Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

venerdì 29 agosto 2014

Perché smettere di capitozzare gli alberi

Archiviamo e rilanciamo qui uno storico intervento dal mensile "Fuori Binario", il mensile dei senza fissa dimora di Firenze. E' estratto dal numero 168 del 29/08/2014, pagina 10. E' - almeno per il blogger di Diverso Toscana - il primo articolo contro la capitozzatura in cui ci siamo imbattuti. Da allora, purtroppo, per un altro decennio, questa pratica è andata ancora avanti, insieme con la guerra agli alberi (Ndr, 4 agosto 2024).


 

5 buone ragioni per smettere di capitozzare gli alberi

Cosa c’è di sbagliato nella capitozzatura?

La pratica perversa del capitozzare gli alberi ha ormai assunto una diffusione allarmante, confermandosi la principale minaccia per gli alberi delle città, riducendone drammaticamente la longevità e trasformandoli in fonti di rischio in aree ad alta densità.

L’importanza degli alberi per l’ecologia urbana e globale, comincia solo ora ad essere pienamente conosciuta ed apprezzata.

Questo risveglio non è però ancora supportato da una adeguata educazione del pubblico e da chiare politiche amministrative in grado di assicurare la sopravvivenza degli alberi e la nostra stessa incolumità.

NON TRASFORMARE UN PREZIOSO VALORE COMUNE IN UNA RESPONSABILITà ESTETICA, ECONOMICA E LEGALE! LEGGI E CONSIDERA QUANTO SEGUE:

5 buone ragioni per non capitozzare

 

1) NON FUNZIONA:

Se lo scopo è di contenere le dimensioni dell'albero, la capitozzatura non funziona.

Un albero deciduo, dopo la capitozzatura, aumenta il tasso di crescita, nel tentativo di rimpiazzare rapidamente la superficie fogliare perduta, necessaria per fornire nutrimento al fusto ed alle radici. E non rallenterà la crescita fino a quando non avrà raggiunto più o meno la stessa grandezza di prima della capitozzatura: vale a dire pochi anni!

Unica possibile eccezione alla regola del rapido ritorno alla precedente dimensione, è che la salute dell'albero sia talmente compromessa da non lasciargli la forza necessaria a riprendersi.

L'albero cioè sta morendo, e continuerà per diversi anni a deperire in una inarrestabile spirale discendente.

La capitozzatura non può determinare la grandezza di un albero; un acero giapponese o un maggiociondolo potranno crescere da tre a nove metri nella loro vita, una quercia o un frassino raggiungeranno venticinque, trenta metri. E non è possibile "fermarli" capitozzando.

Se ci si riesce, allora si è ucciso l'albero!

 

2) è COSTOSA

Un albero capitozzato deve essere "fatto e rifatto" ogni pochi anni - ed eventualmente rimosso quando muore o quando i proprietari si stancano. Ogni volta che una branca viene tagliata, numerosi germogli lunghi e magri (chiamati succhioni o rami epicormici) crescono rapidamente per rimpiazzarla.

Questi dovranno venire tagliati e ritagliati, ma ricresceranno sempre l'anno successivo, rendendo il lavoro esponenzialmente più difficile. Qualcosa di simile all'Idra, il serpente a molte teste combattuto da Ercole; e c'è chi crea questi "mostri di manutenzione" nel proprio giardino di casa! Un albero potato correttamente resta "a posto" a lungo, perchè dopo la potatura non è stimolato ad una massiccia ricrescita.

La potatura corretta esalta la salute e la bellezza dell'albero e, nel lungo termine, risulta essere molto meno costosa.

 

3) è BRUTTA

La vista di un albero capitozzato per molte persone è offensiva. Branche e rami appena tagliati ricordano moncherini di gambe o braccia amputate. E questo è solo il primo pugno nell'occhio; il peggio arriva con la successiva ricrescita di succhioni dritti, intricati, brutti, che rendono l'albero simile alla scopa della strega. La naturale bellezza della chioma di un albero dipende dall'ininterrotto assottigliarsi, dal tronco fino ai rametti più fini e delicati, e dal regolare dividersi di branche e rami. Gli arboricoltori considerano la capitozzatura un crimine: la naturale bellezza accumulata da una albero in 90 anni di crescita può essere distrutta per sempre in un paio d'ore.

La capitozzatura distrugge la silhouette invernale dell'albero. La ricrescita di succhioni potrà fare ben poco, o nulla.

Anche se, dopo anni, l'albero riuscirà a ristabilirsi, non sarà comunque lo stesso di prima.

 

4) è PERICOLOSA

La capitozzatura è il danno più serio che si possa infliggere ad un albero. Secondo quanto sostiene Alex Shigo, noto scienziato ed "inventore" della moderna arboricoltura, pesanti e ripetute capitozzature possono generare colonne interne di legno cariato, il cui malefico effetto si manifesterà solo anni dopo, in coincidenza con periodi siccitosi o altri stress. Per ironia, molti tagliano i loro alberi perchè così pensano di renderli più sicuri! In alcuni regolamenti comunali la capitozzatura è vietata perchè possibile fattore di rischio per la cittadinanza.

CARIE: Il capitozzo apre la strada all'invasione degli organismi cariogeni. Un albero riesce ancora a difendersi quando vengono rimosse le branche laterali, ma gli è impossibile contenere la diffusione della carie quando viene capitozzato.

Come risultato si avrà la perdita di branche o dell'intero albero, nel giro di alcuni anni.

FAME: Molto semplicemente: le foglie di un albero fabbricano il suo cibo. La ripetuta rimozione di fogliame - la fonte dell'alimentazione - letteralmente affama l'albero. Ciò lo rende più suscettibile, ad esempio, ai marciumi radicali, causa comune di crollo d'alberi.

RAMI DEBOLI: I nuovi rami originati dai succhioni saranno debolmente inseriti e facilmente potranno spezzarsi per il vento o il carico della neve, anche molti anni dopo, quando sono ormai diventati grandi e pesanti. Questi rami non avranno mai più l'integrità strutturale di quelli originali.

ACCRESCIUTA RESISTENZA AL VENTO: La densa ricrescita di succhioni renderà la chioma molto pesante e molto meno permeabile ai venti. Questo aumenta la possibilità di schianti in caso di tempeste.

Una potatura di diradamento al contrario permette al vento di passare attraverso la chioma, riducendone così "l'effetto vela".

 

5) TI FA APPARIRE MALE

Capitozzare un albero ti fa apparire una persona folle o crudele. Più si diffonde la comprensione su quello che significa realmente capitozzare e minore sarà la stima nei confronti di chi lo fa (o lo fa eseguire). Magari puoi fare capitozzare un albero per godere di una bella vista sul mare, ma ci saranno sempre più persone, i tuoi vicini di casa, i tuoi amici, che vedranno invece un albero macellato con il mare sullo sfondo.

 

PlantAmnesty è un'organizzazione non-profit dedicata alla promozione delle corrette tecniche di giardinaggio e potatura.

Per maggiori informazioni visita il sito:

https://www.plantamnesty.org

Per maggiori informazioni sulla corretta potatura, contatta un arboricoltore certificato - l'elenco completo è disponibile sul sito di S.I.A. - sezione italiana dell'I.S.A. : https://www.isaitalia.org

International Society of Arboricolture

(ISA) P.O. Box 71

Urbana, IL 61801

(217) 328-2032

Società Italiana di Arboricoltura (SIA)

Sezione Italiana di ISA

Segreteria Operativa:

c/o Scuola Agraria del Parco di Monza

Viale Cavriga 3

20052 Monza (MI)

tel./fax 039-325928

Traduzione e adattamento: Giulio Giuli



giovedì 28 agosto 2014

Direzione infruttino



 

Abbiamo fiducia nelle iniziative straordinarie della BCE di Mario Draghi. Riteniamo utili le iniziative europee per allentare l'austerità, come le iniziative del bravo Gianni Pittella. Appoggiamo le riforme di Renzi, che nel medio-lungo termine faranno senz'altro diminuire le spese e quindi anche le tasse.
Tuttavia, in questi ultimi giorni di agosto, la novità più promettente ci è arrivata attraverso una trasmissione di archivio di Radio Radicale. Si tratta dello studio di una possibile emissione, da parte della repubblica, di «certificati di credito di imposta», secondo un'intelligente proposta dell'on. Girolamo Pisano (Cinque Stelle).
E' una proposta che va nella direzione di quanto sostengono politici come Michele Emiliano, o di quanto hanno scritto Marco Cattaneo e Giovanni Zibordi nel loro libro «La soluzione per l'euro - 200 miliardi per rimettere in moto l'economia italiana» (Ed. Hoepli).
Queste proposte si situano nello stesso filone che, si parva licet, abbiamo deciso di sostenere in questo blog e nei nostri studi di geopolitica.
In estrema sintesi: l'Euro va bene, ma non basta; per fare giustizia sociale, per rafforzare l'economia locale di ciascun territorio, occorre creare strumenti locali di scambio.
Aggiuntivi, non sostitutivi delle valute forti, convertibili, internazionali, come l'Euro.
Per la repubblica italiana nel suo insieme servono infruttini e altri strumenti per creare liquidità senza aumentare il peso degli interessi sul debito pubblico.
Per i diversi territori vorremmo che si osasse ancora di più, che si arrivasse a creare modalità innovative per consentire lo scambio diretto di lavoro, beni e servizi, fra imprese e famiglie locali.
Questo discorso è, ovviamente, solo l'inizio di un cammino.
Non di un dibattito, ma di un processo di cambiamento.

lunedì 25 agosto 2014

The Western Liberal Leviathan needs a lesson

We believe we must help those who fight against ISIS, but another Western direct intervention in Iraq is neither necessary nor useful. Rather we agree that the Western liberal Leviathan needs a lesson in humility, and realism. Scotland might give it, on September 18. Meanwhile, please, Western mainstream leaders - we agree with Emile Simpson - do not give ISIS the generalized war it seeks.

PS:
Yes, as some people early understood, Scotland Yes may mean No to another #WestminsterWar.
 

giovedì 21 agosto 2014

Help our neighbor




I am a supporter of Kurdish self-government since I was a boy. For thirty years, I have expected a Western leader blessing and helping Kurdish self-rule. Looking at this picture, Italian prime minister Matteo Renzi with president Masoud Barzani, I feel more confident, in these hard times, in this hard world.
Some caveats: I do not believe in so-called humanitarian interventionism; I do not believe in American bombing; I do not want America back in Iraq, where it has already made enough mistakes.
Rather I believe in an old evangelical motto: love thy neighbor.

This has a geopolitical meaning: help those who are closethose who can do something really good, because they are on the ground, with greater competence, with a direct interest in solving local problems.
Helping Christian and Yazidi refugees is necessary. The Kurdish Regional Government in north Iraq may do something about. Then, let us help this accountable and solid entity.Resisting ISIS (aka ISIL, aka alleged Caliphate) is also necessary, but we must also remember that this cruel organization is also a consequence of American, Western intervention in the area. It developed also thanks to American, Western geopolitical overreach.
So, now, anti-ISIS resistance must be lead by Kurds, Syrians, Iraqi Arabs, Jordanians.
Let us help them, yes, but, for once, without Western hubris.

mercoledì 20 agosto 2014

Tregua, tregua, tregua

Mi sono esposto più volte, su questo mio blog, dicendo che la tregua fra Hamas e Israele non può essere lontana.
Di fronte a un'altra tregua rotta, dovrei sentirmi demoralizzato.
Certamente sono addolorato, come persona, ma come studioso devo ribadirlo: non ci sono le basi finanziarie, organizzative, logistiche, materiali, per una lunga guerra di Hamas contro Israele.
Questa guerra - come altre - quindi, per fortuna, non può durare.
Cosa possiamo fare, però, per affrettarne la fine?
Continuare a esigere, con chiarezza morale, che il lancio di missili su Israele deve cessare, per sempre.
Continuare a domandarsi perché l'assistenzialismo internazionale ai Palestinesi di Gaza si trasforma in missili e tunnel.Continuare a chiedere a Israele di moderare e circoscrivere la sua reazione.
Continuare a sostenere il progetto di una Gaza smilitarizzata, dove si possano eleggere nuove autorità civili per un effettivo autogoverno, dove però la sicurezza sia garantita da un corpo internazionale, che riscuota la fiducia dell'Egitto e di Israele.
Continuare a cercare di dire la verità, combattendo la pigrizia mentale, le menzogne, le crudeltà.

lunedì 18 agosto 2014

One month to go, to be free


In a month, the Scottish people will have a once-in-a-lifetime opportunity to establish an independent Scotland. The country will become something like New Zealand, or Isle of Man. One of the oldest English colony may chose a full self-government.
A poll released yesterday shows a two point swing.
The status quo is strong, but the certainty that a Scotland might be a fairer country than United Kingdom is under Westminster, may reveal to be stronger.
Let us see, with respect and love for freedom.


lunedì 11 agosto 2014

Settantesimo della liberazione della Toscana

I settant'anni dalla liberazione di Firenze e il settantesimo anniversario dell'eccidio di S.Anna di Stazzema sono due poli estremi della memoria storica della nostra terra. Ci riportano al terribile passaggio del fronte sulla nostra terra, alla sofferenza delle vittime, alla speranza in una nuova forma di autogoverno, incarnata dal Comitato Toscano di Liberazione Nazionale. Tanto di ciò che amiamo della Toscana in cui viviamo è stato forgiato in quel drammatico 1944. Cerchiamo di essere interpreti degni, cioè critici, attivamente impegnati verso i nostri ideali di sempre, senso civico, giustizia sociale e, soprattutto, libertà.

domenica 10 agosto 2014

A settembre, torneremo alle basi?

Grazie a Il Tirreno per l'ospitalità data al mio articolo sulla novella dello stento della politica toscana dell'ultimo lustro: la riforma della legge elettorale toscana.
Trovate il mio intervento a pagina 17, sulla pagina aperta alle opinioni.
Contiene un appello a tornare ad ancorarsi ai principi, ai fondamentali, alle basi di una sana competizione politica in piccoli collegi. Non abbandoniamo l'esperienza delle primarie istituzionalizzate e, nel disegno delle circoscrizioni, occorre separare Livorno da Piombino, Pisa da Pontedera, Empoli e il Mugello da Firenze.


* * *

A distanza di qualche settimana dalla pubblicazione sul Tirreno, offriamo qui il testo integrale di questo nostro intervento (NdA, 4/9/2014):



Lo stento elettorale toscano


di Mauro Vaiani*


Nel consiglio regionale toscano è stato finalmente depositato un testo di riforma delle legge elettorale toscana. E' il frutto di quattro lunghi anni di lotte intestine, che non sono ancora terminate, e di solenni promesse di fare presto, mentre in realtà siamo già molto oltre il tempo massimo. Nessuna comunità civile, secondo le norme europee (Commissione di Venezia, 2003; Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, 2012), dovrebbe votare a settembre 2014 la legge elettorale che si userà a marzo 2015.
Perché i legislatori toscani sono così in ritardo? Perché i partiti, a cominciare dal più grande e più responsabile, il PD, sono ancora così divisi e non certo su questioni di dettaglio?
A parere di chi scrive, questa novella dello stento è il risultato di aver ignorato la tradizione secolare dei collegi uninominali; di aver disprezzato, con arroganza e presunzione, decenni di studi sui disastri delle preferenze; di aver vigliaccamente abbandonato un decennio di originale spirito riformatore toscano, quello che ha portato la nostra regione – prima in Italia e non solo – a sperimentare le primarie istituzionalizzate.
Non solo i leader di questa legislatura si sono mostrati gracili sui principi e deboli sulla materia, ma hanno anche rivelato una drammatica “dipendenza” della politica toscana dall'andamento delle lotte di successione e di potere che si sono scatenate – non solo fra i politici, ma anche fra i tecnocrati e i burocrati – ai vertici della repubblica. Non si è più capaci di muover foglia, a Firenze, che Roma (o Bruxelles) non voglia.
A questo punto, sia chiaro, non ci auguriamo certo un nulla di fatto. Se i collegi – anche le circoscrizioni di Pisa e di Livorno, non solo quella di Firenze - saranno ulteriormente rimpiccioliti, il voto facilitato ai candidati si avvicinerà molto al rapporto diretto fra elettori ed eletti che è uno dei principali meriti del sistema uninominale. Le soglie di accesso devono restare alte, per far entrare in consiglio regionale delle squadre, non dei capi-fazione solitari. E le primarie istituzionalizzate devono restare, perché leader e candidati vanno scelti prima delle elezioni, non durante. Questo se davvero si vuole un processo democratico salutare e non una lotta fratricida e clientelare, come quella che ha distrutto la vita pubblica in Lombardia, Lazio, Sicilia: quella combattuta a suon di milioni di euro, fra oscuri signori delle preferenze, invece che fra progetti politici.


* (studioso, attivista civico-liberale, blogger di http://diversotoscana.blogspot.it/ )


mercoledì 6 agosto 2014

La tregua tiene

La tregua a Gaza sembra tenere.
La guerra - orribile, orribile, orribile - per il momento è stata fermata.
Che Abramo accolga nel suo seno le tante vittime di questa scellerata guerra scatenata - per l'ennesima volta - dall'avventurismo sanguinario di Hamas.
Segnalo un ottimo articolo della mia amica Fiamma Nirenstein.
Ora è il tempo che tutte le energie delle persone di buona volontà si uniscano attorno ad obiettivi seri, di lungo termine: il disarmo e la neutralizzazione di Gaza; una nuova amministrazione di autogoverno per Gaza, in nuove elezioni sotto sorveglianza internazionale, per verificare se davvero Hamas ha ancora il consenso dei cittadini di Gaza; apertura del territorio, con restituzione di spazi, anche aerei e marini; aiuti diretti alla popolazione civile, agli imprenditori, alle scuole, agli ospedali - NON ALLE BUROCRAZIE E NON ALLE MILIZIE DI HAMAS.
Io ripeto il mio mantra: meno ipocrisia, meno buonismo, meno soldi ad Hamas, uguale più speranze di pace.

lunedì 4 agosto 2014

Perché sarà dura


Le cose non stanno andando per niente bene e alla ripresa di fine agosto 2014, ci aspettano ancora tanti sacrifici.
Anche il 2014-2015 sarà duro, durissimo.
Come dice il mio direttore in comune a Firenze, che ha una qualche consuetudine con i dati statistici e con la storia economica, non usciremo presto dalla crisi. Non ci sarà crescita. Non si farà PIL. Non ci sarà sviluppo, nel senso tradizionale del termine.
Mancano, direbbe lui, i fondamentali.
Ci sono dei dati demografici, geografici e sociali, che sono segnati da tendenze di lungo termine. Anche se fossero modificate, non vedremmo conseguenze positive a breve.
Tanti pensano che con un po' di investimenti, con qualche opera pubblica, con una "politica industriale", potremmo rimettere in moto l'economia.
Si sbagliano.
Quelli che pensano ancora in questi termini hanno la testa pericolosamente immersa nel passato.
Il paese invecchia e la natalità continuerà a declinare. E se anche, finalmente, si abbassassero le tasse sul lavoro e sulla vita familiare, il cambiamento richiederebbe una generazione.
Il territorio è al collasso, stretto fra eccessi di cementificazione e di abbandono. E mancano ancora troppi ingredienti - risorse umane, competenze tecniche, libertà spirituale, un cambiamento profondo dei ceti politici locali, con maggiore autogoverno e totale responsabilità - per scatenare un circolo virtuoso di rilancio della custodia del creato, di bioedilizia, di ristrutturazioni.
La repubblica è in pieno disfacimento nelle sue strutture burocratiche. Se anche alcune riforme di Renzi avessero successo, la conseguenza immediata sarebbe quella di diminuire, non certo aumentare i posti di lavoro.
La massa dei debiti pubblici è un peso storico insopportabile. Se anche riuscissimo a impostare una politica di default morbido e controllato, anche in questo caso le conseguenze immediate non potrebbero che essere recessive.
Con questo, sia chiaro, non mi iscrivo al partito del tanto peggio, tanto meglio.
Più che un gufo, mi sento una civetta.
Credo nelle riforme e sostengo tutti quelli che ci provano.
Spero ancora, a cinquant'anni ormai suonati, che possiamo e dobbiamo riuscire a vivere più sani, più sicuri, più liberi, più ricchi, nell'autogoverno toscano, in una repubblica federale italiana ed europea, in pace nel Mediterraneo, in una alleanza atlantica diversa, in un mondo più unito attorno ai diritti universali della persona umana.
Tanti percorsi sono da reinventare.
Tante certezze del passato e anche tante convinzioni personali di chi scrive, sono da mettere in discussione...
Sarà dura, ma in qulache modo ce la faremo.
Ci credo, perché sono una persona di fede.


domenica 3 agosto 2014

Sostiene Panebianco

La maggior parte degli argomenti con cui da anni lottiamo contro le preferenze, sono sintetizzati in un ottimo editoriale di Angelo Panebianco sul Corriere di domenica 3 agosto 2014. Gliene siamo grati e speriamo che la sua voce arrivi più forte e più lontano della nostra.

venerdì 1 agosto 2014

Rimandati a settembre

Brutte notizie dal parlamento toscano.
L'istituto del portavoce dell'opposizione è stato indebolito.
Una scelta sbagliata, che avrà conseguenze negative, come prevedevamo - si parva licet - in un nostro studio del 2010.
E, come era facile da prevedersi, la legge elettorale toscana è stata rimandata a settembre.
Spero ancora che siano mantenute le primarie, che le circoscrizioni siano rimpicciolite, che sia scoraggiata la moltiplicazione delle fazioni.
Le ragioni di questo declino politico?

Ho scritto qualcosa in proposito, stavolta a Il Tirreno.
Spero di trovare ascolto.




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