Ieri, 28 febbraio 2016, ho partecipato al 16° congresso della sezione Oltrarno dell'Associazione Nazionale Partigiani Italiani, di cui sono socio da quando sono tornato a lavorare a Firenze.
Passare la domenica con persone come Silvano Sarti è un grande privilegio non solo e non tanto, come è ovvio, per la loro storia, ma per la loro incredibile lucidità nel momento presente.
Ieri Silvano ha preso la parola a più riprese nella bella Sala Vanni, in piazza del Carmine 19, in cui l'ANPI era riunita.
Ha ripetuto più volte, con parole diverse, un concetto incredibilmente audace: il mondo sta sfuggendo di mano ai suoi burattinai.
Non ce la fanno più, perché la gente si ribella.
Lentamente ma inesorabilmente l'ignoranza arretra e, con la cultura, dilaga la rivolta contro la violenza, le ingiustizie, l'ordine costituito.
Questo concetto Silvano, classe 1925, dall'alto dei suoi 91 anni, lo ha ribadito con una energia per cui mi sento di usare l'aggettivo "profetico".
Le elite di potere, in tutto il mondo, sono disperate.
Non riescono a controllare più niente.
Non riusciranno a trascinarci in un'altra guerra inutile.
Non ci porteranno in Libia, come non sono riusciti a trascinarci in Siria, mi sento di aggiungere.
Non potranno ancora per molto tenerci schiavi sotto regole - solo apparentemente tecniche e presuntamente neutrali - di austerità.
Non potranno continuare a farci credere che meno votiamo e più siamo una società "stabile", "moderna", "affidabile".
Silvano ha fatto risuonare corde importanti, che sono direttamente collegate con i miei studi sulla "mobilitazione sociale", sulle orme del mio maestro Karl Deutsch.
Tutto questo, per me, spero anche per voi, è emozionante e anche un po' incredibile.
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