L'autonomia differenziata, previsione costituzionale in vigore dal 2001 e progetto politico abbracciato da diverse regioni di ogni colore, resta in un vicolo cieco, da cui nessuno in questo scorcio finale della XVIII legislatura, tanto meno il governo Draghi, la ministra Gelmini, i presidenti regionali Fontana, Zaia, Bonaccini, sapranno, né vorranno toglierla.
L'autonomia differenziata non è semplicemente possibile, in questo momento di trionfo del centralismo tecnocratico europeo e italiano. Andranno a sbattere, le elite che ci stanno governando a suon di voti di fiducia, insieme al loro PNRR, ma nel frattempo impediranno qualsiasi compromesso responsabile e, soprattutto, applicabile.
E' irragionevole persino sperare che in una Repubblica in cui si tradiscono così spudoratamente le autonomie esistenti, in particolare quella della Sicilia e in realtà tutte le altre, ci siano politici e legislatori disposti a lavorare su qualche seria forma di attuazione delle ulteriori forme di autonomia previste dalla Costituzione all'art. 116, terzo comma, su alcune materie elencate nell'art. 117, nel
rispetto dei princìpi dell'art. 119 (la perequazione fiscale, questa sconosciuta!).
Dal punto di vista della elaborazione normativa, siamo ancora fermi alle irragionevoli e inapplicabili bozze di intesa che abbiamo severamente criticato sin dal 2018.
A coloro che, in questa estate arida e paurosa, di guerra, di impoverimento, di faticoso risveglio da anni di crisi sanitaria (impostaci più dal centralismo autoritario che dal coronavirus) vorrei umilmente e pacatamente dire a coloro che alzano la bandierina della solidarietà con il Sud, contestando radicalmente il concetto stesso di autonomia differenziata, che il loro fervore andrà sprecato e si trasformerà nell'ennesimo fallimento politico.
L'autonomia differenziata, così come scritta nelle bozze del 2018, è, politicamente parlando, uno zombie. Combatterla con bigottismo centralista rischia solo di alimentare l'ennesima divisione, stavolta mettendo il Sud contro il Nord, come se non avessero fatto già abbastanza danni quelli che per anni hanno messo il Nord contro il Sud.
La propaganda Sud contro Nord si risolverà nell'ennesimo fallimento di un improbabile meridionalismo senza storia, senza profondità di pensiero, senza popolo.
Abbiamo letto qualche libro di successo sulle sofferenze che il Sud ha subito dalla conquista sabauda, ma una politica meridionalista seria, che ponga fine alla spoliazione, allo spopolamento, alla desertificazione di intere regioni meridionali (e non solo meridionali), ci pare richiedere ben altro spessore.
Abbiamo bisogno di tornare a studiare, per conoscere davvero i guasti del colonialismo interno, partendo da ciò che ci è noto sin dai tempi di Gramsci, Don Sturzo e Salvemini.
Basta cavalcare e strumentalizzare la sofferenza. E' già successo con i Cinque Stelle, che fecero il pieno di voti nel Sud e gli storici si domanderanno per anni se fu un caso, un episodio, una accidentale temporanea identificazione con un nuovo "Masaniello" collettivo, o se dietro c'è stata una qualche regia per rastrellare il voto di protesta e riempire il parlamento di persone politicamente impreparate e quindi inevitabilmente subalterne al centralismo autoritario e allo status quo.
E' tempo di una nuova generazione di leader locali, nel Sud, nelle isole, lungo l'Appennino, nella pianura Padana e in tutto l'arco alpino. Persone nuove e giovani, sì, ma anche provate e preparate. Che abbiano combattuto, e perso, e quindi imparato qualcosa.
La Repubblica è sì l'erede dell'imperetto coloniale dei Savoia, ma è anche, dagli anni della Resistenza e da quando è entrata in vigore la Costituzione del 1948, una Repubblica delle autonomie personali, sociali, territoriali, un ideale per il quale vale la pena lottare, per assicurare un futuro alle nostre comunità locali e alle prossime generazioni.
Usciamo insieme dal vicolo cieco dell'autonomia differenziata, che non sarà data a "pochi", perché non sarà data a nessuno.
Lottiamo insieme per una autentica Repubblica delle Autonomie e per una Europa diversa.
Invitiamo tutti a rileggere l'appello della rete civica, ambientalista, autonomista Autonomie e Ambiente per le elezioni politiche 2023.
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