Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

giovedì 31 dicembre 2020

Sciogliere i nodi della globalizzazione

La triste e prematura scomparsa di Leo Panitch ci dà lo spunto per una riflessione adatta all'ultimo giorno di questo terribile anno 2020. C'è parecchio da buttar via, a partire dalle foglie di fico dietro cui le elite dominanti cercano di nascondere i nodi del nostro tempo e i mali del nostro pianeta. Nodi che non sono percepiti per via di gravi dissonanze cognitive (biases).

Siamo annodati, forse sarebbe giusto dire incatenati, perché i media sono stati resì così ferocemente conformisti che oggi renderebbero la vita difficile anche a uno dei loro padroni, se questi manifestasse qualche dubbio.

Vale sempre, insomma, l'antico monito: quelli che hanno abbracciato e interiorizzato la narrazione del potere, finiranno per essere pericolosamente più realisti del re.

Leo Panitch è stato affettuosamente e magistralmente ricordato in questo necrologio (obituary) di Eric Canepa, su Transform! Europe.




Per coloro che vogliono approfondire il pensiero e l'azione di Leo Panitch consigliamo anche questa sua recente intervista, anch'essa resa disponibile da Transform.

L'omaggio di questo blog a Leo Panitch, però, è principalmente nel segnalare questo intervento del 2015, intitolato "Denouement", cioè epilogo. La parola è etimologicamente connessa con il concetto di disnodamento e in effetti speriamo che la lettura di questo testo abbia anche un senso maieutico.

Ne pubblichiamo qui un ampio stralcio, liberamente tradotto in italiano e a tratti sintetizzato, dall'autore di questo blog:

Per molti decenni, è stata diffusa la convinzione che esistesse una variante europea di capitalismo, che poteva essere positivamente contrapposta con quella anglo-americana, più liberista.

I movimenti dei lavoratori del Nord Europa venivano visti come forza decisiva per ottenere un maggiore coinvolgimento dello stato nell'economia, una maggiore collaborazione dei capitalisti con i sindacati, un welfare e un mercato del lavoro più egualitari. Lo sviluppo dell'Unione Europea ha aggiunto una dimensione ulteriormente attrattiva a tutto ciò, specialmente per gli internazionalisti.

Si è considerata retrograda la volontà di stare fuori, figuriamoci quella di uscire, dal “progetto” europeo, in ogni fase del suo avanzamento, con molti addirittura convinti che l'impegno nelle istituzioni europee fosse il terreno decisivo per l'impegno della sinistra.

La politica di iper-austerità che gli stati europei hanno perseguito dal 2009, contribuendo a rendere potentemente più duraturi gli effetti della prima grande crisi del capitalismo globale nel XXI secolo, ha già distrutto buona parte delle illusioni della sinistra riguardo all'Europa. L'epilogo della strategia di Syriza in Grecia sembra aver scritto su di esse la parola fine.

Era scritto, del resto, sin dal momento in cui la sinistra europea fallì nel suo tentativo di trovare una via d'uscita dalla crisi globale del capitalismo degli anni 1970, opponendosi al neoliberismo sancito dal trattato di Roma per il libero scambio e la libera circolazione dei flussi di capitale tutta Europa.

Molte forze popolari d'Europa furono costrette a prendere atto che i controlli sulla finanza internazionale erano impossibili, a meno di non fermare il progetto europeo (e l'intera globalizzazione).

Forse, però, avevano avuto invece ragione quei laburisti britannici che si opponevano al Mercato comune europeo negli anni settanta. Non lo fecero perché erano retrogradi nazionalisti "fish-and-chips", ma perché avevano compreso che l'unificazione europea avrebbe imposto limiti drammatici alla costruzione di soluzioni economiche e sociali alternative.

Coloro che successivamente hanno creduto di rimediare mettendo una "Carta sociale" al centro del processo di unione economica e monetaria sono stati costantemente delusi dalla creazione dell'Eurozona.

Le forze della Sinistra Europea, guidate da Die Linke e da altri, hanno insistito a dare la massima priorità al completamento dell'unione economica con una unione politica, in cui la politica fiscale e sociale dovrebbe diventare centralizzata così come la politica monetaria. Purtroppo, questa prospettiva lascerebbe meno, non più, spazio di manovra nel difficile equilibrio tra le forze sociali, in ogni stato europeo e in modo particolare negli stati più piccoli e più periferici.

E' significativo che tante forze antiliberiste, magari ancora aggrappate al lascito del keynesismo o eredi dell'internazionalismo e dell'anticolonialismo, non si siano unite nel sostenere la Grexit e, magari, nel criticare la dirigenza di Syriza per non averla preparata. Ci si potrebbe chiedere che cosa stavano pensando quando Alexis Tsipras fu messo capolista del Partito della Sinistra Europea alle elezioni del Parlamento europeo lo scorso anno (2014).

Syriza, purtroppo, non è stata capace di andare oltre questa Europa liberista dell'eterna austerità. Erano troppo pochi, troppo deboli, troppo impreparati coloro che avevano capito la necessità di un piano B per realizzare una Grexit socialmente e politicamente sostenibile, capace di fermare democraticamente e negli interessi di larghi strati popolari, la tortura economica della Eurozona e della stessa Unione Europea.

Attenzione! La critica radicale di cui Leo Panitch è stato capace non deve essere considerata solo dal punto di vista del destino delle organizzazioni identitarie delle sinistre europeo. Tutte le forze popolari, siano esse animate da valori socialisti o liberali, dovrebbero meditare queste lucide riflessioni.

Non c'è speranza nella globalizzazione, questo è il punto. Non c'è nulla di naturale, tanto meno di liberale, nel lasciare che il pianeta venga dominato da crescenti concentrazioni di potere e di ricchezza. Non si possono più difendere le minime conquiste sociali, una volta che si è accettato di essere le periferie di un grande mercato unificato come l'Eurozona. Non c'è più inclusione sociale e uguaglianza politica nemmeno nei grandi stati europei, quando si liberano le torsioni centraliste e autoritarie, come si è visto ancora più chiaramente in questo anno di terrore pandemico.

Non c'è vita umana degna di questo nome, senza appartenere a una comunità locale, con una economia locale, con una moneta locale, con una capacità di autogoverno corresponsabile e solidale, a protezione del proprio ecosistema e delle diversità e biodiversità del proprio habitat.

Il tema del nostro XXI secolo è quello di una ponderata disintegrazione, non quello di una ulteriore integrazione. Questa è la grande missione del decentralismo internazionale e internazionalista, anticolonialista e ambientalista, difensore della vita umana e del creato, in tutto il mondo, cominciando ciascuna dal proprio territorio.

Buona lotta e buon anno nuovo 2021 a tutti!


sabato 26 dicembre 2020

Un affettuoso ricordo di Vincenzo Simoni e Stefania Ferretti

Vincenzo Simoni è morto il 1 novembre 2020. A sua moglie Stefania Ferretti, ai suoi parenti, amici e compagni di lotta, voglio far arrivare pubblicamente le mie personali e sincere condoglianze. Ho dovuto aspettare qualche settimana e qualche giorno di riposo, fino a questo giorno di Santo Stefano 2020, per riordinare alcune idee, in onore di Vincenzo Simoni e di Stefania Ferretti.

Vincenzo Simoni - Fonte: StampToscana

Segnalo qui un articolo di StampToscana, che aiuta a capire chi era Vincenzo Simoni e quanto fosse impegnato (sempre insieme a sua moglie Stefania Ferretti, finché lei a causa di una grave malattia non ha purtroppo dovuto lasciare l'attivismo). 

Vincenzo e Stefania, con la storica Unione Inquilini, sono stati un punto di riferimento per il riscatto degli umili, per la giustizia sociale, per l'avanzamento di una più autentica democrazia politica, per la solidarietà internazionale tra tutti gli oppressi.

Invito tutti a vedere questo breve e significativa testimonianza di Vincenzo Simoni al congresso del 50° anniversario della Unione Inquilini:

Vincenzo Simoni e Stefania Ferretti ci hanno lasciato molto di più che degli straordinari ricordi personali (tra cui un fantastico soggiorno estivo a Rovigno, in terra d'Istria), o di testimonianza per la comune partecipazione a momenti di lotta sociale e politica a Firenze.

Erano di formazione anarchica e libertaria e questo li ha sempre resi diversi e in qualche modo estranei a una certa sterile sinistra identitaria e lontani dal radicalismo "chic" con i suoi errori culturali, prima ancora che politici, in materia di acritica subalternità a certi europeismi e globalismi neoliberisti e neocolonialisti.

Sono sempre rimasti, coraggiosamente, estranei ai giochi di potere del centrosinistra.

Sono sempre stati politici, mai antipolitici. Ricordo una battuta fulminante di Vincenzo all'inizio degli anni novanta: a forza di protestare contro le troppo auto blu ci ritroveremo dominati da una sola auto blu... Mentre spariamo contro i tanti politici, prepariamo il terreno per il ritorno del potere nelle mani di un solo politico.

Hanno partecipato alla stagione dei movimenti verdi, arcobaleno, civici, civili, per il ripristino della democrazia, contro le mafie e le partitocrazie (la prima Rete, ma prima ancora le leghe originarie e le prime liste verdi). Mai hanno accettato la bipolarizzazione forzata tra centrosinistra e centrodestra.

La sfida di un collegio uninominale, o comunque di un sistema elettorale fortemente ancorato ai territori, per Vincenzo, andava accettata, ma questa competizione doveva essere fondata su un rapporto con le persone, su una selezione dal basso delle candidature. Mai si è piegato all'idea che i candidati dovessero essere nominati dall'alto o da altrove.

Vincenzo e Stefania hanno vissuto completamente, senza infingimenti, fino in fondo la principale contraddizione in cui la nostra Repubblica è scivolata ormai trent'anni fa: abbiamo bisogno di partiti migliori, o di istituzioni migliori, o di leggi migliori? Non hanno mai preteso di sapere se fosse nato prima l'uovo del partito, o la gallina dell'istituzione, o la frittata della legge. Hanno sempre lottato su tutte e tre queste dimensioni. Hanno sperato nella nascita di movimenti politici più popolari e più inclusivi, ma nello stesso tempo hanno lottato per riforme istituzionali, o hanno lavorato perché anche solo una sola legge inutilmente centralista o autoritaria fosse cambiata.

Su questioni di tale complessità, che in Toscana e a Firenze erano intrecciate con la ridigità prima delle forze del Sessantennio e oggi sono ancora irrisolte a causa della miopia delle forze del centro-sinistra-destra degli affari fiorentini, Vincenzo Simone e Stefania Ferretti non hanno mai preteso di avere la soluzione in tasca, ma nemmeno si sono mai rassegnati a lasciare che tutto rimanesse com'era.

Devo loro molto e spero di continuare a farne tesoro.

La Provvidenza ti ha certamente accolto nel suo seno, caro Vincenzo.

Ti ho voluto bene e non ti dimenticherò.

 

sabato 19 dicembre 2020

C'è futuro solo nell'autogoverno

Vorrei ricordare qui la mia solidarietà alle lotte per l'autogoverno dei Palestinesi di Gaza e della Cisgiordania, dei Sahrawi (Sahara libero!), delle terre curde del Bakur (Nord, in Turchia), Bashur (Sud, in Iraq), Rojava (Ovest, in Siria), Rojhilat (Est, in Iran). 

Ricordo con deferenza e con orgoglio il nostro Orso, Lorenzo Orsetti, toscano anarchico che si è sacrificato per la difesa del Rojava e l'autogoverno di tutti i Curdi.

 
 

Infine, però, oggi 19 dicembre 2020, 77° anniversario della Carta di Chivasso, non posso non onorare il nostro più profondo, moderno, innovativo, lungimirante confederalismo dal basso:

 

 

 

Auguri di cuore.

venerdì 18 dicembre 2020

La querela di Nardella contro Montanari

E' veramente triste la querela del sindaco di Firenze, Dario Nardella, e dei suoi assessori, contro Tomaso Montanari. Speriamo che sia riconosciuta come temeraria e che i suonatori prepotenti finiscano suonati.

Aggiungiamo la flebile voce di Diverso Toscana al (non affollato) coro di solidarietà che si è schierato dalla parte di Tomaso Montanari.

Ha scritto il sempre saggio Ubaldo Nannucci, in una discussione interna a un  collegamento regionale tra attivisti per la Costituzione:

"Da molti anni vado sostenendo, da ex magistrato, che la piaga delle querele intimidatorie, strumento odioso per annientare il diritto di critica, dovrebbe essere fronteggiata con un comma del seguente  tipo: << Ove la querela risulti infondata, il querelante è tenuto a pagare al querelato una somma pari alla metà dell'importo richiesto, a titolo di risarcimento del danno subito dal querelato per avere leso il suo diritto costituzionale di libera espressione del pensiero di cui all'art 21 della Costituzione>>.".

Questa è la situazione a Firenze, in Toscana, in questa Repubblica decadente, in cui ogni autonomia è in pericolo: di pensiero, di azione, sociale, territoriale.

Animo, Montanari, animo amiche e amici tutti delle autonomie. Non smettiamo di denunciare che Firenze viene svenduta al capitale straniero e sventrata dai treni-tram. Non facciamoci intimidire.

Il nostro cammino è in salita, ma dobbiamo resistere.


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La foto è una cattura da una pagina de Il Manifesto
Fonte: https://italianostrafirenze.wordpress.com/


giovedì 17 dicembre 2020

Insostenibile il doppio incarico a Sguanci

Riceviamo e volentieri pubblichiamo, dalla lista civica ambientalista autonomista di Fabrizio Valleri, Libera Firenze:



Comunicato stampa


Firenze, 17/12/2020 

Libera Firenze insiste: insostenibile il doppio incarico di Maurizio Sguanci - Richiesta di accesso agli atti di convalida del suo ingresso nel Consiglio regionale della Toscana


Libera Firenze, lista civica ambientalista e autonomista di Firenze, insiste nel definire insostenibile il doppio incarico di Maurizio Sguanci, presidente del Quartiere 1 di Firenze e consigliere regionale di Italia Viva.

Maurizio Sguanci fu eletto presidente del quartiere direttamente dai cittadini in occasione delle elezioni comunali di Firenze del 2019. Allora era un esponente del PD. Poi è passato a Italia Viva, con cui si è presentato alle recenti elezioni regionali, risultando primo dei non eletti nella circoscrizione di Firenze per la sua lista.

Dall'ottobre scorso, in sostituzione di Stefania Saccardi, la sua capolista diventata assessora, è entrato come consigliere supplente nel Parlamento toscano.

Libera Firenze e altre voci di opposizione hanno sollevato a più riprese il problema politico, ma la lista civica di Fabrizio Valleri insiste che esistono cruciali problemi giuridici.

Allo scopo di approfondirli, studiosi e attivisti di riferimento di Libera Firenze hanno depositato presso il protocollo del Consiglio regionale una richiesta di accesso civico generalizzato agli atti relativi alla convalida dell'elezione di Maurizio Sguanci.

Libera Firenze aveva peraltro già chiesto formalmente al Consiglio regionale della Toscana, con una lettera aperta diffusa il 2 dicembre scorso, come l'organo intenda tutelare "con quali norme di attuazione, con quale prassi, ispirandosi a quale giurisprudenza, i principi generali sanciti dall’art. 3 della legge 165 del 2004, in applicazione dell’art. 122 della Costituzione". Si tratta della norma posta a difesa del buon andamento e dell'imparzialità dell'ente regionale, nonché del libero espletamento della carica elettiva.

Buon andamento, imparzialità, libero espletamento, che non si vede come possano essere garantiti da un consigliere regionale che ha anche un incarico di fatto assimilabile a quello di un sindaco di una comunità di oltre 60.000 abitanti.


Per approfondire:
https://diversotoscana.blogspot.com/2020/12/sguanci-in-regione-parodia-della.html

Per informazioni:
liberafirenzelistacivica@gmail.com

 

mercoledì 16 dicembre 2020

Milioni sulla Piana

Su segnalazione del Coordinamento Ferma Tramvie siamo andati a rileggere un articolo che ci sembra rivelatore di ciò che hanno in testa gli amministratori della Città Metropolitana di Firenze. E' una intervista di Edoardo Semmola ad Andrea Simoncini, sul Corriere Fiorentino. Simoncini, professore di diritto e consigliere dell'Opera del Duomo, viene intervistato nella sua qualità di "ideatore del piano strategico della Città Metropolitana".

L'intervista è datata 12/11/2020, è presentata come uno sforzo di guardare in avanti, ma a noi è parsa incredibilmente vecchia, come se fosse stata registrata non solo prima della pandemia, ma addirittura quarant'anni fa. 

L'intervistato sembra rimasto fissato a quando, alla fine degli anni '80, si pensava davvero a una unica grande conurbazione comprendente tutta la Piana e si credeva possibile cementificarla completamente. Tutti i vuoti tra città e cittadine, borghi e borgate, paesi e paesini, avrebbero dovuto essere colmati da investimenti immobiliari e infrastrutturali.

La metropoli fiorentina avrebbe dovuto inglobare anche Prato (per questo non si voleva far nascere la provincia autonoma nel distretto laniero) e Pistoia.

La conurbazione avrebbe dovuto attrarre ulteriore popolazione fino ad arrivare a due milioni e mezzo di abitanti. Oggi le tre province di Firenze, Prato e Pistoia arrivano appena a un milione e mezzo, la Toscana intera poco oltre tre milioni e mezzo. Quindi da dove sarebbe dovuto spuntar fuori un altro milione di abitanti da concentrare e far vivere rammontati nella Piana? Boom delle nascite, spopolamento di altre zone rurali e periferiche, migrazioni? Evidentemente, per essere consulenti strategici della Città Metropolitana di Firenze, non deve esser necessario sapere molto di geografia, demografia, statistica, storia economica e sociale della Toscana, forse nemmeno di semplice aritmetica.

Oggi sappiamo molto bene che questi progetti di conurbazione sono folli e incompatibili con la sopravvivenza di ciò che resta dell'equilibrio idrogeologico, di una qualche significativa qualità della vita umana in pianura, dell'abitabilità delle nostre comunità, della nostra stessa identità toscana. Purtroppo sono ancora al potere persone che sembrano ignorare studi profondi, e anche molto ben divulgati, come quelli, tra tanti altri, di Giorgio Pizziolo e Rita Micarelli. Questo, oltre che essere triste, è anche preoccupante.

Mentre a parole e sui media, si predica bene di freno al consumo di suolo e di ripensamenti dell'urbanesimo, a Firenze i magnati continuano a razzolare male.

Gli unici milioni che sono veramente in arrivo nella Piana non sono di nuovi abitanti (né di nuovi turisti, temiamo), ma di Euro, derivanti da immensi debiti pubblici che si vorrebbero investire male, in modo da far arricchire poche grandi società anonime di capitali privati.

Temiamo che ben poco verrà investito in "conoscenza", ma, come ammette candidamente anche l'intervistato, per dotare Firenze di maggiore "mobilità".

Si chiederanno alle autorità centrali della Unione Europea e della Repubblica Italiana fondi per le solite grandi opere faraoniche, inutili e devastanti, come il "buco" Foster, il nuovo aeroporto di Peretola e chilometri di tremi-tram che dovrebbero percorrere a zigzag tutta la Piana.

Le tramvie, che costeranno centinaia di milioni di soldi pubblici ma che saranno private, sono emblematiche di una mentalità speculatrice ed estrattiva, ancora dominante.

Serviranno per portare in centro, ma anche per far sfollare rapidamente a fine giornata, masse di turisti e lavoratori più poveri, quelli che non potranno certo permettersi di vivere a Firenze, ma dovranno andare, anzi già oggi vanno, a dormire a Scandicci e a Campi, a Sesto e Prato, o addirittura a Pistoia.

Firenze e la Toscana erano già malate prima della crisi sanitaria, sociale ed economica del coronavirus, come ci ha ricordato recentemente Fabrizio Valleri di Libera Firenze, ma ora, dopo il Covid-19, siamo di fronte a un cieco accanimento nello sventramento e nella svendita di Firenze e dell'intera Toscana .

Milioni sulla Piana, insomma, per distruggere il poco che resta di una vita a dimensione umana, in comunità locali dove il più possibile delle cose importanti sia a portata di piedi e quindi di anziani e di bambini (l'antica ma sempre nuova speranza della Rivoluzione Rionale!). 

Intere comunità e comuni della Toscana, oggi ancora riconoscibili e dotati di una qualche significativa vita comunitaria, come Larciano, Carmignano, Sesto Fiorentino, comuni, comunità, borghi, quartieri, frazioni e rioni, dovrebbero insomma diventare meri dormitori, periferia indistinta di una città che sarà chiamata ancora Firenze, ma che di fiorentino e di toscano non avrà più nulla.

* * *

Questa è l'opinione che si è fatto il titolare di questo blog. Per farvi la vostra idea leggete direttamente e integralmente l'intervista di Semmola a Simoncini, cliccando qui.



domenica 13 dicembre 2020

Luci per l'alternativa

 


Abbiamo partecipato al presidio di oggi, domenica 13 dicembre 2020, festa di S.Lucia (protettrice degli occhi!), in piazza SS. Annunziata a Firenze, dalle 17.30 in poi. Il motto della manifestazione è stato "Luci sul coprifuoco". L'evento è stato promosso da Libera Firenze, Atto Primo, Salute Ambiente Cultura, oltre che da esponenti toscani della Marcia della Liberazione e di R2020, Hanno partecipato o aderito molte persone con cui siamo in rete, del mondo civico, ambientalista, autonomista, territorialista, eurocritico e sovranista della Toscana. Un grazie particolare a Mauro Ugolini e agli amici del Comitato No Aeroporto di Sesto Fiorentino.

E' stata bellissima la performance di lettura pubblica di importanti articoli della Costituzione e sono stati interessanti tutti gli interventi. Toccante e incisivo è stato l'intervento di Momi, l'egiziano di San Frediano, imprenditore della catena di pizzerie Tito, che ha ripetutamente sfidato gli ordini di chiusura dei ripetuti, e così spesso confusi e contraddittori, "DPCM", emessi durante la crisi sanitaria e sociale. Crisi che è stata provocata non dal nuovo virus #Covid10 ma dalla totale impreparazione del sistema sanitario. 

Pericolose infezioni virali si presentano ogni anno, ma ormai da decenni, sotto la pressione della "austerità", per gli errori del centralismo, per l'arroganza e l'avidità dei "privatizzatori" della sanità, per la pigrizia e l'impreparazione degli organi che avrebbero dovuto "supervisionare", un virus più infido ci ha trovati impreparati. 

I soloni internazionali, europei, italiani della sanità (dall'OMS, agli uffici UE, agli organismi del Ministero della Sanità) sono stati indecorosi e tutti coloro che li dirigono dovranno prima o poi affrontare una Norimberga.

Non ci si lasci incantare dalle sirene del centralismo che accusano le regioni, essendo stata, la regionalizzazione della sanità, largamente incompiuta dal punto normativo ed organizzativo. Non è mai stata completata la responsabilizzazione delle autorità locali, le quali invece sono state sottoposte a feroci tagli e decennali commissariamenti da parte del potere centrale. 

Ci siamo trovati vergognosamente sprovvisti, tra l'altro, della capacità di produrre nei nostri territori gli indispensabili dispositivi di protezione individuale (DPI), che - sia chiaro - sono sostanzialmente gli stessi per tutte le emergenze virali. Non c'era da inventare niente!

E' intervenuto anche il nostro Fabrizio Valleri, punto di riferimento di Libera Firenze, che ha ricordato come la nostra società fosse già ai limiti del collasso prima della pandemia. Gli eccessi di competitività, individualismo, avidità ci stavano già distruggendo. 

Come non funzionava l'informazione, noi di Libera Firenze ce ne siamo accorti quando abbiamo approfondito i disastri del buco Foster, gli errori dei treni-tram, la signorilizzazione di interi quadranti di Firenze. La Toscana e le sue città d'arte stavano già venendo distrutte dalla corsa frenetica all'estrazione di risorse dal turismo di massa. Quando i turisti sono venuti a mancare, i nostri centri storici sono rimasti vuoti e desolati. Persino Firenze, ci siamo accorti, è diventata gelida, triste, brutta.

Le risposte autoritarie ed emergenziali, ma anche incoerenti e cialtronesche, hanno sacrificato i bambini, la socialità, la cultura, per chiudere la gente in casa con il terrore e il proibizionismo, finendo con il minare gravemente le nostre economie locali e in particolare tutte le piccole imprese.

Nessuno, nel frattempo, è in grado di dare risposte sul motivo per cui in Italia si muore, per una nuova malattia certo seria, ma non più pericolosa di molte altre, cinque volte di più che in Germania. 

Libera Firenze, con Fabrizio Valleri, c'è e continuerà a reagire.

Ci deridevano, l'anno scorso, quando parlavamo di "rivoluzione rionale", argomento che ora, dopo il disastro, è sulla bocca di tutti, dalla sindaca di Parigi fino ai salotti del potere finanziario e mediatico. Avevamo raccolto noi una aspirazione antica dei movimenti civici, ambientalisti e autonomisti, quella a vivere in borghi e rioni dove tutto ciò che serve alla vita sia raggiungibile in un quarto d'ora di cammino, e avevamo ragione.

Cercheremo di raccogliere competenze, di tornare ad incontrarci rione per rione, di raccoglierci attorno a guide autorevoli (altro che "uno vale uno", l'indecente ipocrisia anti-politica dei Cinque Stelle), di partecipare a tutte le prossime competizioni politiche ed elettorali, a partire dai quartieri e dai comuni, con seri progetti di alternativa amministrativa e politica.

Cercheremo di scuotere le persone, invitandole a smettere di chattare e a cominciare a dedicarsi al loro prossimo e ai loro vicini. Non siamo e non ci lasceremo etichettare come negazionisti e cospirazionisti, tanto meno come oziosi o livorosi.

Continueremo a fare rete e a promuovere, a partire dai nostri rioni di Firenze, una società più libera e più umana, più responsabile e più solidale.

Fabrizio Valleri interviene a "Luci sul coprifuoco" - Firenze 13/12/2020

 

 

 

sabato 12 dicembre 2020

Basta addormentare le menti, basta sventrare Firenze

  

Si è conclusa oggi una serie di sit-in di Libera Firenze davanti alla RAI Toscana, in Largo Alcide De Gasperi, a Firenze. La lista civica, ambientalista e autonomista di Firenze ha consegnato ai giornalisti RAI una simbolica pergamena, elencante degli argomenti scomodi che sono un vero e proprio tabù per i media. Riportiamo integralmente il testo della pergamena. Avanti con il risveglio civico, ambientalista, autonomista, dal basso, a Firenze, in Toscana e oltre, contro il pensiero unico che spadroneggia, con le sue convinzioni infondate e pericolose, nella Repubblica Italiana e nella Unione Europea.

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Appello al servizio pubblico di informazione toscana, in nome del popolo di Firenze, per TRIBUNE SPECIALI DELL’ACCESSO per dare voce a chi non ha avuto voce - Sabato 12 dicembre 2020

8 ESEMPI DI ARGOMENTI TABU’ PER IL CONFORMISMO TOSCANO, che erano già URGENTI prima e che resteranno CRUCIALI dopo la pandemia:


1) Prevenzione, stili di vita, possibilità di curarsi a casa. Basta seminare terrore dando cifre senza confronto con la mortalità storica.

2) Medicina del territorio, ambulatori di paese e di quartiere, di frazione e di rione. Critica di coloro che hanno centralizzato e tagliato la sanità pubblica in vent’anni di austerità insensata.

3) Sventramento degli storici viali di Firenze e stravolgimento della vita di Sesto e Bagno a Ripoli, con i treni-tram (congegnati come servizi privati, non pubblici).

4) Saccheggio delle proprietà toscane da parte di capitali stranieri anonimi.

5) Guerra agli alberi adulti, che viene combattuta senza ritegno e non solo nelle città.

6) Autosufficienza produttiva del territorio in tutte le cose essenziali; a partire dalla produzione pubblica locale di farmaci e presidi. Lavoro locale, contro il disastro della fuga dei giovani dalla Toscana.

7) Sovranità alimentare ed energetica. perché la Toscana resti toscana.

8) Rete pubblica di telecomunicazioni sicure, senza una sciagurata moltiplicazione delle antenne private.

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Per chi volesse entrare in rete con Libera Firenze e il più ampio movimento civico, ambientalista, autonomista che si sta sviluppando in Toscana: liberafirenzelistacivica@gmail.com

Per chi vuole conoscere meglio gli attivisti di Libera Firenze e principalmente Fabrizio Valleri: https://www.facebook.com/ivalleroxfirenze

Libera Firenze ha condotto questa serie di sit-in in memoria di Giulietto Chiesa e per onorare tutti gli attivisti, informatori, giornalisti dissidenti perseguitati in ogni angolo del mondo, a partire da Edward Snowden e Julian Assange. Abbasso l'impero globalista, abbasso il centralismo autoritario (italiano ed europeo), abbasso i servi delle società anonime che saccheggiano la Toscana. Viva Firenze, viva la Toscana, viva la libertà.

Visitate anche il canale YouTube di Libera Firenze


giovedì 3 dicembre 2020

Sguanci in regione, parodia della legalità


 

Avevamo già alzato la piccola voce di questo blog sul caso Maurizio Sguanci (nella foto). E' passato un mese, che le elite fiorentine hanno lasciato passare senza alzare un sopracciglio. E' toccato ancora una volta ai resistenti di Libera Firenze di riepilogare i fatti e le criticità. Non è solo un problema di scarsa sensibilità personale da parte del presidente eletto dai cittadini del Quartiere 1 di Firenze. Non è solo un problema politico di Italia Viva, a cui Sguanci è passato dopo esser stato eletto come presidente PD, o della maggioranza che governa Firenze. Ci sono delle criticità giuridiche. Nell'apparente rispetto della lettera della legge, si sta mettendo in scena un travestimento, una parodia della legalità. Pubblichiamo integralmente la lettera aperta di Libera Firenze, consegnata ieri (2 dicembre 2020) agli uffici delle autorità coinvolte e oggi (3 dicembre 2020) alla stampa fiorentina.

 

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Firenze, 2 dicembre 2020

Al Presidente del Consiglio regionale della Toscana
Antonio Mazzeo


Al Portavoce dell’opposizione nel Consiglio regionale della Toscana
Marco Landi


Al Presidente della Prima commissione Affari istituzionali
del Consiglio regionale della Toscana

Giacomo Bugliani


A tutti i Consiglieri regionali della Toscana

 

 

Al presidente del Consiglio comunale di Firenze
Luca Milani

Al presidente della Commissione Affari istituzionali
del Consiglio comunale di Firenze

Mario Razzanelli
 

 

A tutti i Consiglieri comunali di Firenze


Al presidente della Commissione 8 Decentramento
del Consiglio comunale di Firenze
Alessandra Innocenti

 

Al presidente del Quartiere 1 Centro storico del Comune di Firenze
Maurizio Sguanci

A tutti i Consiglieri del Quartiere 1


e, p.c.,


Al Presidente della Giunta regionale della Toscana
Eugenio Giani

Al Sindaco di Firenze
Dario Nardella

Al Prefetto di Firenze

Al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Firenze




Oggetto:


Lettera aperta di segnalazione
del caso Sguanci

 

 

Gentili eletti ed autorità,

ad oltre un mese dalle precedenti segnalazioni fatte sulla stampa e sulle reti sociali da Libera Firenze e da altre voci della politica fiorentina, vogliamo richiamare ancora la vostra attenzione sul caso Sguanci.

Maurizio Sguanci è oggi contemporaneamente consigliere regionale, essendo subentrato a Stefania Saccardi (che è diventata assessore), e presidente del Quartiere 1 Centro Storico del Comune di Firenze.

Questo doppio incarico è certamente un caso personale, di opportunità politica, di galateo istituzionale, di rispetto delle condizioni di emergenza in cui viviamo e che colpiscono il centro di Firenze in modo particolarmente duro.

Sarebbe ancora possibile, oltre che a nostro parere doveroso, chiuderlo attraverso un gesto personale dello stesso Maurizio Sguanci, il quale dovrebbe, secondo noi e molti altri, decidere di dedicarsi a tempo pieno a una sola delle due cariche di cui è stato investito.

E’ evidente, peraltro, che mentre Sguanci si immerge sempre di più nel suo lavoro di consigliere regionale (ora è vicepresidente e segretario della Quinta commissione del parlamento toscano, organismo che si dedica a beni e attività culturali, istruzione, diritto allo studio, edilizia scolastica, ricerca e università, orientamento professionale, relazioni tra scuola e lavoro, informazione e comunicazione), la vita istituzionale del Quartiere 1 sia paralizzata.

In attesa di questo gesto personale, in cui molti, compresi molti di voi destinatari di questa lettera aperta, confidiamo, non troviamo inutile segnalare che esiste anche un caso giuridico, non solo un problema politico.

Sottovalutare la criticità giuridica della situazione sarebbe, a nostro modesto parere, oltremodo avventato.

Non ci pare sostenibile, anche in caso di una eventuale lite giudiziaria, che la carica di presidente di uno dei cinque quartieri di Firenze, non comporti una violazione dello spirito, se non della lettera, delle norme vigenti sulle incompatibilità.

1) Come il Parlamento toscano intende garantire l’imparzialità dei suoi membri

Innanzitutto ci parebbe necessario che il Consiglio regionale della Toscana informasse con chiarezza l’opinione pubblica su come ha ritenuto di poter convalidare l’elezione a consigliere regionale di Maurizio Sguanci, mentre era presidente eletto del Quartiere 1 di Firenze e come questa convalida sia stata motivata.

Noi chiediamo al Consiglio regionale della Toscana una ampia informativa su come nella nostra regione sono tutelati, con quali norme di attuazione, con quale prassi, ispirandosi a quale giurisprudenza, i principi generali sanciti dall’art. 3 della legge 165 del 2004, in applicazione dell’art. 122 della Costituzione, in particolar modo dove si ricorda (lettera a) che le norme regionali devono prevenire la “cause di incompatibilita', in caso di conflitto tra le funzioni svolte dal Presidente o dagli altri componenti della Giunta regionale o dai consiglieri regionali, e altre situazioni o cariche, comprese quelle elettive, suscettibili, anche in relazione a peculiari condizioni del territorio, di compromettere il buon andamento e l'imparzialità dell'ente regionale, ovvero il libero espletamento della carica elettiva”.

A noi che scriviamo, sembrano minacciati, piuttosto che tutelati, il buon andamento e l’imparzialità, oltre che il libero espletamento della carica di consigliere regionale da parte del presidente, eletto direttamente dal popolo, di una circoscrizione infracomunale che, nonostante la crisi e lo spopolamento, continua ad avere oltre 65.000 abitanti (66.033 al 31/12/2019).

2) Incompatibilità tra la carica di consigliere regionale e quella di amministratore di un comune

In secondo luogo, non ci sembra si possa sorvolare facilmente su una norma generale della Repubblica, l'art. 65 del Testo unico dell'ordinamento degli enti locali (D. lgs. 18 agosto 2000, n. 267, noto come TUEL), che sancisce l’incompatibilità tra la carica di consigliere regionale e quella di amministratore di un comune.

La lettera della legge 267/2000 dice “sindaco o assessore”, ma non si vede come sia possibile sostenere, anche in sede di eventuale lite giudiziaria, che il presidente di quartiere non sia anch’egli uno degli amministratori del Comune di Firenze, paragonabile a uno degli assessori.

Sarebbe anche sostenibile, da diversi punti di vista, che il presidente del Quartiere 1 del Comune di Firenze, sia caricato di funzioni che sono in tutto e per tutto analoghe a quelle di un sindaco.

A sostegno di questa seconda linea riflessione, a favore di una incompatibilità giuridica e non solo politica, si ricordano alcune norme dello Statuto del Comune di Firenze.

L’art. 38 comma 3 ci pare chiarissimo: “Il Comune di Firenze valorizza il Consiglio di quartiere come organismo di gestione di servizi di base, di esercizio delle funzioni delegate, di consultazione, di partecipazione e al tal fine gli attribuisce autonomia funzionale e organizzativa nelle forme e nei modi previsti dal regolamento dei Consigli di quartiere.”. Ma tutto il titolo IV dello Statuto prosegue sullo stesso tenore, inducendo a considerare il quartiere come una articolazione amministrativa con organi elettivi che hanno dignità e compiti paragonabili a quelli di un comune.

Sullo status del presidente di quartiere, più simile a quello di un sindaco o di un assessore che a quello di un semplice consigliere comunale o di quartiere, si veda anche l’art. 44 dello Statuto stesso.

L’analogia è ulteriormente rafforzata dalle previsioni dell’art. 41 dello Statuto, che estendono agli eletti al quartiere le norme su incandidabilità, ineleggibilità, incompatibilità, sospensione, rendicontazione, pubblicità patrimoniale degli eletti al comune. Se i consiglieri di quartiere sono equiparati a consiglieri comunali, diventa ancora più impervio sostenere che il presidente del quartiere non possa essere assimilato a un sindaco.

Ancora a rafforzamento dell’analogia tra il ruolo del presidente di un quartiere di Firenze e quello di un amministratore comunale, si vedano anche le disposizioni del Regolamento dei consigli di quartiere della città (aggiornato in ultimo dalla deliberazione consiliare n. 15 dell’11.3.2019), che recitano:

Art. 2 (Principi) - Le circoscrizioni di decentramento, in cui è diviso il territorio comunale di Firenze, sono denominate quartieri. Nell’ambito dell’unità del Comune, il Consiglio di Quartiere costituisce un’articolazione dell’Amministrazione e concorre alla formazione dei programmi e degli obiettivi dell’Ente nonché alla loro realizzazione.
Il Comune di Firenze valorizza il Consiglio di quartiere quale organismo di consultazione, di partecipazione, di esercizio delle funzioni delegate, di gestione dei servizi di base, prevedendo le necessarie risorse di personale, strumentali e finanziarie atte ad assicurarne l’autonomia organizzativa e funzionale.
Nel rispetto dei criteri direttivi e degli indirizzi programmatici, approvati dal Consiglio Comunale, il Consiglio di Quartiere è organismo di governo del territorio.

Art. 26 (Partecipazione alle sedute del Consiglio Comunale e della Giunta)
1. La o il Presidente del Consiglio di Quartiere, o una sua o un suo delegato, partecipa con diritto di parola alle sedute:
a. del Consiglio Comunale o della Giunta nei casi previsti dai rispettivi regolamenti;
b. del Consiglio comunale e della Giunta nelle quali sono trattati argomenti riguardanti il territorio e la popolazione del Quartiere su autorizzazione della o del Presidente del Consiglio Comunale o della Sindaca o Sindaco.
3. Ai Presidenti dei Consigli di quartiere è trasmesso l’ordine del giorno del consiglio Comunale e della Giunta.”.

Non è inutile ricordare che questa analogia tra l’essere presidente di un quartiere di Firenze e l’esercizio della funzione di amministratore comunale, è ulteriormente rafforzata dalla previsione dell’elezione diretta del presidente stesso, innovazione voluta dal Comune di Firenze in occasione delle elezioni amministrative del 2019. Si veda in proposito il Regolamento per le elezioni dei consigli di quartiere e dei loro presidenti: Delibera del Consiglio Comunale n. 1478 del 16.11.1998, ultimamente novellata con Delibera n. 5 del 14.01.2019.

3) Il consigliere supplente è incompatibile come gli altri

In terzo luogo, a chi si ostinasse a ignorare le due suddette criticità giuridiche del doppio incarico, invocando magari la natura temporanea della carica regionale di Maurizio Sguanci, consigliere “supplente”, vorremmo ricordare che esiste già un orientamento giurisprudenziale che interpreta le norme di incompatibilità in senso estensivo rispetto alla mera “littera legis” (si veda per esempio C.Cass. 5449/2005).

Non solo si possono e si devono tutelare, oltre la lettera, lo spirito e i principi di incompatibilità riepilogati dall’art. art. 3 della legge 165 del 2004, ma essi sono senz’altro applicabili anche nei confronti di un consigliere regionale “supplente”.

Conclusioni

In conclusione, ci attendiamo dalle vostre assemblee elettive e dalle vostre autorità, una risposta chiara sulla posizione che intendete tenere rispetto al doppio incarico di Maurizio Sguanci, aprendo una riflessione pubblica che affronti i problemi giuridici, non solo quelli politici.

A noi che scriviamo, il doppio incarico appare una grave forzatura, che sfigura la Costituzione, gli Statuti, le norme in vigore. Non risolverlo ci parrebbe un travestimento della legalità, più che rispetto della legge.

In attesa delle vostre risposte, resta ovviamente intatto il diritto dei cittadini elettori residenti nel Quartiere 1 Centro Storico del Comune di Firenze, di far valere le proprie ragioni in ogni altra sede.

Cordiali saluti.

p. Libera Firenze

Fabrizio Valleri, referente e già candidato a sindaco

Mauro Vaiani Ph.D., della segreteria



liberafirenzelistacivica@gmail.com




giovedì 26 novembre 2020

History Repeating - La storia si ripete?

C'è dell'iperbole ovviamente in questo video, con la giusta ironia. Grazie a Renzo - Lorenzo, dj, creativo, videomaker e autentico X-man di Prato in Toscana - per questo suo tocco di grazia.

La critica radicale del centralismo autoritario non riguarda solo quello che si ammanta di "nazionalismo italiano", ma anche coloro che si atteggiano a vestali di "europeismo" e "globalismo". 

Non critichiamo solo l'immenso potere che si è accumulato nelle opache cabine di regia di Palazzo Chigi, della Protezione Civile, del Ministero della Sanità, della Commissione Europea, ma anche il populismo inconcludente dei "cari lider" della opposizione se-dicente di "centrodestra", i quali - ce lo hanno già dimostrato perché sono in politica da decenni, i vari Salvini e Meloni - se fossero al potere non sarebbero molto diversi dai membri del gabinetto Conte. 

La nostra speranza è guardare ai paesi più piccoli, più decentrati, più partecipati, più coesi, fondati su massicce dosi di senso civico e corresponsabilità, nella libertà e nell'autogoverno di tutti, dappertutto, dalla Svizzera alla Svezia, dal Costarica a Taiwan.

Mentre finalmente si intravede la fine del 2020, annus horribilis, con questa creazione di Renzo vi auguriamo ogni bene per le imminenti feste, dalla Festa della Toscana del 30 novembre prossimo a tutte quelle che seguiranno.

 

domenica 22 novembre 2020

Non avrete il nostro corpo

 


Dopo averne minata la sicurezza materiale e calpestata l'identità spirituale, dopo aver tolto alle persone e alle comunità locali il potere di scegliere con buon senso le proprie soluzioni locali, il minimo che ci si può aspettare è una ribellione di massa in materia di salute. Alle presenti condizioni, la maggioranza dei cittadini, quelli minimamente interconnessi nella rete globale e quindi minimamente consapevoli che le cose potevano essere gestite diversamente, si metterà di traverso gridando: non avrete il nostro corpo.

Anche persone che non hanno alcuna particolare cultura storica o scientifica, che non hanno una coscienza sociale e ambientale, che non sanno nulla di colonialismo interno ed esterno, che non hanno mai votato partitini settari ed estremisti, si ribelleranno e non vorranno essere vaccinate per forza. E meno male! 

La sfiducia di massa nei confronti delle autorità sarà di certo rozza, ma è il terreno ideale sul quale coltivare i nostri valori libertari, anticentralisti, antiautoritari. Dobbiamo trasformare questa sfiducia in una matura resistenza alle ingiustizie della globalizzazione, del centralismo tecnocratico europeo, del centralismo nazionalista italiano.

Del resto, quei pochi che stanno ancora legggendo, si guardino attorno.

Dopo decenni di prediche ambientaliste, è tuttora in corso, per mano delle grandi potenze industriali e nelle multinazionali, la terribile distruzione di interi ecosistemi. Quando ci raccontano che stanno facendo qualcosa per frenare i "cambiamenti climatici", ci prendono in giro. Le elite globali non meritano più in alcun modo la nostra fiducia.

Interi popoli e territori continuano a essere privati delle proprie tradizioni e libertà, della loro lingua madre, del loro modo di vivere. Cina, India, Stati Uniti, Indonesia, Indonesia, Pakistan, Brasile, Nigeria, Federazione Russa, Messico, Filippine, Egitto, Etiopia, Vietnam, Congo-Kinshasa, Iran, Turchia, Francia, Tailandia, Regno Unito, Italia, Sudafrica, Myanmar-Birmania, Tanzania (gli stati più grossi, citati in ordine di numero di sudditi decrescente) sono potenze centraliste, autoritarie, colonialiste e neocolonialiste, sia nei confronti dei propri territori interni che, le più rapaci, nei confronti di altre regioni del pianeta.

Le organizzazioni internazionali, compresa la nostra Unione Europea, sono tecnocrazie alte, lontane, opache, spesso subalterne agli interessi dei potenti, oppure, nei casi migliori, dominate da ideologie astratte. elitiste, reazionarie.

I territori sono stati abbandonati o peggio violentati. Piccole minoranze e piccole comunità stanno tentando un ritorno a una economia locale più sostenibile e più resiliente, ma per il momento nessuno sta mettendo veramente in discussione le grandi filiere globali del cibo omogeneizzato e delle merci spazzatura.

Stiamo entrando nel pieno dell'età della decrepitezza delle infrastrutture. Il cemento armato versato dopo la seconda guerra mondiale è ormai nella piena vecchiaia. Ovunque ci sia stata incuria, si rischiano crolli e tragedie.

Siamo stati chiusi a miliardi in case brutte, piccole, insalubri, nelle periferie disumane della globalizzazione (che è stata chiamata giustamente glebalizzazione). La stragrande maggioranza delle persone urbanizzate non ha più spazio e serenità a sufficienza per poter crescere dei bambini o vivere accanto ai propri anziani.

Ai lavoratori autonomi è stato detto che non sono competitivi. Ai lavoratori dipendenti è stato detto non sono produttivi. Ci hanno tolto la possibilità di emanciparci attraverso il lavoro. Ormai le persone normali, che non rubano, che non imbrogliano, che non inquinano, comprese le ex classi medie del mondo cosiddetto sviluppato, non importa quanto lavorino duramente, con il loro proprio lavoro autonomo o salariato non possono più costruirsi una vita, mantenere una famiglia, metter su una casa o mantenere quella che hanno. 

I pochi che ci provano, gli imprenditori, i professionisti, gli artigiani, i contadini, gli artisti e altre persone che hanno talenti superiori alla media, lo fanno a loro rischio e pericolo.

Ai giovani viene lasciata, forse addirittura raccomandata, una unica alternativa: emigrare verso le grandi capitali della globalizzazione, che hanno sempre bisogno di schiavi giovani (e poi si sa, uno su mille ce la farà...).

Troppi anziani hanno pensioni miserabili, troppi lavoratori sono poveri pur lavorando, troppi disabili hanno sussidi da fame, una pumblea austerità ci è stata imposta per un trentennio (per quanto riguarda la Repubblica Italiana, almeno a partire dalla sciagurata privatizzazione dei debiti pubblici del 1981).

Poi, improvvisamente, per una gigantesca operazione di vaccinazione di massa (per una malattia seria, la polmonite bilaterale da coronavirus Covid-19, ma che non è certo la peste), i media sono stati compatti, la politica è stata tetragona, i soldi sono stati stampati (purtroppo nell'Eurozona sono stati trovati continuando ad alimentare la spirale del debito), sono stati firmati contratti segreti, si sono bruciate tutte le tappe della ricerca, della sperimentazione, della produzione. 

Non basteranno certo gli ipocriti appelli a fare del vaccino un "bene comune universale", a restituire credibilità a chi è stato subalterno a questa operazione di terrorismo e affarismo dall'alto, da parte di pochissimi contro tutti gli altri. Ci sono dei limiti, anche all'ipocrisia.

E' stato tutto un po' eccessivo. Persino qualche membro delle elite ha alzato il sopracciglio e ha chiesto meno precipitazione (in Italia lo hanno fatto Paolo Mieli e Andrea Crisanti, per esempio, peraltro rischiando di essere linciati dai media conformisti).

Qui non ci sono cospirazioni, a parere di chi scrive, qui è in corso una gigantesca concentrazione di ricchezza e di potere e ce lo stanno facendo proprio sfacciatamente davanti agli occhi. Una operazione avventata ed esagerata, che avrà dei contraccolpi negativi per coloro che sono saliti su questa diligenza dell'assalto a così tanto denaro e potere. La globalizzazione è stata feroce, ma lo sarà anche la resistenza umana.

La rivolta contro una vaccinazione precipitosa, immotivata, peggio che mai obbligatoria, non è disperazione negazionista, è semplice buon senso. Per noi decentralisti libertari, peraltro, questa crisi sanitaria del 2020 sarà anche, in fondo, una grande opportunità per portare avanti la nostra critica radicale agli stati centralisti e autoritari e ai guasti della globalizzazione.

Trasformiamola in speranza, questa amara rivolta di tanti corpi contro l'incombente minaccia di una vaccinazione forzata. Non perdiamo l'occasione di questa crisi della globalizzazione per far avanzare la nostra lotta per l'autogoverno di tutti dappertutto, libero e responsabile, fondato sulla solidarietà e la sussidiarietà.

Mauro Vaiani Ph.D.

blogger di Diverso Toscana

attivista e studioso in Toscana

 

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La foto di questo post è tratta da un articolo online che criticava gli imprigionamenti arbitrari autorizzati dalle norme speciali antiterrorismo degli Stati Uniti - fonte: https://www.salon.com/2007/05/09/habeas_corpus/ 


domenica 15 novembre 2020

Centralismo orgia del potere

 


Il centralismo è una macchina infernale: ti priva di risorse e competenze; poi ti maramaldeggia perché da solo non ce la fai; se ti viene incontro, il suo abbraccio è mortale, ti soffoca ancora di più; dopo l'intervento dall'alto, ti ritrovi ancora meno libero e meno capace; il circolo vizioso poi si ripete, fino alla completa distruzione di quella che una volta chiamavi la tua casa.

Il centralismo è intrinsecamente autoritario, una vera e propria orgia di potere. 

Tutti coloro che ci parlano di più "Italia", più "Europa", più "globalizzazione", in questo anno terribile di crisi sanitaria e sociale, sono più o meno coscientemente subalterni al centralismo. 

I peggiori sono i più candidi, quelli che credono davvero nella loro narrazione, secondo la quale i problemi generati dalla globalizzazione, dall'austerità europea, dall'autoritarismo degli organi centralisti italiani, sarebbero risolti dagli stessi meccanismi che li hanno creati.

Insomma, si torna sempre lì: temi il centralismo anche quando porta doni... Anche quando promette una qualche superiorità tecnica o scientifica, una presunta superiorità morale, una più stringente etica pubblica, o anche una sanità migliore.

Soffermiamoci, sulla questione sanitaria, che il centralismo intende usare per blandirci, accusando di inettitudine le amministrazioni regionali e locali che il centro stesso ha nel tempo sottofinanziato, svuotato di competenze, paralizzato con la metastasi normativa.

Questa brutta infezione del Covid-19 non è ancora passata e non siamo qui a fare discorsi minimizzatori. L'ISTAT sta chiarendo, man mano che arrivano i dati ufficiali dai comuni, che nella Repubblica Italiana avremo una maggiore mortalità, ma tutto sommato comparabile con quella delle peggiori influenze e polmoniti degli anni scorsi. Il punto non è mai stato quello di considerare il coronavirus come una peste o, all'opposto, una invenzione.

Una volta passato il panico iniziale, ci siamo resi conto che avremmo dovuto frenare la nostra socialità e la nostra economia, per non ritrovarci il 5% della popolazione in gravi condizioni di sofferenza e di pericolo. Perché questo dicono, ormai, i dati mondiali e locali: 5 persone su 100 colpite dal coronavirus hanno e avranno bisogno di aiuto. Non sono poche! Ma non è una piaga biblica!

Cruciale sarebbe stato e dovrebbe essere ancora vivere in modo ragionevole questo problema di salute pubblica.

Chi ha il raffreddore e la febbre dovrebbe poter stare a casa, non imbottirsi di medicinali per continuare ad andare in giro (a "produrre", se dipendente, o a "lottare per sopravvivere", se autonomo...). 

Chi è malato dovrebbe essere seguito da una medicina di prossimità, dal suo medico di famiglia (che ci deve essere e deve essere reperibile...), e la maggior parte dei controlli e delle cure dovrebbe essere disponibile nel suo paese, nel suo quartiere, nel suo vicinato. 

Gli ospedali, dotati anche di strumenti di diagnostica avanzata e di terapia intensiva, dovrebbero ancora esserci in tutti i territori e tutti dovrebbero essere dotati di una organizzazione in grado di fronteggiare l'emergenza di un pericolo infettivo senza abbandonare o mettere in pericolo gli altri malati (non c'è solo il coronavirus!). 

Le comunità locali dovrebbero avere capacità produttiva locale, anche e soprattutto in materia sanitaria e farmaceutica (per non trovarsi impotenti come è avvenuto in Italia e in altri paesi "avanzati" con la mancanza di mascherine ed altri ben più importanti dispositivi di protezione individuale). 

Gli anziani dovrebbero poter rimanere a casa loro il più possibile e le persone non più autosufficienti dovrebbero essere ospitate in strutture pubbliche (e comunque mai a scopo di profitto). 

In caso di diffusione di virus vecchi e nuovi, la vita sociale e gli eventi pubblici dovrebbero essere contenuti ed eventualmente sospesi, ma localmente, puntualmente, temporaneamente, sulla base di valutazioni che devono essere fatte da competenti e responsabili autorità locali.

Questa epidemia avrebbe dovuto mettere in luce, per chi avesse voluto vedere, quanto infelice sia la vita nei grandi stati centralisti e autoritari e quanto invece sia migliore la vita quotidiana in paesi piccoli ma con forti e competenti autorità locali, dalla Svizzera, alla Nuova Zelanda, a Taiwan.

Invece... Invece non è andata e non sta andando così!

Abbiamo avuto, al contrario, da parte del governo della nostra Repubblica il prolungamento dello stato di emergenza ben oltre le paure dei primi mesi. Il potere è stato concentrato nelle mani di commissari e cabine di regia della Protezione Civile, delle agenzie centrali, dei ministeri.

OMS, tecnocrazie europee, centrali mediatiche sono state peraltro complici di questa eccezionalmente opaca concentrazione di potere e di ricchezze.

Non ci meravigliamo che, dopo decenni di austerità forzata, ora, improvvisamente, si stanno persino stampando soldi o almeno (nell'Eurozona) lasciando lievitare debiti, pur di tenere in piedi questa sconcertante bulimia di poteri emergenziali.

A chi ancora non capisse quanto grandi siano i pericoli di questo approccio centralista e autoritario, vorremmo suggerire di approfondire alcuni fatti: il fallimento dei grandi acquisti centralizzati (non solo i banchi a rotelle, ma anche la opaca vicenda del mancato potenziamento dei posti di terapia intensiva, che non è stata affatto una responsabilità delle autorità locali); l'eccessivo strangolamento normativo e finanziario delle autonomie locali ha generato ritardi nel dispiegare nei territori i controlli preventivi, i rifugi per i contagiati, le squadre di intervento domiciliare (le cosiddette USCA, Unità Specialistiche Continuità Assistenziale); l'ipertrofia normativa centralista ha causato ingiustizie insopportabili nella distribuzione degli aiuti economici e sociali. Il centralismo italiano, oltre che autoritario e arrogante, si consente sempre di essere anche cialtrone e crudele.

Infine, ma anche questo non meraviglia, di tutte le possibili strategie a lungo termine per convivere con i pericoli del coronavirus, i centralismi italiano ed europeo stanno puntando su avventati e secretati acquisti di vaccini, invece che sulla prevenzione e il contenimento dell'infezione. 

Intanto sui media impazza la grancassa populista e reazionaria dell'attacco a tutte le autonomie! Le regioni non hanno fatto la loro parte! Le autorità locali vanno strigliate! I governatori e i sindaci sono malati di protagonismo... Già, loro... Quelli di Roma invece...

Mai un approfondimento, mai un cenno di autocritica da parte dei poteri centrali, mai una riflessione sul fatto che se interi territori sono malguidati da anni o decenni, un po' di responsabilità ce l'avrà pure anche la politica nazionale e nazionalista che ha imposto dall'alto presidenti (in Sardegna e in Lombardia per esempio) e commissari (come in Calabria)!

Intanto, nelle commissioni Affari Istituzionali delle due camere, si portano avanti progetti di distruzione della Repubblica delle Autonomie, come la legge Federico Fornaro (morte del Senato delle Regioni) e le proposte firmate tra gli altri da Dario Parrini che ricalcano il progetto Boschi-Renzi-Verdini di cancellazione delle autonomie regionali (sì, quello bocciato nel 2016).

Coloro che credono nell'autogoverno di tutti, dappertutto, si stanno già muovendo. Coloro che vogliono difendere la attuale Repubblica delle Autonomie (almeno quelle attuali!) devono allearsi. Coloro che sono impegnati per il proprio territorio, con progetti civici, localisti e ambientalisti, devono mettersi in rete.

Questo tempo di quarantene non passi invano. Prepariamoci a resistere e a contrattaccare.

Per approfondire:

https://www.autonomieeambiente.eu/news/21-unire-le-forze-territoriali-qui-e-ora

http://diversotoscana.blogspot.com/2020/03/salviamo-la-repubblica-dal-virus-del.html

https://www.liberu.org/nuovo-assalto-centralista-questa-volta-camuffato-da-emergenza-sanitaria/


venerdì 23 ottobre 2020

Il caso Maurizio Sguanci

 


Quello di Maurizio Sguanci diventerà un caso giuridico e politico, a Firenze e in Toscana, in questo ultimo scorcio del difficile anno 2020.

Sguanci nel 2019 è stato eletto direttamente dal popolo come presidente del Quartiere 1 di Firenze, quello del Centro Storico. Entro pochi giorni, però, essendo Stefania Saccardi stata scelta come assessore regionale e vicepresidente della nuova amministrazione toscana presieduta da Eugenio Giani, le subentrerà come consigliere regionale supplente. 

Maurizio Sguanci, infatti, nelle recenti elezioni regionali del 20-21 settembre 2020, era candidato nella lista Italia Viva con la stessa Saccardi, risultando il primo dei non eletti, con circa 850 preferenze. Non moltissime, a dire il vero. Evidentemente i Fiorentini non hanno granché gradito che una persona che si era appena fatta eleggere presidente di quartiere con il PD, tentasse la scalata al Consiglio regionale con la nuova formazione renziana di Italia Viva.

Diventare consigliere regionale, ancorché precario, è sicuramente una opportunità, a cui sarà difficile per Sguanci rinunciare. Tuttavia il suo ingresso nel Parlamento toscano come supplente scatena una serie di problemi giuridici e di interrogativi politici.

Intanto, una norma nazionale generale della Repubblica, l'art. 65 del Testo unico dell'ordinamento degli enti locali (D. lgs. 18 agosto 2000, n. 267, noto come TUEL, o anche come TUOEL) stabilisce l'incompatibilità tra l'essere amministratore comunale e l'essere consigliere regionale. I presidenti di quartiere sono in tutto e per tutto assimilati, da varie normative generali e locali, a sindaci e assessori. Inoltre, esistono già pareri che estendono anche ai consiglieri regionali supplenti le incompatibilità vigenti per i consiglieri regionali effettivi. Si potrà sicuramente disquisire e rinviare, speculando su varie lacune e silenzi che si troveranno nella legislazione nazionale e regionale, ma il problema giuridico resta e dovrà essere affrontato.

Inoltre, se Sguanci andrà in regione e se prevarrà la dottrina dell'incompatibilità, non basterà riunire il consiglio di quartiere per eleggere un nuovo presidente. Il cerino dei problemi giuridici resterà nelle mani dell'amministrazione Nardella, la quale dovrà organizzare nuove elezioni per il quartiere 1 nel 2021. Sarà una grande incognita, conseguenza diretta dell'aver voluto imporre, senza adeguata meditazione e preparazione, l'elezione diretta dei presidenti di quartiere, che Nardella ha tentato di spacciare come piccoli sindaci "vicini alla gente", mentre invece erano solo personaggi di quella sua continua campagna mediatica che il sindaco di Firenze crede essere sufficiente per governare Firenze.

Anche risolti i problemi giuridici, comunque, resteranno ovviamente tutti gli interrogativi politici.

La legge elettorale toscana rivela, una volta di più, i suoi insopportabili difetti. Porta a sedere nel Parlamento toscano un'altro eletto fiorentino, che ha preso molti meno voti di tanti altri esclusi.

A meno che Sguanci non faccia il bel gesto di rinunciare alla nuova carica, i cittadini di Firenze dovranno interrogarsi sul perché i loro eletti comunali, dopo solo un anno, tentino di sistemarsi in regione, invece che stare a fronteggiare, a fianco della loro gente, gli anni terribili delle vacche magre che aspettano la Firenze, dopo la pandemia e dopo la fine del turismo di massa.

Se davvero si tornerà a votare per il quartiere 1 del Centro Storico, ci si dovrà anche domandare - e sarebbe ora - perché abbiamo quartieri così grandi e così impotenti, mentre la gente avrebbe drammaticamente bisogno di quella prossimità dei servizi che viene autorevolmente proposta dal grande messaggio della Rivoluzione Rionale

Sguanci, in conclusione, non potrà restare a lungo sia presidente del quartiere centrale di Firenze, sia consigliere regionale della Toscana. Il cumulo di queste due cariche, che non sono certo delle sinecure, è insostenibile, vuoi per ragioni giuridiche, o politiche, o di semplice opportunità. Auguriamocelo tutti, per il bene di Firenze e della Toscana.

 

venerdì 16 ottobre 2020

No a questa tramvia antifiorentina


 

Continua il nostro impegno politico contro la tramvia che si è voluta imporre a Firenze, Scandicci, Novoli, Peretola e che ora si vorrebbe estendere, distruggendo altre porzioni dei viali del Poggi e stravolgendo la vita di interi rioni e paesi, anche a Bagno a Ripoli, a Sesto Fiorentino, a San Donnino e oltre.

Il No a questa tranvia è e deve restare un patrimonio trasversale, sul quale far crescere la consapevolezza di tutti i cittadini. Noi facciamo riferimento agli approfondimenti e alle attività di Italia Nostra e del Coordinamento Ferma Tramvie, al quale alcuni di noi hanno aderito a titolo personale – dato il suo carattere “apolitico” - ed alle osservazioni da questi presentate.

Nella vita politica cittadina per noi resta come principale nodo di resistenza contro questo modello di tramvia la piccola-grande esperienza di Libera Firenze, lista civica, autonomista, ambientalista. 

Insieme a Fabrizio Valleri, già candidato sindaco di Libera Firenze e punto di riferimento di essa, dobbiamo andare avanti e tener alta la guardia.

Se i progetti sbagliati di tramvia sembrano rallentati, è solo perché la crisi sanitaria ed economica causata dalla pandemia ha spazzato via il turismo di massa e sta frenando gli appetiti immobiliari. Sfruttamento turistico e speculazione edilizia, del resto, erano e sarebbero ancora le due ragioni principali per cui gran parte della classe dirigente fiorentina (e purtroppo anche le amministrazioni di Sesto Fiorentino, Bagno a Ripoli e, in parte, Campi Bisenzio) hanno sposato questo progetto assurdo. Per conformismo, o per avidità, si è impedita ogni riflessione critica sugli errori commessi nella progettazione e realizzazione delle linee Scandicci-Firenze-Careggi (T1) e Firenze-Peretola (T2), che pure sono evidenti.

Si guardi, per esempio, questo spot del comune di Sesto Fiorentino sul progetto di allungamento della T2 fino al centro di Sesto. Vorrebbe essere trionfalistico, eppure chiunque abbia mai fatto il pendolare nella Piana, chiunque abita nelle zone interessate, chiunque sia già oggi un utente della tramvia, può capire al volo che si tratta di un tracciato a S lungo, insensato e disegnato non per la gente, ma per servire degli interessi. Solo chi avesse intenzione di fare "airbnb" o di costruire alberghi nelle immediate vicinanze di questo prolungamento, può in qualche modo appoggiarlo. Un intervento, per di più, stupidamente in concorrenza con il treno, che già oggi e molto più velocemente, può portare un sestese in centro a Firenze. Guardatelo e fatevi la vostra opinione:

https://www.facebook.com/watch/?v=770338936842028/

Pubblichiamo inoltre qui, integralmente, perché resti agli atti, un intervento che fa il punto della situazione a oggi (lo abbiamo ricevuto il 14 ottobre 2020), scritto dagli architetti Francesco Re e Paolo Celebre, che hanno sostenuto tecnicamente le attività di Italia Nostra e del Comitato Ferma Tranvie e che sono stati anche, tra l’altro, con il loro “appello per Firenze” insieme ad altri intellettuali tra i promotori della lista civica Libera Firenze per le elezioni comunali del 2019, ispirando il suo “decalogo discriminante” in 10 punti. 

Tra questi 10 punti del 2019, quello critico sulle tramvie fiorentine è non solo ancora attuale ma anzi meriterebbe di essere urgentemente ripreso, da più parti, in modo il più possibile trasversale, dato l’avanzarsi degli adempimenti, rallentati solo dal Covid-19.


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FACCIAMO CHIAREZZA

Nell’intervista rilasciata a Pasqua il sindaco di Firenze diceva che “…Sulla tramvia abbiamo avuto sempre una forte quota di fiorentini, ma anche un notevole apporto di turisti che ha consentito di raggiungere il break even [pareggio], cioè gli obbiettivi finanziari e gestionali. Ora cambia il mondo e dovremo ridiscutere tutto”.

Due settimane dopo, intervistato da Lady Radio, dichiarava che il Comune, per rispettare il contratto di project financing, avrebbe dovuto sborsare 8 milioni di euro per quest’anno. Con il calo di passeggeri prodotto dal Coronavirus l’equilibrio finanziario che reggeva la gestione delle due linee doveva essere rivisto.

L’8 luglio un comunicato stampa del Comune ci informava che era stato raggiunto un accordo transattivo con il concessionario relativo alla richiesta di arbitrato di 470 milioni avanzato a suo tempo dalla Tram di Firenze per lavorazioni aggiuntive e oneri per ridotta produzione. A fronte dei 470 milioni inizialmente richiesti l’importo passava a 2,5 milioni.

Ne derivano alcune domande.

  • Non dovrebbe esser fatta luce su un importo di transazione che passa dal 142% al 13% della spesa ?

  • A quali condizioni la società concessionaria rinuncia ai 282 milioni richiesti nel 2017 e ai 188 del 2019 ?

  • Davvero, come afferma il Comune, il risparmio di 5,2 milioni registrato a fine lavori e le penali applicabili al concessionario giustificano questo repentino accomodamento ?

Il 3 settembre il Sole 24 Ore riferiva sulla volontà del Comune di uscire dal vecchio project financing utilizzando i soldi del Recovery Plan per azzerare la quota di finanza privata e alleggerire i costi sul bilancio comunale, mediante una completa copertura dell’investimento con soldi pubblici. Per Firenze si parlava di 2,5 miliardi, relativi a 120 opere grandi e piccole e con diversi stadi di avanzamento. Tra queste le nuove linee del tram: Piazza della Libertà-Bagno a Ripoli; Piazza della Libertà-Rovezzano; Aeroporto-Sesto Fiorentino; Firenze-Piagge-S.Donnino.

Anche in proposito le domande non mancano.

  • In caso di uscita dal project sarà la stessa Tram di Firenze a condurre la progettazione dell’opera ?

  • Quale sarà la società che realizzerà la V.A.C.S. la Variante al Centro storico per Lavagnini, Libertà e S. Marco ?

  • Quanto è esposto il Comune con Gest, società che gestisce il servizio, relativamente alla soglia minima di passeggeri/anno prevista dal contratto, tenuto conto della drastica contrazione nel periodo del confinamento sanitario?

Grandi cambiamenti sono in corso nel campo della mobilità. A causa dell’epidemia i modi di trasporto individuale risulteranno più sicuri, mentre lo saranno di meno quelli collettivi. I costi di gestione di questi ultimi saliranno mentre crescerà la domanda di modalità individuali o in sharing, economiche ed elettriche.

La capienza massima concessa ad autobus, metropolitane e treni regionali potrebbe passare dall’attuale 80%, sicuro acceleratore di contagi, all'appena più prudente (ed auspicabile) 50%, mentre lo smart working, sceso recentemente a 2,5 milioni, potrebbe risalire verso i 6 milioni di marzo e aprile.

Insomma all’epoca del Coronavirus il trasporto pubblico collettivo costituisce un punto critico e tutto congiura contro la riproposizione di “grandi infrastrutture”, concepite trent’anni fa, come sono ad esempio le tramvie.

Sarebbe più opportuno in questo momento, promuovere una attenta pianificazione dei trasporti, lavorando sulla gestione e preparando un piano della mobilità che adegui il sistema alla rapida evoluzione tecnologica e all’emergenza sanitaria. Su questo punto torneremo con ulteriori riflessioni.

Il documento post Covid “Rinasce Firenze", presentato da Nardella il 27 maggio, ribadisce invece ed accelera l’estensione del sistema tranviario, compresa la novità del tratto di binario fino a palazzo Medici Riccardi, puntando “con ancora maggiore decisione” ad un discutibile primato nazionale per la mobilità elettrica, conquistata attraverso l’estensione di quell’infrastruttura fin nel cuore del Centro storico.

Riguardo alla mobilità green nel documento vi sono molte affermazioni di principio e una insufficienza di misure concrete. L’enfasi sull’estensione del sistema tranviario finisce per ribaltare la gerarchia tra modalità di trasporto, mettendo sullo stesso piano ad esempio tram e treni, relegando di fatto i secondi ad un ruolo secondario.

L’Amministrazione ha del resto sancito lo sbilanciamento a favore del tram opponendo un netto rifiuto alla richiesta di VIA per la linea per Bagno a Ripoli avanzata dalle numerose osservazioni e contributi di decine di associazioni, cittadini e soggetti competenti in materia ambientale (a proposito, la competenza della decisione finale sull’assoggettabilità a VIA della linea 3.2 non è della Regione?).

Recentemente anche l’Ordine degli ingegneri della provincia di Firenze, ha chiesto tra le altre cose, “lo studio di un sistema interconnesso tra ferrovia, tramvia e altri mezzi di trasporto nell’area metropolitana, a partire da un’analisi della domanda sulle principali direttrici”.

Proprio ciò che avrebbe dovuto precedere la realizzazione di qualsiasi linea e che si dovrebbe fare subito. Prima di indebitarsi per completare una rete tranviaria, diventata un puzzle da 2 miliardi di sempre più difficile ricomposizione.

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Il Comune di Firenze ha lanciato un questionario denominato Firenze Prossima, una campagna di ascolto digitale per immaginare la città del futuro a cui sono invitati tutti coloro che vivono, lavorano, studiano o frequentano quotidianamente la città. C’è un questionario per ognuno dei cinque quartieri da riempire fino al 1° novembre. I risultati, del tutto anonimi, saranno resi noti alla metà del prossimo mese e costituiranno la base per un successivo processo partecipativo in presenza, per la stesura del nuovo Piano Operativo Comunale (l’ex Regolamento Urbanistico).

Vi chiediamo, una volta consultato, di farci sapere il vostro parere. L’iniziativa ha molti difetti, tra i quali, crediamo, l’eccessivo localismo delle domande, l’accentuazione di una visione securitaria della vita di quartiere, e i limiti dei documenti su cui si basa – Documento di avvio del Piano Operativo e Rinasce Firenze – in cui si danno per scontate, con un linguaggio pieno di luoghi comuni, alcune scelte strategiche che scontate non sono. Per di più si tratta di una consultazione informale dei cittadini fatta passare per “partecipazione”, che è tutt'altra cosa, o addirittura per condivisione: un referendum alla rovescia insomma, un plebiscito.

Tuttavia all’interno vi sono anche domande più generali, come il gradimento o meno delle tramvie o dello Scudo Verde che rivestono una certa importanza e per le quali forse un numero significativo di pareri dei firmatari dell’appello potrebbe avere almeno una qualche visibilità, anche in vista di una eventuale partecipazione alle assemblee. Restiamo in attesa del vostro parere per organizzare casomai alcune risposte alle quali attingere.

Francesco Re - Paolo Celebre


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