati, le donne e i gay, che sono portatori di creatività e concretezza. Che in maggioranza sono naturalmente sostenitori di valori forti e riforme profonde. Che sono, soprattutto, il baluardo dell’Occidente contro l’islamizzazione della nostra società.
I vecchi e stantii movimenti egemonizzati dalla sinistra non li rappresentano, ma la Casa delle Libertà non ha fatto alcun serio tentativo di includere le donne e i gay in una visione per il futuro del Paese.
Gli straordinari segnali di comprensione e rispetto costantemente lanciati da Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, da Altero Matteoli e Alessandro Antichi, e da non pochi altri esponenti nazionali e locali del Centrodestra, sono stati annichiliti da patetiche, se non pericolose, manifestazioni di machismo, nonché da una corsa - troppo forsennata per non apparire opportunistica - alla conquista di un voto “cattolico”, che probabilmente in Italia, se esiste, è già schierato e lottizzato fra diverse componenti e correnti postdemocristiane, la maggior parte delle quali guardano a sinistra, perché tradizionalmente socialisteggianti e stataliste, non certo orientate all’alternativa liberale.
I vecchi e stantii movimenti egemonizzati dalla sinistra non li rappresentano, ma la Casa delle Libertà non ha fatto alcun serio tentativo di includere le donne e i gay in una visione per il futuro del Paese.
Gli straordinari segnali di comprensione e rispetto costantemente lanciati da Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, da Altero Matteoli e Alessandro Antichi, e da non pochi altri esponenti nazionali e locali del Centrodestra, sono stati annichiliti da patetiche, se non pericolose, manifestazioni di machismo, nonché da una corsa - troppo forsennata per non apparire opportunistica - alla conquista di un voto “cattolico”, che probabilmente in Italia, se esiste, è già schierato e lottizzato fra diverse componenti e correnti postdemocristiane, la maggior parte delle quali guardano a sinistra, perché tradizionalmente socialisteggianti e stataliste, non certo orientate all’alternativa liberale.
Ci sono mancati tanti capifamiglia, sia di famiglie “tradizionali”, che genitori separati o vedovi con figli, che tanti single (che hanno anche loro una casa sulle spalle). Abbiamo tanto straparlato di famiglia e di figli, ma poi l’ICI l’abbiamo tolta alle parrocchie e alle moschee. Via l'ICI sulla prima casa, non sulla prima chiesa...
I capifamiglia che guadagnavano due milioni nel 2001, nel 2006 non sono ancora arrivati a mille euro. Non ce la fanno senza lavoro nero, doppi turni, espedienti e aiuti dai loro familiari. Non abbiamo mantenuto neppure la promessa, che costava poco ma aveva un grande contenuto simbolico, di stampare la banconota da un euro, per frenare gli effetti perversi della grande svalutazione che si è nascosta nel cambio della moneta.
Noi siamo mancati, infine, ai non garantiti, ai non pensionati, ai non assistiti. I piccoli imprenditori, i professionisti, le minoranze creative, tutti coloro che non sono in fila a piàtire l’elemosina dalla politica, che non vogliono campare a spese dello stato, che non vogliono che sia Pantalone a pagare sempre tutto, sono e devono restare il nostro blocco sociale di riferimento, ma stavolta li abbiamo fatti sentire soli. A loro abbiamo fatto mancare le parole, i segni, le opere. Li abbiamo delusi.
I delusi delle mancate liberalizzazioni, a cui si sono generosamente appellati Renato Brunetta e Paolo Guzzanti nelle ultime faticose settimane, non ci hanno perdonato che i grandi carrozzoni pubblici della sanità, della scuola, dell'INPS, della RAI, di tanti ministeri, sono, dopo cinque anni di governo "liberale", intatti. Anzi, hanno rappresentato, assieme alle banche e alle cooperative rosse, le casematte del potere del partito-stato nelle Roccaforti rosse e dell'egemonia della sinistra sulla società italiana.
Di ciò che noi non abbiamo saputo o voluto toccare, loro si sono fatti forti per chiudere l'anomalia Berlusconi e tentare di allungare, non importa per quanto, la dittatura dello status quo.
Adesso basta parlare e tutti fuori a lavorare, c'e' un referendum da vincere.
Fonte: http://www.toscanalibertaria.org/cammino/2006-04-10-ora-largo-alle-donne-e-ai-gay.html (acceduto lunedì 14 marzo 2011)
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