Sarà un po' respingente tornare a parlare di legge elettorale, in questo tempo di guerra, siccità, crisi, ma non si può evitare.
Entro pochi mesi, al massimo nel maggio del 2023, dovremo eleggere una nuova Camera dei Deputati di soli 400 deputati e un nuovo Senato della Repubblica delle Autonomie di soli 200 membri.
Pensare di andare al voto con le attuali norme del cosiddetto "Rosatellum" è quanto meno avventato. Nemmeno coloro che hanno tutto da guadagnarci, in teoria, per esempio Fratelli d'Italia, sono cinici al punto da non ammettere che una minima manutenzione della normativa sia necessaria.
Questo blog abbraccia da sempre le proposte di buon senso che sono state fatte, in tempi non sospetti, da Autonomie e Ambiente e da OraToscana.
Tuttavia ci si contenterebbe anche di molto meno:
- l'abolizione di quelli che sono presentati come collegi uninominali e che in realtà ne sono la caricatura; con candidati imposti all'ultimo momento dalla spartizione fra segretari nazionali, territori troppo vasti e troppo eterogenei, essi sono la negazione dell'antica tradizione della "costituency" uninominale anglosassone; molto meno ipocrita allora, se proprio non la si vuole far finita con le alleanze elettorali farlocche tra partiti, garantire un piccolo premio alla coalizione che è arrivata prima (magari avendo superato il 40% dei voti);
- valutare la possibilità di istituire circoscrizioni più piccole, in cui ogni partito possa presentare liste più corte e quindi più facilmente conoscibili e riconoscibili dagli elettori;
- consentire a ciascun elettore il voto a una candidata femmina e a un candidato maschio, all'interno della lista prescelta; in questo tempo in cui i partiti sono in forte crisi e drammaticamente privi di procedure interne credibili per la preparazione e la selezione di una nuova generazione di legislatori, l'istituzione di questo voto duale, preferibilmente obbligatorio, potrebbe essere un opportuno tentativo di cura della nostra moribonda democrazia;
- non entriamo nel merito dei quorum d'ingresso alla Camera, su base nazionale, e al Senato, su base regionale; ci permettiamo però di ricordare che essi, con un numero così ristretto di rappresentanti da eleggere, sono già intrinsecamente alti e quindi ulteriori barriere all'ingresso di qualche eletto delle liste minori potrebbero risultare solo vessatorie nei confronti delle minoranze;
- assicuriamo a ogni lista che prende un quoziente utile nella sua circoscrizione la possibilità di avere il suo eletto, cancellando quindi una delle principali vergogne del "Rosatellum"; oggi, una persona potrebbe prendere anche la maggioranza assoluta dei voti nella sua circoscrizione, ma non essere eletta, se non è in una delle liste e delle coalizioni "nazionali"; una assoluta sciocchezza, che avrebbe dovuto da tempo essere abbattuta dalle corti;
- ci vorrebbe anche una drastica semplificazione delle modalità con cui le liste si presentano e bisognerebbe assicurare a tutte una sostanziale parità di accesso alla competizione politica; sappiamo, purtroppo, che questo è e probabilmente resterà solo un pio desiderio di pochissimi che amano la politica ma amano di più la democrazia;
- infine eliminiamo l'ipocrisia del "capo politico" e del "candidato presidente del consiglio"; siamo una repubblica parlamentare e tutti sappiamo benissimo che i governi si formeranno in parlamento dopo e non prima le elezioni; continuare ad agitare le bandierine della elezione diretta del capo del governo (gridando dagli schermi televisivi "si deve sapere chi ha vinto la sera stessa delle elezioni", "ci vorrebbe il sindaco d'Italia", "siamo per il presidenzialismo"), ormai è squalificante per chi insiste a farlo e insopportabile per noi che ascoltiamo.
Una minima manutenzione della legge italiana per l'elezione delle due camere del parlamento è semplicemente necessaria. Per ripristinare non diciamo la democrazia, ma almeno la decenza.
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