In queste ultime settimane si sta accelerando un "dialogo di autogoverno" tra alcuni movimenti politici territoriali, attivi nella Repubblica Italiana, che è andato avanti per oltre un anno. Si sta avvicinando il momento di decidere sul "che fare".
Come attivista per l'autonomia della Toscana ho condiviso con Francesco Marsala (il responsabile relazioni esterne dei Siciliani Liberi, che ha, tra le altre, forti relazioni con attivisti per l'autogoverno della Sardegna) e con Roberto Visentin (un autonomista friulano impegnato nel Patto per l'Autonomia Friuli-Venezia Giulia), alcuni pensieri che spero incontrino consenso e che possano al più trasformarsi in azione.
Dobbiamo fare rete tra di noi, oltre che con il civismo, le lotte ambientaliste dei territori, il localismo che fiorisce in ogni angolo della Repubblica, mantenendo fermi due punti di riferimento. Il primo è il nostro rapporto con la Union Valdotaine, che è, al momento, il più importante movimento autonomista popolare e di governo, oltre che, attraverso il senatore Albert Lanièce, una componente fondamentale del gruppo parlamentare delle Autonomie. Il secondo è l'appoggio allo sforzo di riorganizzazione in Italia dell'Alleanza Libera Europea - ALE (European Free Alliance - EFA), portato avanti, sotto l'impulso della presidente europea Lorena Lopez de Lacalle (Eusko Alkartasuna), da quattro forze territoriali storiche che da anni sono parte di ALE-EFA: Slovenska Skupnost; Patrie Furlane; Pro Lombardia Indipendenza; ALPE - Autonomie - Liberté - Participation - Écologie (della Valle d'Aosta).
Dobbiamo dimostrare resilienza, insieme, perché la Repubblica è percorsa da tensioni centraliste drammaticamente pericolose, che si manifestano nella produzione legislativa italiana e nella pratica quotidiana dei governi centrali. Uno dei punti più drammatici è quello delle leggi elettorali vigenti, che attentano direttamente alla rappresentanza dei territori (mentre sono state rese note persino proposte di modifica della Costituzione che porrebbero fine all'elezione su base regionale del Senato). La Repubblica delle Autonomie è in pericolo. Si lasciano inattuate e anzi si minano le autonomie esistenti, altro che "concedere" autonomie ulteriori! Quella delle tre bozze di attuazione della cosiddetta "autonomia differenziata" per Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, che dovrebbe aprire la strada anche ad analoghe richieste da parte di altre regioni, è, a questo proposito, una vicenda tristemente emblematica di come si possano portare avanti per anni discussioni mediatiche strumentali, su presupposti sbagliati, con proposte normative che sarebbero o inattuabili, oppure, se attuate, peggiorative delle possibilità di autogoverno responsabile dei territori interessati. Siamo arrivati a questo punto, così tragicamente basso, attraverso un lungo processo di avvelenamento del dibattito pubblico italiano, iniziato quando il panorama politico italiano ha cominciato a essere popolato da "uomini soli al comando", padroni del loro partito, dei loro gruppi parlamentari, dei governi di cui si sono trovati responsabili. E' una sirena sempre accesa, quella che promette ai popoli italiani, di volta in volta, un nuovo "capo", magari eletto direttamente, scelto attraverso l'illusione mediatica, tra chi si presenta meglio o urla più forte in tivù. E' una deriva, che tocca anche a noi fermare (forse soprattutto a noi, come già abbiamo fatto nel 2016, quando abbiamo contribuito a sconfiggere il progetto di una repubblica in stile "Turchia" promosso da Renzi, Boschi e Verdini).
Dobbiamo avere coraggio, riunendoci al più presto in momenti di studio e di approfondimento, perché la situazione ambientale, economica e sociale, ci chiama a scelte radicali. Come abbiamo scritto nel documento del II congresso CLT, la sfida globale per salvare il pianeta e la stessa vita umana sulla Terra, richiede "azione locale". Ambiente e autogoverno sono due facce della stessa medaglia. Non può esserci tutela dell’ambiente senza autogoverno locale, perché tutto ciò che ci è raccomandato dalla comunità scientifica internazionale ha bisogno di attuazione territorio per territorio, valle per valle, fiume per fiume, strada per strada, campo per campo, fosso per fosso, da parte di istituzioni locali più forti e più responsabili di quelle che abbiamo oggi. Stiamo parlando di una svolta necessaria e urgente, che richiede di mettere fortemente in discussione il modo in cui nella Eurozona e nella Repubblica si amministrano le risorse. Se vogliamo salvare l'ambiente e la vita umana nella nostra Europa delle regioni, dei territori, dei popoli, dobbiamo sederci e parlare, tra di noi e con tutta la politica europea, di come correggere gli errori dell'eterna austerità, delle catene del debito, degli eccessi del neoliberismo, del commercio internazionale iniquo. Contiamo, per questo, fra gli altri possibili contributi, sulla guida scientifica dell'economista professore Massimo Costa, punto di riferimento dei Siciliani Liberi e non solo.
Il decentralismo italiano, che è parte integrante del movimento europeo e globale per l'autogoverno responsabile di tutti e dappertutto, deve farsi un regalo, al più presto, magari entro Santa Lucia, prima delle feste del cuore d'inverno: stringiamo la nostra nuova allenza attorno alle nostre parole più importanti, autonomia e ambiente, e facciamo vedere all'opinione pubblica italiana ed europea che la nostra forza tranquilla, radicata da sempre nella storia della penisola da sempre, c'è e si farà sentire.
Mauro Vaiani Ph.D.
(25 novembre 2019)
(25 novembre 2019)
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