Lunedì 24 maggio 2010 fu arrestato don Domenico Pezzini. Questo è l'articolo che scrissi il giorno dopo, a caldo e d'istinto, senza avere altre notizie che quelle diffuse dalle agenzie. Una difesa morale di una persona innocente, accusata di un reato infamante, che sarà trattata duramente dalla giustizia, nei mesi successivi. Un importante precisazione: il materiale pedopornografico, a cui facevano riferimento le prime notizie, non era altro che riviste gay e libri sulla condizione omosessuale, non difficili da trovare nello studio di un uomo che da trent'anni si occupa di pastorale del mondo queer (Nota dell'A., lunedì 13 dicembre 2010, S.Lucia).
Abbiamo appreso dell’arresto di don Domenico Pezzini. La squadra mobile di Milano lo ha fermato ieri, con l’accusa di aver avuto rapporti sessuali con un ragazzo che, all’epoca dei fatti, cioè circa tre anni fa, aveva solo tredici anni. Nel corso di una perquisizione in casa sua gli agenti avrebbero anche trovato, riportano le agenzie e i siti web, materiale pedopornografico.
Attendiamo serenamente che si concludano le indagini e l’eventuale procedimento giudiziario, nel massimo rispetto degli inquirenti e dei giudici.
Don Domenico Pezzini ha 73 anni. E’ un sacerdote della Chiesa cattolica di Lodi, ma da decenni risiede e svolge la sua attività pastorale a Milano, mantenendo rapporti semplici e cordiali con tante persone, laiche, religiose, ecclesiastiche, della Chiesa cattolica ambrosiana, arcidiocesi che in Italia si distingue sempre per la sua operosità, apertura culturale, capacità di dialogo e inclusione. Oggi è in pensione, dopo una lunga carriera all’Università di Verona come professore ordinario di letteratura inglese antica.
Si tratta di uno dei sacerdoti italiani maggiormente impegnati nell’assistenza spirituale delle persone omosessuali e nella promozione di gruppi di gay cristiani. Ha partecipato alla vita dei primi gruppi italiani di omosessuali credenti, il Davide e Gionata di Torino e il Guado di Milano. Nel 1986 ha fondato a Milano il gruppo La Fonte.
Senz’altro è uno dei più visibili. Insieme a don Franco Barbero, padre Jean Baptiste Edart e, si parva licet, a chi scrive, ha reso una coraggiosa testimonianza spirituale e pastorale in un documentario di Alberto D’Onofrio del 2008, intitolato “Confessioni di un gay cattolico“, apparso su Cult e tuttora disponibile sul circuito Fastweb.
Don Domenico Pezzini ha aiutato tantissime persone che vivevano il conflitto spesso dolorosissimo tra fede e omosessualità. Se pensiamo a tante vittime dell’omofobia e a tanti suicidi di persone omosessuali in crisi con la loro coscienza cristiana, non crediamo di esagerare se diciamo che ha letteralmente salvato molte vite, con la sua testimonianza di vita, pensiero e azione.
Chi scrive lo ha conosciuto ormai dieci anni fa, a Torrazzetta, il periodico raduno di persone gay cristiane nella provincia pavese, organizzato dal gruppo La Fonte. Abbiamo fiducia in lui. Crediamo e speriamo che tutto si chiarisca presto. Gli vogliamo bene. Temiamo per la sua cagionevole salute.
Le chiese stanno finalmente collaborando con le autorità civili per porre fine ai casi di pedofilia e, più in generale, ai casi in cui membri del clero importunano minorenni. Dopo decenni di ipocrisia e di cultura omertosa, questa svolta ci voleva. E’ di oggi, in proposito, una dichiarazione della Conferenza episcopale italiana che ammette l’esistenza di circa 100 casi di preti pedofili in Italia.
Sappiamo purtroppo che, consciamente o incosciamente, si cerca talvolta di trascinare nel fango le persone omosessuali, e i pochi preti che hanno sempre dato loro una mano, come se c’entrassero qualcosa con la pedofilia. Abbiamo già denunciato, anche qui su Gaymagazine, gli errori di coloro che fanno confusione fra lotta agli abusi sulla gioventù e omosessualità. Temiamo che anche don Domenico possa essere una vittima di questa impropria correlazione, che fa peraltro molto comodo a chi non vuole il cambiamento e la verità.
A chi crede, chiediamo una preghiera per don Domenico.
Fonte:
http://gaymagazine.it/2010/05/25/don-pezzini-in-carcere/
Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
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