Ammettiamolo, fra i - non molti a dire il vero - leader politici che hanno tentato di sfidare lo status quo italiano ed europeo, Matteo Renzi è probabilmente il peggiore di tutti, il meno esperto, troppo giovane, troppo ambizioso, improbabile lui e chi gli sta vicino... E tuttavia sappiamo di lui alcune cose che dovrebbero farci correre in massa a votarlo alle primarie PD del prossimo 8 dicembre 2013. Posso provare a convincervi?
- Ambizione. A coloro che la considerano un difetto, vorremmo sommessamente ricordare che la carriera di Matteo Renzi è stata e sarà fulminea, soprattutto perché ha avuto la sorte di doversi confrontare con una generazione particolarmente arrogante, incompetente e inconcludente - oltre che abbarbicata e invecchiata al potere, e ha avuto il notevole coraggio di ribellarsi a essa, lui che avrebbe potuto farne parte.
- Character Assassination. Renzi, che era già da alcuni anni leader dei Popolari fiorentini, fu selezionato per la presidenza della provincia di Firenze nel 2004. Appena l'establishment si rese conto che il giovanotto era operoso e ambizioso, hanno cominciato a distruggerlo e non hanno alcuna intenzione di smettere. Si dice in giro, a Firenze, che Lamberto Dini avesse caldamente sconsigliato la sua nomina a presidente provinciale, profetizzando: scalpita troppo, è troppo bravo, finirà che andrà a Palazzo Chigi, o in galera. La macchina della maldicenza contro gli emergenti lavora sempre a pieno ritmo, ma la scelta fra dare fiducia a Lamberto Dini, o a Matteo Renzi, per la maggioranza dei cittadini sovrani, non dovrebbe essere così difficile.
- Fare. Sarà stato fortunato ma, in un decennio di crisi generalizzata della finanza locale, sotto i colpi del fallimento di ogni tentativo di riforma federale e con l'Italia ostaggio dell'insipienza e dell'impotenza dell'ultimo governo Berlusconi, Matteo Renzi è riuscito davvero a portare a casa alcuni risultati tangibili, sia come presidente della provincia (nuova Fi-Pi-Li, restauri, attenzione ai bambini e alla cultura), sia come sindaco di Firenze (pedonalizzazioni, risparmi in affitti, open data, amministrazione trasparente e, ancora, tanta attenzione ai bambini e alla cultura, cioè al futuro). Gli va riconosciuto che le cose su cui non ha potuto (ancora) incidere - come nuove linee di tramvia, il mostro della "scuola marescialli", le opere faraoniche dell'alta velocità, l'aeroporto - non sono nella sfera dei suoi poteri di sindaco. Anzi, ammettiamolo, se uno come lui non diventa presidente del consiglio, non ne vedremo mai la fine. Basta per votarlo, che ne dite? Ma se avete tempo, si può andare avanti...
- Giustizia sociale. Non ci sono ricette semplici. Non ci sono elusioni ed evasioni facili da colpire. Non c'è più nemmeno tutto quel nero di cui tanti favoleggiano. Tuttavia occorre fare qualcosa in nome del 90% della popolazione che ha meno, chiedendo maggiori sacrifici al 10% della popolazione italiana che possiede metà delle ricchezze del paese. Matteo Renzi, magari leggendo e facendo leggere di più Mario Seminerio, Luca Ricolfi, Franco Debenedetti, può farcela più e meglio di tanti altri, perché è più libero di tanti altri. Non viene da una casta, né da una fazione. Alle caste e alle fazioni che tengono in ostaggio il paese non deve nulla. Diamogli fiducia.
- Magistratura. Matteo Renzi ha un programma per tribunali e carceri? Non ancora, ma sta rapidamente sviluppando concetti importanti, partendo da prese di posizione che inizialmente sembravano strumentali. Ha frenato su amnistia e indulto, ma ha aperto a riforme radicali come le depenalizzazioni dei reati personali di consumo e costume (droga e sesso). E ha abbracciato un grande sogno di civiltà giuridica: la separazione netta fra custodia preventiva e pene definitive. I cittadini in attesa di giudizio non devono stare in carcere o, se proprio necessario, devono stare in luoghi di custodia ad hoc per loro, diversi e distinti dal sistema carcerario che ospita i condannati in via definitiva.
- Priorità. Non è solo l'unico leader politico che si candida credibilmente a fare poche cose importanti, ormai mature da anni, se non decenni. E' anche l'unico che le mette nella giusta priorità: prima di tutto abolire il senato, sennò la repubblica non si sblocca; poi abolire province e sfoltire mille altri enti intermedi, che devono diventare una proiezione del lavoro associato fra sindaci; poi il nuovo codice semplificato del lavoro; poi spendere meglio i pochi soldi che ci sono, spostando i sacrifici da chi lavora a chi ha proprietà, dando priorità alla scuola e all'innovazione; poi, una volta diventati un po' più efficienti, chiedere a tutta Europa di ripensare l'euro e soprattutto l'austerità... Senza fare almeno queste cose, in questo giusto ordine, non ce la faremo mai.
- Spese Pazze! Ma le avrà fatte? Essendo bravo, dinamico, estraneo al solito cliché autoreferenziale - indolente e inefficiente - della vecchia aristocrazia rossa toscana, Matteo Renzi ha tenuto sveglio l'interesse di alcuni suoi bravi oppositori, come Guido Sensi. Che cosa si capisce dal loro lavoro certosino? Che non è stato affatto un amministratore più sprecone di quelli che lo hanno preceduto. Semmai ha lavorato di più, ci ha provato di più! Il vecchio detto "chi non fa, non falla", vale anche per una carriera politica.
- Spoil System. Ha nominato tanti fedelissimi nelle sue amministrazioni, lo si accusa. Sbagli ne avrà fatti, ma se non avesse avuto vicino qualche fedelissimo e qualche competente, di certo ne avrebbe fatti molti di più, realizzando molto meno. L'accusa, inoltre, è troppo strumentale, quando viene da una casta politica che ha riempito di parenti e amici tutte le burocrazie, le università, la magistratura, le partecipate, e quant'altro.
- Stile. Ha la dote rarissima di ammettere di aver sbagliato, di sapere di non sapere, di essere sempre pronto ad ascoltare una battuta salace, un suggerimento ficcante, una critica non importa quanto aspra. Mai un attacco personale, mai un attacco strumentale. Sempre ironico e soprattutto auto-ironico. Sempre attento ad annunciare cose possibili, e immediatamente controllabili: dal dimezzamento dei posti in parlamento, all'abolizione delle province, alla riduzione del numero delle prefetture. E' stato provocatorio, il rottamatore, ma mai fazioso, denigratorio, liquidatorio. Su questo, almeno, lo si promuova a pieni voti.
- Uninominale. Tutto ciò che resta di una antica battaglia per rendere più competitiva, più innovativa, più leale, la competizione politica, radicando anche in Italia i collegi uninominali, le primarie, ma anche il doppio turno, sopravvive aggrappato all'area di Matteo Renzi, in particolare con l'impegno di Roberto Giachetti. Gli altri vogliono riportarci, tutti, indistintamente, verso il passato della proporzionale, il disastro delle preferenze, il ritorno della dittatura dei partiti e delle fazioni. Volete il paese dei Firmigoni, dei Fiorito, dei Fioroni, o piuttosto volete Renzi?
- Unione Europea. Matteo Renzi non ha un programma per la riforma del disastro degli eurocrati e dell'eurocrazia, è vero. Ma perché, qualcuno ce l'ha? Via non scherziamo, tutti gli altri sono fermi alle chiacchiere e alla retorica europeista più controproducente - quella che farà vincere i populismi e gli euroscetticismi più biechi e forse persino pericolosi. Ci vorranno anni di durissimo lavoro politico e culturale, per creare una nuova Europa che somigli più alla Svizzera e meno all'Unione Sovietica, oltre che per uscire dai limiti strutturali dell'euro. Nel frattempo, riconosciamoglielo, almeno Renzi crede nella pace perpetua fra i popoli europei, in una politica estera comune fra tutte le democrazie, nella libera circolazione delle persone e dei loro beni. Vi sembra poco, di questi tempi?
- Unire. E' un leader con una vocazione maggioritaria, che può unire cittadini di sinistra, di centro, di destra, indipendenti. Per questo le fazioni e le lobbies lo odiano, perché anche mettendosi tutte insieme faranno molta fatica a fermarlo. Per questo coloro che hanno la testa affondata nel passato, nelle vecchie identità, nelle vecchie appartenenze di prima del 1989, non lo sopportano: lui è oltre ma - a differenza di Grillo - è anche un pragmatico, un competente amministratore, un sincero democratico d'indole sufficientemente liberale. E' imperfetto, ma è libero. Ha principi, ma anche una capacità di pensiero snello. Potrà fare bene, o meno bene, ma soprattutto potrà fare. E' l'unico leader politico che può vincere, riformare il parlamento, e magari subito dopo scioglierlo e rivincere, in modo tale da poter stare al potere per almeno cinque anni come "sindaco della repubblica".
Infine - last but not least, ultima cosa ma non la meno importante - è abbastanza giovane da sperare di fare qualcos'altro, dopo la politica. E' importante per lui, ma soprattutto per noi. Di carriere lunghe e inconcludenti non ne abbiamo avute già troppe nella politica italiana?
Terminato mercoledì 27 novembre 2013
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