Le memorie della Grande guerra, la Prima guerra mondiale, ci inseguono e ci costringono a ricordare, studiare, riflettere. Ora siamo arrivati al centenario del Milite ignoto, l'anonimo caduto che riposa nel ben noto monumento romano chiamato Altare della patria.
Come ogni 4 novembre piangiamo i caduti e tutte le vittime di tutte le guerre. In questo 2021, però, dobbiamo essere ancora più vigili. La trappola della retorica patriottarda è sempre pronta a scattare e altrettanto veloce deve essere la nostra coscienza anticentralista, antimilitarista, anticolonialista.
Con le parole di papa Benedetto XV ricordiamo sempre che la guerra del 1915-18 fu una "Inutile strage"; travolse i territori d'Italia contro la volontà del parlamento e del popolo; fu una tragedia immane che reclamò la vita di qualcosa come 10 milioni di soldati (650.000 erano soldati del Regno d'Italia, di cui almeno 40.000 erano nostri figli di Toscana).
Fu una guerra così sconcia che per non soccombere sotto la vergogna i potenti del tempo e i loro immediati successori dovettero costruire un castello di menzogne, talmente grande che alcune delle sue rovine ancora oscurano la memoria degli umili che morirono inutilmente.
Anche dal punto di vista culturale e politico, l'Italia ne fu distrutta. Il socialismo, il popolarismo, il liberalismo, uscirono dalla Grande guerra mortalmente indeboliti, lasciando un vuoto le cui conseguenze politiche e istituzionali non abbiamo ancora finito di scontare. Se non siamo ancora la Repubblica delle Autonomie personali, sociali e territoriali che dovremmo essere, in una Europa diversa, lo dobbiamo ancora e non in piccola parte ai conti mai fatti con quella "Inutile Strage".
Insieme ai movimenti civici, ambientalisti, autonomisti di tutta Europa, preghiamo per chi cadde e per chi soffrì, ma restiamo impegnati per un futuro diverso.
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