Dedico questo 25 aprile a Inaco Rossi, classe 1919, tornato nella casa del Padre celeste sette anni fa, nel 2005. In questo 77° anniversario della Liberazione avrebbe compiuto 95 anni.
Inaco Rossi era stato repubblichino. Non per accecamento ideologico, ma per senso del dovere e delle circostanze.
Andò in prigione, dopo la vittoria degli Alleati e dei Partigiani, comprendendo bene di aver combattuto dalla parte sbagliata, senza recriminare mai, senza mai alimentare nostalgie, senza cedere alla perversa tentazione di giustificare gli errori della propria parte attraverso quelli della parte avversa.
Amava la nostra terra di Toscana, amava l'Italia, amava l'Europa, soprattutto quella stretta attorno al suo antico cuore romano e germanico. Amava la Costituzione, i movimenti, il localismo, l'ambientalismo.
E' stato un eroe borghese, un fiero e onesto resistente contro gli abusi di potere della partitocrazia.
Per me è stato il più importante mentore, nel passaggio dal mio ingenuo movimentismo di vent'anni fa, a una solida e duratura vocazione all'attivismo sociale e all'impegno politico per una concreta e pragmatica alternativa civica e liberale.
Siamo più liberi, siamo più uomini, grazie al passaggio sulla Terra di anime come quella di Inaco Rossi, che riposi in pace.
Pietà per tutte le vittime, soprattutto per quelle innocenti.
Onore a tutti coloro che hanno combattuto con onore.
Noi, sull'esempio di persone come il repubblichino Inaco Rossi, abbiamo il dovere della verità e della riconciliazione.
Lasciamo all'Altissimo l'ultima parola sugli infami che hanno condotto la Toscana, l'Italia e l'Europa nella tragedia del fascismo, nella vergogna delle leggi razziali, nella catastrofe della guerra.
Buona festa della Liberazione!
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