Tiziano Renzi (fonte) |
Non credo che ci sia un "sistema Renzi", non so se esista un "giglio oscuro".
Ritengo, invece, che alla fine delle inchieste e dei processi, risulterà che gli attivisti, i sostenitori, i finanziatori, i cortigiani che hanno accompagnato la traiettoria politica della meteora Matteo Renzi, si riveleranno essere stati meno ingenui di tanti altri, quanto a rispetto delle leggi sulle nomine e sugli appalti, sulla raccolta di finanziamenti, sui costi della politica e della organizzazione del consenso.
Ci indicheranno il dito Renzi per non farci guardare alla luna CONSIP.
La CONSIP, infatti, è il vero problema, così come anche altre "centrali" create in questa terrificante stagione del federalismo a parole e dell'accentramento di ricchezze e potere nei fatti.
Approfittando dell'ignoranza diffusa, del conformismo dei media, della pigrizia degli accademici, della complicità dei burocrati centrali e centralisti, in un paese in cui non si conosce che ogni scala ha le sue economie ma anche le molto più pericolose diseconomie, si è cavalcata l'arrogante narrativa che il centro avrebbe messo fine alle spese pazze delle periferie.
Purtroppo, l'idea che gli acquisti centralizzati nella pubblica amministrazione facciano risparmiare è tanto generalmente creduta quanto radicalmente sbagliata.Primo, la pubblica amministrazione non è una azienda che acquista materie prime semplici e omogenee, sulle quali sia facile applicare semplici modellini scolastici tipo "ne compro di più, ho uno sconto maggiore". Continuare a credere a questo raccontino la dice lunga sull'ignoranza economica di questo paese.
Secondo, l'acquisto centralizzato di beni appena più complessi, per esempio delle matite, comporta un aumento tale della distanza fra chi ha bisogno della matita e chi ha il potere di comprarla, che alla fine si compreranno fatalmente o poche matite, o troppe, e certamente tutte inadatte a coprire i bisogni specifici di tanti uffici, luoghi e persone diverse.
Terzo, più grande è l'importo di un appalto, più è difficile controllarne l'efficacia, le qualità intrinseche, l'appropriatezza, la sostenibilità sociale e ambientale; saltando le proporzioni fra beni in questione e numero dei controllori disponibili, non ci sarà più controllo sistematico, ma non funzioneranno nemmeno i controlli a campione. Anche le rare volte che si riuscirà a formare una squadra di controllo motivata, come per esempio quella di Cantone e della sua ANAC, essa non potrà occuparsi altro che di aspetti formali, di documentazione, di reputazione degli interessati, non potendo ovviamente entrare nel vivo e nella materia di ogni fornitura - non esistendo tuttologi, nemmeno fra i magistrati. Controlli meramente formali, quindi, che potranno comunque essere fatti solo su un grande appalto o un grande progetto alla volta. Un po' poco, ci sembra, come capacità di controllo, anche per questa nostra sfacciata e decadente repubblica.
Queste osservazioni stanno tutte fra il mero buon senso e una qualche minima capacità critica rispetto alla complessità delle organizzazioni umane, acquisita da chi scrive in trent'anni di lavoro e trent'anni di studi.
In fondo, però, in gioco, c'è ben altro.
Dobbiamo assolutamente ritrovare nel profondo di noi stessi un candido e radicale rifiuto della concentrazione di ricchezze e di potere.E' necessario per salvare la nostra diversità e le nostre autonomie sociali e territoriali, che sono la nostra umanità, cioè ben di più importanti che un po' di austerità e di onestà, che pure sono virtù necessarie, e anch'esse calpestate, dal centralismo, e anche dai renziani e dai renzisti.
Sì, forse anche i Renzi sono o hanno tentato di essere un'altra delle tante "consorterie" toscane alla scalata del potere a Roma, sulla scia di illustri personaggi del nostro passato (i fanfaniani, la cerchia di Ricasoli, su su risalendo fino alla scalata dei Medici che riuscirono a essere papi e principi). Ma non guardate al dito dei Renzi, bensì alla luna della CONSIP.
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