Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

mercoledì 17 luglio 2013

Gnamo, Matteo




E' abbastanza chiaro a tutti che il nuovo parlamento e il nuovo governo sono già deragliati?

Le cose urgenti e necessarie sono già tutte uscite dall'agenda.
1 - Non è partito il ripristino dei collegi uninominali e il superamento del Porcellum.
2 - Non si sono volute avviare le riforme minime, come la trasformazione del senato in una piccola camera delle autonomie e la riduzione del numero dei deputati.
3 - Non si è attenuata l'austerità in alcun modo apprezzabile, né con misure interne, né con misure concordate con l'eurozona, e nemmeno con misure simboliche, come potevano essere il ridimensionamento di un programma militare controverso come quello degli F35, o la fine della nostra inutile e forse persino dannosa presenza in Afghanistan.
4 - Non si è dato alcun apprezzabile sollievo alle persone che stanno languendo in carcere in attesa di sentenza definitiva.
5 - Non si è fatto alcunché per porre fine alle sofferenze di milioni di cittadini che attendono fuori dai palazzi di giustizia l'emissione anche dei più semplici decreti penali.
Ho citato solo cinque cose.
Non so se sono le più importanti.
Di certo erano cinque misure possibili, ora, subito, prima che tutto si fermi per il Ferragosto.
Mentre tanti chiacchieroni incompetenti vaneggiano - i ministri Zanonato e Mauro, la presidente Boldrini, la sindacalista Camusso, tanto per rammentarne qualcuno - di cose impossibili. Tanto loro, comunque, per Ferragosto non saranno certo né in carcere, né disoccupati.
L'impossibilità di tagliare una prefettura o una pensione d'oro, la vergogna del caso delle deportate kazake, l'incapacità del senato di liberarsi di un vicepresidente indegno - stavolta Calderoli, ma non dimentichiamo che prima di lui ci fu la Rosi Mauro - sono solo le due ultime conseguenze di una tragica impotenza.
Non so se questa sarà un'altra estate di dolore, di vigliaccheria, di infamia.
Vorrei un 25 luglio di speranza, la fine di questa casta, non una lunga agonia in attesa dell'eterno ritorno del più italiano e italiota degli 8 settembre.
Vorrei l'inizio di un nuovo cammino, nel segno di S.Giacomo maggiore, S.Francesco e S.Chiara.
Vorrei Matteo Renzi, unica persona sufficientemente libera e forte, giovane e competente, che oggi abbiamo a disposizione; che, come sindaco PD di Firenze, può unire democratici e liberali, persone indipendenti e militanti di partito; che, come uomo politico toscano, può raccogliere la fiducia di Sudtirolesi e Romani, di Siciliani e Veneti.
Matteo Renzi, sì. Perché non è ricco. Perché non è potente. Perché non è il migliore. Perché è oltre le vecchie categorie, ma non calpesta il vecchio né, tantomeno, i vecchi. Perché è meno curiale, più sincero. Perché è meno ideologico e quindi meno brutale. Perché è più pragmatico e quindi più attento agli umili.

Gnamo, Matteo Renzi, proviamo a prendere in mano l'unico partito rimasto e a cercare di salvare ciò che è rimasto della repubblica.



(Dettaglio foto tratto da http://instagram.com/matteorenzi, nda, 17/7/2013)

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