L'importante questione della fusione fra comuni toscani è tornata sulle prime pagine della stampa toscana, grazie a una serie di riflessioni fatte da leader toscani influenti, come il sindaco di Firenze, Dario Nardella, e il segretario regionale PD, Dario Parrini.
Per questo blog è la conferma di quanto intuito già dal
1998 e, con ancora maggiore precisione, nel
2008.
Per molti, in Toscana, da coloro che hanno lavorato nella opposizione civico-liberale
insieme ad Alessandro Antichi, a coloro che lavorano in
ANCI Toscana, è un ulteriore incoraggiamento a sostenere un autentico e necessario cambiamento istituzionale.
Segnaliamo che il tema era stato ben sintetizzato da
Leonardo Marras, in un suo intervento su Repubblica, in settembre, in cui ci ricordava come i comuni toscani siano scesi in pochi anni da 287 a 279.
Riportiamo in calce a questo post un ampio stralcio di un bel articolo scritto dal nostro amico Carlo Fusaro, che riepiloga gli elementi di saggezza contenuti in questo movimento verso la semplificazione.
Naturalmente ci sono degli elementi critici:
- dovrebbe essere fermato il neocentralismo che da anni sta distruggendo la vita dei comuni e sta minando l'attuazione della loro autonomia finanziaria, prevista dalla Costituzione (su questo, purtroppo, il primo governo Renzi si è lasciato condizionare dall'illusione dirigista di poter cancellare centralmente, ancora una volta, le "tasse sulla prima casa", ponendo le basi di un disastro amministrativo e finanziario, che ci tornerà indietro come un boomerang);
- dovremmo coinvolgere le popolazioni interessate in un dibattito approfondito sul governo del territorio e sui confini dei nuovi comuni unitari;
- dovremmo consentire modifiche e aggiustamenti ai confini, per consentire adattamenti alle conseguenze dell'urbanesimo;
- dovremmo, infine, cominciare a immaginare comuni-comunità diverse, in cui ogni angolo del territorio si senta quartiere, borgo, parte viva di un tutto, non periferia abbandonata;
- dobbiamo portare avanti, con maggiore coerenza, l'abolizione di ogni autorità intermedia fra comuni e regione, chiudendo davvero province, prefetture, uffici, sovrintendenze.
Non è un cammino facile, ma è una delle poche cose che in Toscana (e nel resto d'Italia) possono cambiare davvero, a Costituzione e legislazione invariata.
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Carlo Fusaro
E che fusione sia (se utile a tutti)
dal Corriere Fiorentino
16 ottobre 2015
pag. 1
Diciamolo: l''idea di unire in un comune unico Firenze e alcuni dei centri vicini non è buona, e eccellente. Gli anglosassoni la chiamerebbero una win-win
situation: tutti ci hanno da guadagnare, nessuno da perdere. Questo non vuol dire che la cosa sia fatta (a livello di opinione pubblica è una novita), né che sarà agevole e rapida.
(...)
Le fusioni rispondono all'esigenza di fare il miglior uso di risorse limitate. Sia la legislazione nazionale sia quella regionale spingono i Comuni verso l'esercizio associato di funzioni. Cioè verso unioni e fusioni. Con l'unione più Comuni si organizzano strutturalmente per fare le cose insieme, ma restano autonomi;
con la fusione nasce un Comune solo (la vera semplificazione).
(...)
In ogni caso nessuno puo pensare di sacrificare buone amministrazioni
trasformando quei Comuni in semplici quartieri di Firenze (...),
perché, in ultima analisi, fusione o incorporazione che sia, saranno i cittadini a pronunciarsi con referendum. E perderlo sarebbe un peccato.
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