Archiviamo qui il programma di Libera Firenze 2019, la lista guidata da Fabrizio Valleri e organizzata da Mauro Vaiani, depositato presso la Segreteria generale del comune di Firenze il 26 aprile 2019 (ndr, 16 aprile 2022).
LIBERA
FIRENZE
Programma
amministrativo
Elezioni
comunali di Firenze 26 maggio 2019
Preambolo
La lista LIBERA FIRENZE si è formata negli ultimi
giorni utili, come iniziativa di RESISTENZA, dopo aver preso atto
della sostanziale convergenza degli schieramenti politici nazionali
(centrosinistra e centrodestra) rispetto a questioni drammatiche come
l’annunciata colata di cemento di un vagheggiato “nuovo
aeroporto”, della vaghezza e della reticenza con cui si parla di
nuove tramvie simili agli attuali invadenti Sirio, dell’indifferenza
e della leggerezza con cui l’amministrazione uscente pianifica la
distruzione di altre sezioni dei viali del Poggi, della subalternità
agli interessi speculativi che vagheggiano di ulteriore
cementificazione a favore degli interessi di pochi contro il
benessere dei cittadini di Firenze e della Piana.
Libera Firenze è un incontro tra diverse energie
di tanti Fiorentini, cittadini, comitati, movimenti che hanno
risposto ad un appello “per salvare Firenze” e concordi su alcuni
punti di programma su cosa vogliono e cosa non vogliono, definiti i
“minimi per qualunque accordo”: chiari e senza ambiguità.
Cittadini che sono preoccupati per il crescente
degrado ed estraniazione della città ma ancor più preoccupati dalla
mancanza di strumenti per correggere e partecipare e della distanza
di istituzioni ed amministrazioni dai cittadini, sempre troppo al di
sopra, mai di fianco.
Cittadini stufi ed irritati di non contare nulla e
di essere perciò irrisi perfino dal Sindaco, che dovrebbe essere di
tutti, appartenere a tutti, ed ascoltare le ragioni del popolo di
questa città che la anima e ne paga le tasse (oh quante!) e non di
chi ne approfitta ed in vario modo ci lucra, senza attenzione per la
bellezza, per la salubrità e la salute, per la pace, la buona
convivenza di cittadini attenti e dediti alla cosa pubblica e non in
feroce lotta per arraffarsene un fetta, pur che sia. Appartenere a
tutti e non comandare su tutti alla maniera dei Podestà, addirittura
con minacce ed azioni legali contro coloro che provano a difendere la
città dallo scempio che ne viene fatto e con le “corse” per
anticipare e rendere “irrevocabili” scelte anche pesantissime,
poco conosciute e mai discusse.
Perciò questo preambolo.
Queste distanze vanno colmate , questa
“onnipotenza” va mitigata, l’occuparsi della cosa pubblica deve
diventare più semplice e più normale, non costoso né in termini di
denaro né di fatica o di esposizione a ritorsioni da parte del
potere.
Dal basso, dalla gente
Nel recente passato Firenze era stata divisa in 14
quartieri. Oggi stranamente e malamente ridotti a 5 per “risparmiare,
sveltire, semplificare”. Sul territorio comunale insistono 39 case
del popolo. Le parrocchie sono ancora oggi ben 98. L’autogoverno
dal basso ha ispirato e formato tanta vita politica democratica.
Ricordiamo la fondazione dell’Isolotto con Giorgio La Pira, gli
studi sulla partecipazione alla trasformazione urbanistica di Luciano
Bicocchi, i temi di Adriano Olivetti e di Comunità e tante altre
esperienze di stimolo all’autogoverno dal basso.
Queste presenze, questa storia, questa cultura ci
dicono che un grande comune è ben più complesso di come viene visto
dall’interno delle sempre più chiuse mura di Giunta o delle
Direzioni.
Occorre tornare a molti più quartieri dentro
Firenze.
Occorre anche impedire che la fantomatica quanto
inutile “città metropolitana” (da Marradi a San Giovanni
Valdarno a Montaione a Fucecchio) riduca i liberi comuni vicini in
“quartieri di Firenze” ed i quartieri di Firenze in ancora più
estesi e anonimi distretti.
Occorre ridefinire, consentire e garantire le
unità di vicinato – noi preferiamo dire rioni - come cellule
costitutive della città, della sua democrazia, e della
partecipazione: centri di vita civile ed amministrativa, istruzione,
cultura, verde, salute, assistenza, a misura d’uomo e
raggiungibili a piedi in sicurezza e tranquillità. Sulla scorta
delle tante esperienze, da quelle lontane del socialismo utopista a
quelle più recenti e strettamente italiane dei “quartieri” di
“edilizia popolare ed economica” IACP e dell’originaria
formazione degli standard urbanistici, a quelle di vita concreta di
comunità come quella dell’Isolotto o quella de Le Piagge.
Al centro della nostra proposta politica c’è
esattamente il ripensamento della città attraverso la trama antica
delle sue unità costitutive, ripensate nella situazione attuale,
tenendo conto delle loro problematiche e delle caratteristiche che
rendono sostenibile la loro coesione interna. Una ridivisione in
realtà a misura d’uomo, un decentramento radicale, una inversione
totale rispetto alla corrente mentalità verticale.
Aggiungiamo come un nostro orizzonte sia anche
l’introduzione ed il rafforzamento di tutti gli istituti di
controllo, sia quelli rappresentativi, con più incisivi poteri del
Consiglio Comunale e mitigazione del ribaltamento automatico del
sindaco eletto direttamente sulla maggioranza assoluta nell’organo
di indirizzo e controllo, che di quelli di democrazia diretta come
referendum abrogativi e propositi a livello comunale. Il sindaco
Podestà è una esperienza già vista e sicuramente fallita. Non ci
piace e ritarda lo sviluppo della città, che ha bisogno di altri
ritmi: chiudiamo il triste capitolo del “decisionismo” e del
“maggioritario”.
Metodo
Il nostro metodo è quello scritto nei primi tre
articoli della nostra Costituzione e, “gutta cavat lapidem”, per
arrivare a questa rivoluzione da noi assunta a obbiettivo primario
della nostra collettività. Lavoreremo per connettere tutti gli spazi
normativi, procedurali già esistenti e per allargarli. Lo faremo con
sobrietà e prudenza, umiltà, semplicità, e tanta capacità di
ascolto.
Questo programma non tratta di tutto, non si
esercita nell’elencare tutto quello che il comune potrebbe fare.
Molte cose sono da fermare, altre da correggere, anche radicalmente,
perché non facciano altri danni, molte sarebbero da riparare o
restaurare, forse troppe.
Cambiare mentalità è necessario. La rinascita di
Detroit è cominciata con demolizioni e trasformazioni in parchi
dell’edilizia obsoleta ed abbandonata dalla crisi industriale e con
la nascita di nuove comunità urbane. Basta espandere e cementificare
col pretesto del tram o dell’aeroporto del turismo o dell’economia,
basta e basta.
Riproduciamo qui di seguito i documenti che sono
stati alla base della costituzione della nostra iniziativa civica.
Seguono alcune proposte che sono “aperte” ad ulteriori a
integrazioni e puntualizzazioni.
DIECI SI E DIECI NO, PER PARLARE CHIARO
Riproduciamo qui integralmente il documento
politico su cui i cittadini di LIBERA FIRENZE si sono riuniti, a
partire dalle diverse esperienze personali e politiche, per
rappresentare una voce radicalmente diversa.
La opaca desistenza in corso, oltre a
rappresentare un oltraggio alla democrazia, sta riconsegnando la
città ai soliti che spadroneggiano da decenni e portandola alla
rovina.
Per chiarezza offriamo in una sintesi schematica i
punti, per noi essenziali, su cui basare la convergenza delle
opposizioni su un unico candidato ed un programma condiviso da
decidere insieme:
Si alla città dei cittadini, aperta, attrattiva
per vivere e lavorare in pace a partire dalle comunità di base
rionali, cellule fondamentali dell’identità urbana,
dell’amministrazione della cosa pubblica e dell’ accoglienza ed
integrazione.
No alla Disneyland del Rinascimento e alla città
del “lusso”
Si alle soglie di compatibilità, al numero
controllato, al ruolo attivo dei cittadini nell’accoglienza e
condivisione
No all’alluvione turistica indiscriminata
Si al ritorno di posti di lavoro e di residenza in
centro, con relativi e indispensabili servizi
No a qualsiasi ulteriore decentramento di
funzioni “pregiate” (uffici pubblici, università, scuole) e di
residenza
Si alla diffusione nelle periferie di funzioni e
di centri di vita civile ed amministrativa, istruzione, cultura,
verde, salute, assistenza, raggiungibili a piedi
No all’abbandono delle periferie al degrado e
all’isolamento (con solo un tram per andare in un centro che non è
più dei cittadini)
Si all’immediata riapertura di tutto il centro
al servizio pubblico elettrico, in continuità con tutte le
periferie, con tariffe (e abbonamenti) più popolari
No alla prosecuzione delle tramvie (a partire
dalla Linee 2 e 4) e alla distruzione dei Viali
Si al potenziamento dei treni regionali, alla
valorizzazione della rete e dei nodi ferroviari in città
No al Passante TAV e alla Foster in qualunque
versione
Si all’immediata attuazione delle prescrizioni
per Peretola, per sicurezza, fruibilità e protezione dal rumore
No al nuovo aeroporto nel Parco della Piana e ai
sorvoli su Firenze – Pisa G. Galilei grande aeroporto della Toscana
con cui ripristinare un collegamento ferroviario diretto e rapido
Si alla copertura del Franchi, al “piano
stadio” per la mobilità durante gli eventi, al recupero ed
integrazione di tutto Campo di Marte e di Coverciano per le attività
sportive di base e di spettacolo
No alla grande cementificazione ad Ovest: nuovo
stadio con speculazioni connesse, Mercafir, Unipol
Si al restauro e alla manutenzione del verde, al
recupero e protezione del Parco delle Cascine, all’estensione ed
alla continuità del verde, all’immediato ripristino del servizio
giardini del Comune
No alla desertificazione con il taglio degli
alberi di tutti i viali e no alle sostituzioni con varietà
estranee al contesto storico paesaggistico ed alla nostra tradizione
orticola, come i peri cinesi
Sì all’acqua pubblica e acquedotto comunale
subito, alla chiusura più rapida possibile del project financing ed
al ritorno di ATAF a compagnia pubblica di Firenze e città
Metropolitana
No a tutte le esternalizzazioni, alle
precarizzazioni, alle privatizzazioni e alle concessioni
pluridecennali
Una ultima considerazione: il sindaco accentra per
cinque anni tutto il potere nelle sue mani. Palazzo Vecchio è una
fortezza sorda che finge ascolto e partecipazione e in realtà
comunica a senso unico. I quartieri sono troppo grandi, disomogenei,
scatole vuote. Il dibattito pubblico e la partecipazione popolare
sono assenti. Gli spazi di critica e di dissenso risultano compressi.
Le decisioni assunte risultano irrevocabili per tutto il mandato e
impegnano anche un futuro più lontano. Urge l’estensione
dell’istituto del referendum abrogativo. Urge un impegno comune per
immaginare innovative istituzioni di autogoverno e partecipazione nei
rioni, nonché istituti di democrazia deliberativa diretta per tutta
la comunità cittadina. Impegniamoci insieme. Più a lungo termine,
chiediamo un impegno politico per una profonda revisione del sistema
elettorale e amministrativo, che restituisca alla città un governo
meno podestarile e ai cittadini una più effettiva sovranità.
Per salvare Firenze
Testo integrale dell’appello “PER
SALVARE FIRENZE” (pubblicato il 9 febbraio 2019)
Tra pochi mesi a Firenze saremo chiamati ad
eleggere il Sindaco. L’uscente dott. Nardella si è autocandidato
per un secondo mandato, forse senza sapere ancora con quale partito.
Nessun altro si è fatto avanti. Malgrado dissensi e distinguo, la
legge elettorale per i sindaci fa della rielezione un plebiscito che,
oltre la persona ed un intero gruppo dirigente, conferma e rafforza
una linea di governo più che ventennale che ha portato la città
alle attuali condizioni.
Il pacchetto “Nardella 2019” però si acquista
tutto intero e non sarà possibile differenziarsi nel momento in cui
si vota il suo programma pur privo di un significativo referente
politico, a parte l’eterogeneo gruppo dei portatori di interessi
locali.
Oggi l’identità di Firenze e l’integrità
stessa del suo patrimonio artistico ed architettonico, già
variamente compromessi, sono ulteriormente minacciati. Sono a rischio
le sue ricchezze ambientali e paesaggistiche ma anche il suo
equilibrio sociale e culturale e in ultima analisi il suo futuro
economico.
La città, sottoposta all’ondata crescente del
turismo globale, che si concentra nel suo centro storico, ha visto la
popolazione di questo ridursi a poco più di diecimila abitanti
“assediati”, senza più attenzione e servizi. Gli altri
fiorentini sospinti ben oltre la prima cerchia dei comuni confinanti,
sono divenuti ad esso estranei e persino disinteressati.
In questa compagine urbana dis-integrata, economia
del lusso e marginalità convivono. Della città antica, ridotta a
scenario per la wedding economy, per i film d’azione o per carovane
di turisti consumatori, rischiano di restare soltanto la movida, il
moltiplicarsi di bettole e gastronomie e le filiere di commerci
alieni.
Scarso ed episodico è stato il contrasto a questo
declino e mai si è fatto un serio bilancio circa il dare e l’avere
di simili modelli economici per la città e tutti i suoi cittadini.
Al contrario, in assenza di un ufficio dedicato al
Centro Storico. si è promossa e soddisfatta la “monocultura”
turistica e la cospicua rendita connessa, consegnando intere parti di
città all’impresa privata ed impegnandosi, in campo urbanistico,
per la completa liberalizzazione dei cambi di destinazione d’uso e
per pesanti interventi anche sul patrimonio storico ed
architettonico. Il tutto dopo che, per errori strategici ereditati
dal passato, funzioni pregiate quali importanti società, Università,
Pubblica Amministrazione e Tribunale erano fuggite od erano state
sottratte al cuore della città.
Mancano adeguate politiche che assicurino il
diritto alla città, il sostegno alla residenza, i servizi di
vicinato e il recupero di una abitabilità ordinaria, guardando in
particolare a famiglie con bambini, verso cui orientare le risorse
dei “contenitori dismessi” attualmente in attesa di compratori e
senza idee o programmi.
Ma la condizione del Centro storico non è certo
l’unica ragione per questo appello, giacché i programmi
dell’attuale amministrazione conosceranno una straordinaria
accelerazione nell’ipotesi di un secondo mandato. Sotto la vernice
della città della conoscenza, smart e globalizzata, c’è la realtà
di un territorio assediato da programmi del secolo scorso, quando
ancora non c’era internet e neanche i cellulari:
-
lo sconsiderato progetto del
“sottoattraversamento” TAV che regalerebbe il sottosuolo ai
treni che non fermano a Firenze con due rischiose gallerie
affiancate, di 15 chilometri di lunghezza totale, che impediranno
qualsiasi altro eventuale suo uso per la città,
-
la minacciata utilizzazione della
dannosa stazione Foster che allontanerà i viaggiatori dalle loro
destinazioni e dall’interscambio con i treni regionali e con il
trasporto pubblico urbano,
-
l’operazione nuovo stadio, una
ulteriore grande cementificazione in barba alla favola dei volumi
0 (zero), una congestione spaventosa di un nodo già ingombro di
nuove funzioni, che stravolgerà un intero quartiere ed un nodo
vitale per la città,
-
le due nuove linee tranviarie che hanno
distrutto la più importante creazione di Giuseppe Poggi, i Viali
di Circonvallazione, già in precedenza ridotti, insieme al Viale
dei Colli, a “tangenziale” del Centro storico, con tanto di
spartitraffico in cemento armato,
-
i previsti prolungamenti (delle tramvie)
verso nord ovest e verso sud est che, senza servire veramente il
centro, aggraverebbero, come è ormai evidente, tutta la
circolazione, cancellando quel che resta dei viali e tutti gli
alberi che li fiancheggiano,
-
il nuovo aeroporto intercontinentale che
si vuole pericolosamente e inutilmente realizzare in mezzo alla
Piana, dopo aver distrutto il suo delicato, storico e pregevole
sistema idraulico,
-
la conseguente cancellazione del
previsto Parco, grazie alla previsione davvero sconsiderata nel
PIT della Toscana, di un parco territoriale ed ambientale con
dentro un grande aeroporto,
-
l’assalto al patrimonio verde, sempre
più aggredito da abbattimenti e sostituzioni incongrue e privato
del suo mantenimento ordinario, con il monumentale Parco delle
Cascine trasformato in arena per giganteschi concerti rock,
-
le “svendite” di patrimonio
pubblico, le privatizzazioni, le esternalizzazioni che consegnano
al desiderio di profitto dei privati settori fondamentali come ad
es. l’acqua, le mense scolastiche, i trasporti, le manutenzioni
e le progettazioni infrastrutturali, privando la città di
personale con conoscenze, competenze e specializzazioni essenziali
per una azione libera puntuale ed efficace.
La lista potrebbe proseguire e a qualcuno potrebbe
non dispiacere questa o quell’altra realizzazione. Bisogna però
avere chiara coscienza che non ci sono distinguo da fare perché l’
elezione di un Sindaco, con l’attuale sistema, gli consegna la
città per altri cinque anni, fino al prossimo appuntamento.
Invece fermarsi, pensare, verificare oggi è
indispensabile.
Non sempre infatti i timori e i mugugni dei
fiorentini si traducono in no senza alternative. C’è anche l’altro
o in altro modo. E’ certo però che questi cittadini vogliono
riprendersi la città e le decisioni che li/la riguardano.
In tal senso occorrerebbe anche, a livello
parlamentare, correggere l’autoreferenzialità della figura del
sindaco nell’attuale ordinamento, favorendo la partecipazione ed
introducendo efficaci verifiche sul suo operato, anche attraverso
l’istituto del referendum abrogativo e non solo consultivo e le
proposte di delibere di iniziativa popolare o altre forme di
coinvolgimento degli utenti della città per superare e integrare la
fallimentare esperienza della città metropolitana.
Occorre anche approfondire il dibattito sui beni
pubblici, sostenendo la proposta di legge predisposta dalla
Commissione Rodotà per la quale si stanno raccogliendo le firme dei
cittadini e quella dell’Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli
per la tutela dei centri storici.
Per farlo però bisogna prima impedire la “marcia
trionfale” di Dario Nardella verso il secondo mandato,
contendendogli l’elettorato con candidati e programmi credibili
alle elezioni del maggio 2019.
La rivoluzione
rionale
Con la “Rivoluzione Rionale” (presentata alla
SMS di Peretola il 26 febbraio 2018 dal gruppo di lavoro per Firenze
di CLT
torniamo a restituire centralità a un tema antico: come si abita una
città, vivendone innanzitutto il quartiere in cui abitiamo,
raggiungendo a piedi tutto ciò che è essenziale alla vita
quotidiana.
Ci serve una rivoluzione rionale, in alternativa
al verticismo di una città amministratata dall’alto (e forse da
altrove). Ci serve ripartire dalle periferie inascoltate. Ci serve
far partecipare più fiorentini che sia possibile al governo di
Firenze. Dobbiamo dimostrare capacità di ascolto di cosa vogliono i
cittadini che vivono nella “Firenze 2”, le periferie lontane dal
centro, dalla “Firenze 1”, quella che è sempre in vetrina.
Senza interpellare i cittadini, il comune di
Firenze procede su molti temi che ci condizioneranno per molti anni a
venire, come aeroporto, servizi sanitari (chiusura di S.Rosa),
trasporti (tracciati discutibilissimi delle tramvie presenti e
future), stadio.
I territori vengono abbandonati da istituzioni,
residenti e attività commerciali.
I problemi di cittadini, comitati, rioni,
quartieri possono essere affrontati e risolti, invece, strutturando
la città in un modo completamente diverso.
Noi presentiamo oggi una strada nuova da
intraprendere al più presto.
La proponiamo a tutti i cittadini, perché
partecipino alla costruzione del nostro programma e a ripensare
Firenze.
Da queste basi partiamo oggi per costruire la
nostra lista e le nostre idee per una nuova Firenze.
Abbiamo scelto di chiamare la proposta ai
fiorentini “Rivoluzione Rionale”.
Firenze può essere ripensata e gestita
restituendo autonomia ai suoi RIONI, ritagliati ispirandosi a quelli
tradizionalmente noti, ma aggiornati sulla base delle trasformazioni
che l’urbanesimo e i cambiamenti infrastrutturali hanno apportato
al territorio. Devono essere costituiti come comunità coese e
riconoscibili.
Ogni rione avrà SERVIZI DI BASE, che saranno
raggiungibili a piedi: i nidi, le scuole, giardini, giochi per i
bambini, strutture sportive, centro anziani, biblioteca, sala
riunioni, centro sanitario, ufficio comunale decentrato capace di
erogare ogni servizio e informazione. Il personale sarà quello
dell’attuale organico municipale, se necessario aggiornato,
valorizzato, incentivato. Le sedi saranno poste in immobili già di
proprietà comunale. Ciascun rione, appena possibile, dovrà avere le
proprie “Oasi”, dove i cittadini dovranno trovare sostegno e
aiuto, la mano tesa di un comune amico, al servizio dei suoi
cittadini.
Il ripensamento della città su base rionale e il
decentramento dei servizi consentiranno minori spostamenti e quindi
favoriranno una riduzione del traffico. Il ritorno di centri pubblici
maggiormente presenti sul territorio, dotati dei propri vigili
urbani, porterà come conseguenza diretta una maggiore SICUREZZA per
persone e proprietà.
Il comune e i suoi rioni si impegneranno per
favorire le imprese locali, la piccola distribuzione, chi vende i
prodotti a km 0, gli impianti familiari e condominiali di energie
rinnovabili, modificando e semplificando i regolamenti e le procedure
comunali e comunque aiutando cittadini e imprese a districarsi nei
meandri della burocrazia italiana.
Il principio cruciale per ripensare la città sarà
quello dell’AUTOGOVERNO. L’ascolto dei cittadini, delle loro
associazioni, dei loro comitati sarà la regola. Con spirito
collaborativo, i fiorentini, i loro rioni, il loro comune, potranno
gestire al più basso livello tutta la manutenzione e ogni possibile
miglioramento dei beni pubblici, comprese le strade rionali, la
gestione del verde, il decoro e l’ordine nell’accesso ai posti
auto per residenti e lavoratori.
I rioni avranno i propri RAPPRESENTANTI (dando
attuazione all’art. 8 del TUEL, il testo unico sugli enti locali).
Promuoveremo un processo innovativo di selezione dal basso di
consiglieri rionali che dimostrino non solo di avere consenso, ma
anche attaccamento, integrità e conoscenza del proprio territorio.
Essi non saranno molti, né costeranno di più degli attuali circa
100 consiglieri di quartiere – peraltro attualmente emarginati
dalla vita politica cittadina e ormai ridotti all’impotenza. In
ogni rione sarà sufficiente, per rappresentare diversità politiche,
di genere, di generazione, l’elezione di un numero di
rappresentanti che potrebbe andare da tre a cinque. Attraverso questa
nuova forma di rappresentanza, contiamo di far emergere a Firenze una
nuova generazione di leader locali capaci di recepire le necessità
degli abitanti del proprio rione, nel rispetto delle esigenze dei
cittadini di altri rioni, dei lavoratori pendolari, degli studenti,
dei visitatori, della città intera, mantenendo ben ferme le priorità
della qualità della vita e della tutela dell’ambiente,
nell’interesse delle future generazioni.
La presenza decentrata dei servizi nei rioni sarà
sempre accompagnata dal processo di DIGITALIZZAZIONE, ma soprattutto
di sburocratizzazione. Si deve consentire a chi può farlo di
espletare ogni pratica comunale in rete, attraverso un portale unico,
sempre più semplice, sempre più accessibile. Dal e col portale sarà
sempre più semplice comunicare, iscriversi ai servizi, effettuare
pagamenti e segnalazioni. Il software sarà continuamente migliorato
per rendere più intuitivo ogni passaggio. L’informatizzazione deve
essere ripensamento, non solo trasposizione in digitale delle stesse
pratiche e lungaggini che caratterizzano il cartaceo. Mentre si
migliorerà l’amministrazione digitale, tuttavia, non vogliamo un
comune lontano e raggiungibile solo via computer: tutti devono poter
venire in comune, passando l’uscio del proprio rione, senza
rimanere più indietro per via dell’età, di limiti fisici, di
mancanza di formazione digitale.
Nella nostra visione, in prospettiva, i SERVIZI
PUBBLICI devono tornare sotto il controllo dei rioni e del comune. La
gestione e la manutenzione devono essere affidate a istituzioni e
aziende locali, ancorate al territorio, senza precari e improprie
esternalizzazioni, con la partecipazione e il controllo da parte dei
cittadini.
Alcune
riflessioni e proposte
Chi siamo, noi Fiorentini
Siamo 370.000 persone, di cui 60.000 stranieri
(oltre il 15%, anche di più se si considerano i già naturalizzati).
100.000 di noi hanno ormai oltre 65 anni. Un numero che tutti vedono
come una minaccia e che noi vorremmo vedere come una opportunità per
rendere più umana la nostra città. La natalità è bassa, ma non
dimentichiamo che continuiamo ad attrarre ancora persone giovani da
tutta Europa, anzi da tutto il mondo.
Contro il
conformismo politico
Sicuramente c’è un sistema che ha un solido
consenso, ma Firenze non è mai stata una città monolitica.
Ricordiamo che abbiamo avuto grandi sindaci democratici-cristiani
(Giorgio La Pira e Piero Bargellini), comunisti (Elio Gabbugiani),
repubblicani (Lando Conti), socialisti (Giorgio Morales).
Il sindaco uscente, Dario Nardella è stato eletto
lo scorso 25 maggio 2014 con 111.000, che sono ovviamente la
maggioranza dei 194.000 cittadini che si sono espressi, ma non sono
poi moltissimi se si pensa che alle liste elettorali sono iscritti
circa 288.000 cittadini.
I quartieri occidentali della città, quelli dove
si soffrono continue e costanti strozzature del traffico verso
Scandicci, Campi, Prato, Sesto, stanno dando segni di ripensamento se
non proprio di rivolta.
Come restituire
ai Fiorentini i loro rioni da vivere camminando
I rioni sono essere porzioni significative e
vivibili di città. Talora ancora riconoscibili, in più casi
ritagliati a caso dalle nuove strade principali e da ricostituire, in
molti da inventare.
Il rione é il punto di incontro tra
l’autorganizzazione e l’autogoverno dei cittadini con le risorse
e le possibilità organizzative delle diverse istituzioni al loro
servizio. Il rione non è un’articolazione dell’amministrazione
comunale o un centro di “erogazione” ma la strumentazione delle
necessità di vita sociale e civile espresse liberamente dai
cittadini.
Il rione ideale è un porzione di città in cui si
possa A PIEDI raggiungere i servizi essenziali per la vita quotidiana
a partire dalle persone più deboli; A PIEDI, cioè a misura di
bambino che va scuola, di anziano, e di tutte le persone alle quali
qualsiasi debolezza temporanea o meno impedisce o rende molto pesante
acnhe i più semplici adempimenti o piccoli piaceri quotidiani. A
PIEDI, perché solo in una città in cui i cittadini camminano, essi
stessi possono sorvegliarla strada per strada, imponendo i
miglioramenti necessari e favorendo lo spirito di convivenza, base
essenziale per ogni accoglienza. Avrebbero inoltre l’attenzione
necessaria alla rimozione delle BARRIERE ARCHITETTONICHE più
efficace certo di ogni convegno di architetti e della fastidiosa e
bugiarda propaganda .
Il comune, con i suoi oltre quattromila
dipendenti, con le sue decine di proprietà immobiliari, ha la forza
e le risorse per aprire un proprio ufficio in decine di RIONI.
Nessuno dovrà più andare per forza in Palazzo Vecchio o al
Parterre, per sbrigare qualsiasi pratica o per avere un contatto
diretto. In ciascun ufficio rionale ci dovranno essere degli
impiegati formati e incentivati per risolvere ogni problema alle
persone, riducendo al minimo tutte le incombenze burocratiche,
dedicando una particolare attenzione ai cittadini più deboli e più
vulnerabili.
Ciascun rione dovrà nel tempo organizzare e
mettere a disposizione di tutti i servizi che mancano nel suo
territorio: una ambulatorio con infermeria comune per i medici e i
pediatri di famiglia; un consultorio; un assistente sociale di
territorio; un bagno pubblico; uno spazio per gli animali; un centro
anziani; una biblioteca o almeno una sala di lettura; un punto di
riferimento per i problemi giudiziari, compresa l’ospitalità a
figure come giudici di pace, conciliatori, mediatori di controversie.
Ciascun rione dovrà essere abitato. Per riportare
residenti nelle aree desertificate dallo sfruttamento turistico, il
comune userà principalmente il suo patrimonio edilizio, creando
nuovi alloggi popolari. Tutte le grandi proprietà – a cominciare
da quelle pubbliche, militari, ecclesiastiche – dovranno essere
chiamate a fare la loro parte per creare alloggi per le famiglie, in
ogni rione.
Un rione di Firenze necessità di...
- un “centro” piazza, giardino, o comunque uno
spazio pubblico, magari pedonalizzato, raggiungibile a piedi dove
arrivi almeno un mezzo di trasporto pubblico
- un giardino accogliente per tutte le generazioni
- alcune vie “centrali” dove si possa andare
agevolmente ed in sicurezza a piedi, in carrozzella, coi passeggini
- una scuola rionale comunale (o comunque
pubblica) che accolga i bambini fino almeno alla fine del ciclo
primario
- una sala per riunioni a disposizione gratuita
per le iniziative dei cittadini
- un centro medico moderno attrezzato per
prevenzione, guida agli accessi sanitari, presa in carico degli
adempimenti piccole emergenze, ecc.
- una biblioteca rionale
- una “casa comunale” con uno sportello dove
si possa svolgere ogni pratica
- spazi idonei ed attrezzati sono da destinarsi
alla presenza, anche a rotazione, di assistente sociale di
territorio, conciliatori familiari, giudici di pace, ecc.
- un centro di “digitalizzazione ed assistenza”
che aiuti tutti, cittadini ed operatori ad accedere a tutti i tipi di
sevizi accessibili online e gli aiuti e segua nel rendersi
autosufficienti ed ad acquisire mano mano gli ulteriori sviluppi del
settore.
Tutte le espressioni presenti di organizzazione
sociali di base e di promotori della gestione dei BENI COMUNI,
potranno fornire supporto ed assistenza gratuita e volontaria al
funzionamento dei servizi del rione sulla base di convenzioni tipo
revocabili senza oneri.
Impegni politici presi con gli attivisti
Con gli attivisti civici, ambientalisti,
autonomisti, di diversa e trasversale estrazione, nei giorni della
costituzione della lista ci siamo presi alcuni ultimi impegni
politici, che entrano nel programma amministrativo:
- mantenere la più assoluta indipendenza dalle
forze politiche nazionali che vogliono governare Firenze dall’alto
e da altrove;
- lottare per riportare i grandi servizi pubblici
sotto controllo delle comunità locali, affinché siano gestiti da
aziende pubbliche locali (locali vuol dire locali, non grandi ATO
astratti e artificiali);
- LIBERA FIRENZE considera fondamentale la libertà
delle persone e delle famiglie in materia di cure e di vaccinazioni
(art. 32 secondo comma della Costituzione); quindi i trattamenti
obbligatori per legge dovrebbero sempre corrispondere a ben precise,
circoscritte e limitate emergenze sanitarie e a circostanziate
necessità di prevenzione, da concordare con le comunità locali;
- LIBERA FIRENZE crede nel controllo pubblico su
tutte le reti; le antenne con le tecnologie esistenti non vanno
moltiplicate, ma razionalizzate e fatte funzionare sotto un rigido
controllo anti-inquinamento e di sanità pubblica; ciò che conta non
sono le velocità, ma la continuità dei servizi, per chi vive e chi
lavora; sul 5G vogliamo una moratoria, in attesa di approfondimenti
su cosa comporta questa tecnologia per l’inquinamento
elettromagnetico e su chi e come la dovrebbe gestire; il dibattito
sul futuro della connettività nell'etere deve essere aperto a tutti,
senza tesi sviluppiste e velociste precostituite;
- lotteremo contro tutte le tossicità e nocività,
in particolare nel controllo dell’acqua (che deve tornare pubblica)
e di tutti gli alimenti;
- LIBERA FIRENZE aderisce al grande obiettivo
politico “RIFIUTI ZERO” e rifiuta la politica degli inceneritori
(comunque siano chiamati); sì invece a una raccolta semplice dei
rifiuti, vicina alle esigenze e ai tempi delle famiglie, organizzata
rione per rione, allo scopo di differenziare e riciclare TUTTO,
creando anche lavoro promuovendo la nascita a Firenze e in Toscana di
una nuova generazione di aziende di riciclaggio, che valorizzi e
trattenga competenze e risorse sul territorio.
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