In questi giorni d'estate molte persone riescono a godersi un po' di tempo per se stesse. Tempo di riposarsi, ma anche di ritrovarsi. Nel Vangelo di Luca l'intero capitolo 15 è dedicato a tre bellissime storie in cui i protagonisti ritrovano cose preziose che erano andate perdute: un pastore cerca con il batticuore la pecorella smarrita; una donna che ha perso una moneta preziosa, accende la lucerna e spazza con cura la sua casa, finché non la ritrova; un padre accoglie a braccia aperte il suo figliolo scavezzacollo che se ne era andato di casa, perché "era morto ed è tornato in vita".
Quando si ritrova ciò che si era perduto, si fa festa: "Sembra che i grappoli siano esplosi nel cielo, il vino corre lungo i pendii della notte e una famiglia comincia a guarire". Sono versi della scrittrice Elisabeth Jennings, tratti dalla poesia "The Prodigal Son".
Abbiamo trovato questa riflessione sulle cose perdute e ritrovate in un libro, intitolato "L'Altro e gli altri", scritto da don Domenico Pezzini, pubblicato nel 2008 per l'editrice Ancora. Così, intanto, abbiamo ritrovato anche don Domenico Pezzini.
Quando questo articolo uscirà saranno già passati quasi due mesi dall'arresto di don Domenico Pezzini, avvenuto il 24 maggio scorso. Confidiamo che non si dimentichi in carcere questo vecchio prete di 73 anni, studioso, scrittore, pioniere di una pastorale cristiana per le persone omosessuali. Questa settimana è atteso un importante incidente probatorio, cioè il confronto con coloro che lo accusano di aver avuto approcci sessuali con un giovane che, all'epoca dei fatti, sarebbe stato un adolescente minorenne.
Ci dovrebbe essere, inoltre, prima che arrivi il generale agosto, un riesame della richiesta di arresti domiciliari.
Pur nel doveroso rispetto della magistratura e restando in serena attesa degli sviluppi giudiziari, ci permettiamo di ribadire che, personalmente, crediamo che le accuse a don Pezzini siano infondate, un errore giudiziario che ci auguriamo sia chiarito prima che la salute di quest'uomo anziano e malato venga irrimediabilmente compromessa.
E' circolata, fra gli amici dei gruppi di gay credenti italiani, una lettera di Don Domenico Pezzini, dalla sua cella a S.Vittore, che condivide con altri quattro carcerati. Ne riportiamo qualche parola: "Tante espressioni di stima e sostegno [che ricevo] fanno bene e aiutano a tamponare il senso di umiliazione per le tante cose false e malevole che mi hanno rovesciato addosso [...]. Il libro della preghiera quotidiana l'ho con me: è il mio compagno di vita. [...] Ho temuto e temo davvero che questo episodio infelice riesca da solo a cancellare tutto il resto... Perché ciò non accada ho bisogno di molta misericordia. Tu e tanti altri mi dite di avere ancora bisogno di me. Se Dio vorrà continuerò ad essere quello di prima, ma Dio può anche fare a meno di noi. L'importante è che la sua grazia continui ad operare. Per quanto posso, anche scrivendo, cerco di fare quello che ho sempre fatto. Come ha scritto Paolo: “La parola di Dio non è incatenata!”. [...] Le preghiere, prima che gli altri si sveglino, sono gli unici punti di vera e pura luce della giornata. È un po' come se le grate sparissero.".
A don Domenico Pezzini, da parte di chi scrive, gli auguri più sinceri e affettuosi.
Mauro Vaiani
Fonte: http://gaymagazine.it/2010/07/20/era-morto-e-tornato-in-vita/ (acceduto il 23/2/2011)
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