Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

domenica 10 agosto 2014

A settembre, torneremo alle basi?

Grazie a Il Tirreno per l'ospitalità data al mio articolo sulla novella dello stento della politica toscana dell'ultimo lustro: la riforma della legge elettorale toscana.
Trovate il mio intervento a pagina 17, sulla pagina aperta alle opinioni.
Contiene un appello a tornare ad ancorarsi ai principi, ai fondamentali, alle basi di una sana competizione politica in piccoli collegi. Non abbandoniamo l'esperienza delle primarie istituzionalizzate e, nel disegno delle circoscrizioni, occorre separare Livorno da Piombino, Pisa da Pontedera, Empoli e il Mugello da Firenze.


* * *

A distanza di qualche settimana dalla pubblicazione sul Tirreno, offriamo qui il testo integrale di questo nostro intervento (NdA, 4/9/2014):



Lo stento elettorale toscano


di Mauro Vaiani*


Nel consiglio regionale toscano è stato finalmente depositato un testo di riforma delle legge elettorale toscana. E' il frutto di quattro lunghi anni di lotte intestine, che non sono ancora terminate, e di solenni promesse di fare presto, mentre in realtà siamo già molto oltre il tempo massimo. Nessuna comunità civile, secondo le norme europee (Commissione di Venezia, 2003; Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, 2012), dovrebbe votare a settembre 2014 la legge elettorale che si userà a marzo 2015.
Perché i legislatori toscani sono così in ritardo? Perché i partiti, a cominciare dal più grande e più responsabile, il PD, sono ancora così divisi e non certo su questioni di dettaglio?
A parere di chi scrive, questa novella dello stento è il risultato di aver ignorato la tradizione secolare dei collegi uninominali; di aver disprezzato, con arroganza e presunzione, decenni di studi sui disastri delle preferenze; di aver vigliaccamente abbandonato un decennio di originale spirito riformatore toscano, quello che ha portato la nostra regione – prima in Italia e non solo – a sperimentare le primarie istituzionalizzate.
Non solo i leader di questa legislatura si sono mostrati gracili sui principi e deboli sulla materia, ma hanno anche rivelato una drammatica “dipendenza” della politica toscana dall'andamento delle lotte di successione e di potere che si sono scatenate – non solo fra i politici, ma anche fra i tecnocrati e i burocrati – ai vertici della repubblica. Non si è più capaci di muover foglia, a Firenze, che Roma (o Bruxelles) non voglia.
A questo punto, sia chiaro, non ci auguriamo certo un nulla di fatto. Se i collegi – anche le circoscrizioni di Pisa e di Livorno, non solo quella di Firenze - saranno ulteriormente rimpiccioliti, il voto facilitato ai candidati si avvicinerà molto al rapporto diretto fra elettori ed eletti che è uno dei principali meriti del sistema uninominale. Le soglie di accesso devono restare alte, per far entrare in consiglio regionale delle squadre, non dei capi-fazione solitari. E le primarie istituzionalizzate devono restare, perché leader e candidati vanno scelti prima delle elezioni, non durante. Questo se davvero si vuole un processo democratico salutare e non una lotta fratricida e clientelare, come quella che ha distrutto la vita pubblica in Lombardia, Lazio, Sicilia: quella combattuta a suon di milioni di euro, fra oscuri signori delle preferenze, invece che fra progetti politici.


* (studioso, attivista civico-liberale, blogger di http://diversotoscana.blogspot.it/ )


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