C'è un punto di vista decentralista nella politica internazionale che è semplice e radicale: nel XXI secolo nessuno stato sovrano ha più il diritto di riprendersi con la forza le proprie province ribelli. Non importa quanto "cattivi" siano i ribelli o quanto "buono" sia il regime centralista contro il quale essi si siano rivoltati, dal punto di vista dell'egemonia occidentale.
Questo è quando abbiamo maturato, in quanto eredi di un'antica tradizione anticolonialista e internazionalista, nella consapevolezza di dover porre fine, nel mondo globalizzato, non solo a ogni forma di neocolonialismo esterno, ma anche a ogni colonialismo interno.
Gli autonomismi e gli indipendentismi storici, da sempre presenti nella storia della Repubblica Italiana, della Unione Europea, oltre che in moltissime altre regioni del mondo, su questo si ridefiniscono, si aggiornano, si rilanciano, si alleano con una nuova generazione di leader locali, territoriali, civici, ambientalisti.
L'Ucraina deve porre fine immediatamente a ogni provocazione e a ogni iniziativa per riprendersi manu militari le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk (Luhansk), nel Donbass.
Allo stesso modo, condanniamo l'Etiopia per la guerra contro il Tigrè (Tigray), l'India per l'oppressione del Kashmir, la Cina per le sue minacce a Taiwan e lo smantellamento dell'autogoverno di Hong Kong, il Mali per la persecuzione in Azawad, la Spagna per la repressione in Catalogna, la Georgia per il tentato strangolamento dell'autonomia della Abcasia (Abkhazia) e della Ossezia del Sud (South Ossetia), la Federazione Russa per le guerre che hanno distrutto la Cecenia, la Turchia per la brutalità contro i Curdi del Bakur.
Tutte situazioni molto diverse, certamente, ma che hanno in comune l'uso della forza bruta, militare o poliziesca, da parte di un centro politico contro una delle sue periferie interne.
Atti di forza che, nella nostra visione, non possono più essere accettati nella nostra contemporaneità globalizzata e infatti non lo saranno, come dimostrano gli studi sulla disintegrazione geopolitica, sin dai tempi di Karl Deutsch.
Gli stati centralisti e autoritari, in questo XXI secolo, sono messi in discussione da sempre più poderosi movimenti popolari per la salvaguardia delle diversità territoriali e per il pieno autogoverno delle comunità locali, un raro segno di speranza per le generazioni future.
Mauro Vaiani Ph.D.
(studioso e attivista
garante di OraToscana)
Fonte della mappa, il prestigioso sito Nationalia:
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