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lunedì 30 giugno 2014

Un infruttino per la repubblica

Non basta tagliare e riqualificare la spesa pubblica.
Credo ancora nella possibilità di riforme per la giustizia e la libertà, contro il declino.
Credo - spes contra spem - che alcune delle proposte di Matteo Renzi possano andare in porto.
Ma credo anche che la repubblica dovrebbe iniziare, al più presto, a emettere un nuovo buono del tesoro infruttifero, a lunghissimo termine, di piccolo taglio, che vi propongo di chiamare "infruttino".
Ovviamente l'infruttino non sarebbe per coloro che comprano volontariamente debito pubblico italiano sul mercato. A costoro dobbiamo garantire tranquillità e certezza del diritto.
Piuttosto l'infruttino sarebbe per altri soggetti, che riscuotono somme importanti dallo stato a vario titolo.
Per esempio, a ciascun boiardo o pensionato d'oro, si potrebbero dare i primi tremila euro liquidi e tutto il resto in infruttini. Tali persone, essendo ricche, potrebbero tenerli tranquillamente da parte fino alla loro scadenza. Nel frattempo non ci guadagnerebbe nulla di interessi, è vero, ma neppure ci rimetterebbe molto.Gli infruttini potrebbero anche essere usati per pagare tutti gli arretrati alle aziende. In questo caso, per tante aziende, poter avere infruttini da scontare in banca, più che una punizione, rischierebbe di essere una boccata d'ossigeno.
Con gli infruttini potrebbero anche essere pagati, sempre per esempio, gli affitti ai grandi proprietari immobiliari che ancora ospitano uffici pubblici, riscuotendo - diciamolo - una rendita parecchio criticabile di questi tempi.
Sono solo esempi, per far capire che gli infruttini potrebbero essere usati in tante occasioni, dove lo stato è costretto a pagare e i suoi creditori potrebbero essere costretti ad accettare un pagamento diverso dai liquidi.
Il sacrificio per coloro che ricevono infruttini sarebbe minimo.
Il vantaggio per lo stato, che comincerebbe a pagare interessi zero su quote crescenti del suo debito, potrebbe diventare interessante.
Perché propongo questo inizio di ristrutturazione forzosa e al tempo stesso gentile e graduale?
Per evitare che debito e interessi stronchino la repubblica, le libertà personali, la giustizia sociale, le autonomie territoriali, l'unità europea. Se e quando fossimo costretti a ulteriore austerita, o addirittura a far fallire lo stato, arrivando a cancellare il debito pubblico, sarebbe senz'altro peggio.
Non si può più aspettare la prossima legislatura, o il prossimo trattato europeo, o i vagheggiati eurobond.
Si deve fare qualcosa subito, qui, insieme, unendo le nostre forze, in uno sforzo civico e civile, di solidarietà fra di noi e di generosità verso le generazioni future.
Ecco, arrivati a metà esatta del 2014, in questi giorni di gioia solstiziale, ma anche di ripensamento e di seria verifica di ciò che siamo stati capaci di fare e capire fin qui, ho detto anch'io la mia sull'immenso problema della sostenibilità del debito pubblico. E ora, siccome non sono un opinionista famoso, non sono un eurocrate, tanto meno un economista - anche se leggo regolarmente quelli bravi, che ci avvertono dei rischi di arrivare al fallimento senza nemmeno accorgersene - iniziate pure a tirare al piccione Vaiani.



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